Lettere da Torino

L'esaltazione per Torino, per se stesso e per il proprio presunto ruolo mondiale, il delirio che attanaglia Nietzsche nei mesi che precedono la pazzia: queste lettere raccontano il progressivo inabissarsi del filosofo che amava i gelati e le operette suonate dalla banda municipale a piazza Castello nell'ossessione della fama mancata, del compito che crede gli spetti come riformatore del mondo. Il tutto in un disarticolarsi crescente della misura e della lucidità. Il pensatore che esalta violenza e sopraffazione, nei famosi paragrafi di Al di là del bene e del male, come regola dell'uomo aristocratico qui appare come un uomo solo, sofferente, patetico, pietosamente avvitato sul suo fallimento. E anche le sue profezie (ci saranno guerre terribili, sarò letto da milioni di uomini) appaiono non più che frammenti di un delirio per puro caso divenuti realtà. Imperdibile.

E' un libro straordinario. Racconta il breve periodo passato in Italia dal filosofo. Lui, uomo irrequieto e con una costante tristezza negli occhi a Torino è riuscito a trovare conforto: le persone gentili, il sole caldo e luminoso, le passeggiate suggestive, il cibo eccellente. Si era innamorato di Torino e le sue parole lo esprimono in modo eccellente.