Cartagloria

Una delle fotografie più tipiche dell'infanzia è quella della prima Comunione, ne esistono di serie e di buffe, come la mia, ma della piccola Rosa questo ritratto non fu mai scattato, perché, nonostante lei la desiderasse tanto, i suoi genitorii, inadatti a risolvere i problemi in cui erano invischiati, se ne dimenticarono completamente. Così Rosa , studentessa dalle scarpe vecchie appartenute alla sorella, il grembiule diverso da quello delle compagne, senza fiocco rosa, priva di alcuni libri di testo, perennemente affamata, perché i suoi non erano in grado di prepararle pranzi adeguati, col sogno inappagato di una merenda a base di pane e marmellata, continua crescendo a sentire la necessità di qualcosa che la metta in contatto con il trascendente, per zittire la rabbia del non essersi mai sentita accudita (orfana di genitori vivi),. È questo un romanzo che ne racchiude altri dell'autrice, dove ella si confessa e soprattutto non si vergogna di raccontare la sua famiglia disfunzionale, alcuni suoi errori ed eventi particolarmente dolorosi; per chi, come me, ama Rosa Matteucci è un modo per avvicinarla ancora, ritrovare figure già incontrate, ciò non fa di questa un' opera originale, ma i fatti narrati, i personaggi dell'opera, gli scenari descritti sono di una tale vividezza, che il lettore non può non vederli presenti e reali davanti a lui. La scrittura di Matteucci non ha eguali in Italia: il periodare è armonico, solido, ipotattico, fluido, il lessico non è mai scontato, ricco, passa senza difficoltà dall'ironico al drammatico, non c'è mai una parola fuori posto, la tensione non viene mai meno, insomma a dispetto di temi per me non così avvincenti, come la religiosità, il bisogno di riti antichi dal sapore misterioso, questo romanzo è scivolato via con piacere, diventando uno di quei libri da cui ho avuto difficoltà a staccarmi, insomma lo confesso: io di Matteucci leggerei anche la lista della spesa o l'elenco del telefono.