Un delitto di classe

Secondo romanzo per il giovane Le Carré, trentenne qui nel 1962 e ancora agli esordi come scrittore e impiegato presso lo MI6 britannico, che riprende e affina il profilo del suo iconico personaggio di George Smiley, in questo caso fuori dal giro del controspionaggio e alle prese con un delitto nell’ambiente tutto snob e pregiudizi di un college britannico tra i più “esclusivi”, qui in senso davvero letterale. Come si conviene ad un giallista di razza, non mancano i colpi di scena, anche se in certi passaggi la trama risulta un po’ forzata e contorta, ma è il contesto a dare tutto il valore al romanzo: la critica sarcastica della scuola privata inglese di grande tradizione (quella “public school” che nella parola stessa a noi suona molto ironica) e la nostalgia delle amicizie solidaristiche del tempo di guerra, in una Inghilterra che ancora fatica a cambiare pelle. Per lo scrittore Le Carré un passo a lato dal mondo delle spie, in attesa dei capolavori che verranno.

Storia carina, nulla di eclatante. All'inizio il sembrava non "decollare", poi procede bene. Non ne sono rimasta entusiasta. E' il primo di LeCarré che leggo e a dire il vero, non credo che leggerò altro di suo. Ma mai dire mai......

Storia piacevole e ben artivolata. Semplice e senza particolari pretese, si lascia leggere con scorrevolezza.