Maigret e l'affittacamere

Il commissario approfitta dell'assenza della signora Maigret, accorsa al capezzale della sorella Hortense, per godersi una cena fuori a base di lumache. Purtroppo però, al termine di questo luculliano pasto, riceverà la notizia che l'ispettore Janvier, a cui è legato da un forte affetto, è rimasto ferito gravemente mentre era appostato davanti ad una pensione di rue Lhomond, nel tentativo di stanare il rapinatore Paulus. Maigret non esiterà a lanciarsi in questa indagine per catturare chi ha tentato di uccidere il suo fidato collaboratore, andando addirittura ad alloggiare nella pensione della signorina Clement. Qui tutto è gioioso ed incantevole, fino a quando un vaso di rame su una finestra permetterà, finalmente, al commissario di acciuffare il responsabile. Una storia piena di empatia e fatalismo, nella quale Simenon rimaneggia con successo il tema delle vite altrui osservate dalla finestra. Un caso davvero interessante e particolare.

È un Maigret lieve quello che ciondola per Parigi avvolto dai profumi e dai colori di un inizio di primavera. Impigrito dalla routine, fra un calvados, un liquore di prugne e una pipata, solitario perché la moglie è in Alsazia presso una parente, per un evento sinistro avrà però presto motivo di risvegliarsi dal torpore. Per buona parte la lettura procede su inusuali binari di leggerezza, con atmosfere hitchcockiane da “La finestra sul cortile”; interrotte da un drammatico confronto che risveglierà l’intuito di Maigret orientandolo verso la soluzione. L’autore non cessa di stupire per l’originalità dei suoi racconti.

buona e piacevole lettura, come tutti i libri di Simenon