Pacifico

Hochet ricostruisce la coscienza di un ragazzo di ventun’anni, uno di coloro che venivano chiamati Kikusui, crisantemi galleggianti, questi giovanissimi giapponesi del '45 scelti per schiantarsi contro le portaerei, quando la disfatta era ormai vicina. La sua vita è raccontata in frasi secche, definitive, cercando di farci comprendere il suo idealismo votato al sacrificio estremo, anche se non scevro da dubbi. Fino al giorno in cui Kaneda si alza in volo per quella che crede la sua ultima missione. Ma il Karma è imperscrutabile, e invece della morte può offrire una occasione di rinascita. Un testo compatto, asciutto, ma per questo estremamente efficace.

Nasci per uno scopo, cresci sapendo che arriverà il tuo momento, vivi aspettando. Poi il momento arriva e non c’è più spazio per nulla. Kaneda è un sakura, addestrato per sacrificare la sua vita, per schiantarsi con il suo aereo su una portaerei americana. Addestrato per questo, cresciuto dalla nonna con l’idea di sacrificio. Quello che però Kaneda non avrebbe mai immaginato, sono la serie di dubbi e domande che gli affollano la mente prima di partire. Ha davvero senso la loro missione? Il suo sacrificio e quello dei compagni sarà davvero utile? È possibile che tutto quello che gli è stato inculcato fin da bambino non sia l’unica verità? Dubbi che lo inchiodano e lo terrorizzano finché non è il momento di partire. Lì tutto si azzera, conta solo la missione, se solo il suo aereo non decidesse di rompersi…