Guerra

E le comparazioni mi partono in automatico. Per primo, come Céline per esperienza diretta, Ungaretti con tutta la sua sublime poetica del Fronte; e poi, per esperienza indiretta, il notevole "Il segno rosso del coraggio" della recente, ottima scoperta di Stephen Crane. Se si cercassero esempi di come situazioni di estrema sofferenza - in cui l’istinto di sopravvivenza spinge ad agire in modi misteriosi e insondabili - possano generare opere di grande valore letterario, basterebbe pensare a questi. Scritto nel 1934, "Guerra", che si colloca fra "Viaggio al termine della notte" (che all'epoca stroncai: non si smette mai di crescere - per fortuna!) e "Morte a credito", è un'opera intensa e allucinata, di poche pagine scritte in una lingua colloquiale, creativa, sporca e sgrammaticata che pare "beat" ante litteram; intrisa di cinico sarcasmo e umorismo macabro, ma dalla gran potenza narrativa e autenticità espressiva. È un racconto inedito che è saltato fuori da manoscritti ritrovati di recente dopo decenni di oblio. È interessante studiarne il percorso, anche per fugare i dubbi che ahimè mi angustieranno, da ora in poi, ad ogni nuova pubblicazione: mi sarà impossibile non sospettare che dietro ogni futuro miracoloso ritrovamento o rivelazione letteraria e strombazzata operazione editoriale, ci sia lo zampino (o lo zampone) dell'IA: prodigi da algoritmo. Mi domando anche come le molte 'oscenità' siano scampate alla censura della piaga contemporanea del politicamente corretto: grazie al cielo! Non mi dilungo oltre al dire che l'ho trovato di grande potenza letteraria, riservando eventuali ulteriori pensieri alla lettura del più corposo Londra, che ne è il seguito diretto.

Celine allo stato grezzo, una prima stesura ancor più selvaggia stilisticamente, cento pagine di pura furia assatanata che ti tolgono il respiro mostrandoti l'abisso che non riesci a cacciare dalla testa. A breve il seguito, Londra, almeno tre volte più lungo di questo gioiello infernale.

Leggere Céline è sempre un piacere e una sorpresa. Uno dei maggiori (se non il maggiore) narratore del Novecento mostra anche in questo breve testo la potenza della sua scrittura, la ferocia della sua immaginazione, l'esuberanza del suo sguardo che mescola spietatezza e dolcezza, cinismo e delicatezza. Si capisce tuttavia che è un testo in una fase di stesura preliminare, c'è un senso di incompiutezza stilistica che lo pone al di sotto dei capolavori dell'autore. Comunque una lettura obbligata.