Destinazione cervello

Il libro è, come lo ha definito lo stesso Asimov, il “viaggio allucinante” che non aveva potuto scrivere ai tempi in cui aveva sceneggiato il film omonimo. Certo è stato un bene, perché nel corso degli anni Asimov ha affinato la sua scrittura, rendendola più asciutta e avvincente, allontanandosi dai cliché del genere, penetrando più a fondo nei suoi personaggi ed inquadrandoli in una società vivisezionata nei dettagli come non faceva dai tempi di “Abissi d’acciaio”. Certo oggi fa sorridere la perdurante esistenza dell’Unione Sovietica, tuttavia i modi di pensare della politica internazionale a blocchi contrapposti non sono cambiati, a prescindere dai nomi assunti dalle entità geopolitiche. Il viaggio all’interno del cervello, grazie ad una specie di sottomarino miniaturizzato che viene iniettato con una siringa nella carotide di uno scienziato in coma, allo scopo di captare gli ultimi dati necessari a completare e rendere funzionale il processo di miniaturizzazione è avvincente. Il clima politico in cui il protagonista si trova ad essere un pedone su una scacchiera internazionale ben più grande di lui è descritto con precisione e disincanto. Ed il finale a sorpresa arriva dopo un paio di colpi di scena da maestro consumato. Da leggere assolutamente.

Per gli appassionati di Asimov. Non al livello del precedente "Viaggio allucinante", ma comunque un buon libro che non annoia mai, anzi.