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Sono racconti brevi, crudi e macabri in certi casi. Onestamente non e' il mio genere di lettura e mi ha lasciato un pizzico di pessimismo della vita.
una raccolta a dir poco assurda con racconti assolutamente surreali,ma altrettanto in grado di dipingere perfettamente varie sfaccettature della vita reale.Su tutti spicca "l'ultimo capodanno dell'umanità"; sono invece molto gradevoli "Ti sogno, con terrore" e "Fango".....gli altri non sono nulla di che!!!
Ok, di Ammaniti, riesco a finire uno su due!Certo è che quello che finisco riesce a farmi piangere però!Qui, avevo lasciato a metà da un paio d'anni!Ncuk.....proverò ancora nel 2014!!
Recensioni
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scheda di De Federicis, L., L'Indice 1996, n. 6
(scheda pubblicata per l'edizione del 1996)
Lo scrittore giovane più temibile del momento è Niccolò Ammaniti, romano del1966, che, dopo il primo romanzo "Branchie" (1994), ora pubblica in "Fango" sette pezzi di varia misura.Tutti ambientati nella comune vita metropolitana, a Roma o altrove. Il primo basterebbe da solo a fare il libro e ha un titolo, "L'ultimo capodanno dell'umanità", che definisce l'intero scenario al quale sembrano tendere le invenzioni di Ammaniti. È un testo lungo e ben costruito, un racconto frammentato, che, dentro l'unità di tempo e luogo (festa di capodanno nel comprensorio di lusso), combina diverse storie e personaggi. Incomincia registrando mediocri frustrazioni e ovvie banalità del midcult; continua con un mucchio selvaggio di individuali truculenze; e finisce su una festa di morte collettiva, facendo esplodere e saltare a pezzi ogni cosa e persona nella distruzione delle palazzine condominiali.Seguono, negli altri racconti, una serata in discoteca, conclusa da stupri e uccisioni; i sogni o incubi di un serial killer, che ammazza con i ferri da calza; la carriera universitaria di un vero e bavoso zombi; un regolamento di conti tra malavitosi; la disinfestazione che l'Usl conduce a colpi di lanciafiamme e il metallico abbraccio di un tale voglioso di sesso con una vergine irrigidita dalle protesi.I recensori del seriocomicoAmmaniti sono divisi, accentuandone alcuni l'aspetto ilare e altri quello torbido e funebre.Bisogna leggerlo semplicemente per divertirsi al suo gioco scatenato e trasgressivo, eccessivo, fumettistico?Oppure, secondo gli indizi suggeriti dal titolo metaforico e dalla citazione manzoniana in esergo, per coglierne l'amara proiezione del mondo reale, "film di morte e sangue" che gira nel cervello dello spacciatore Albertino, e dell'autore e del lettore?E dove può andare di qui in avanti Ammaniti, cosa può scrivere?Intanto il suo libro ci interessa anche per quello che non ha. Non ha lirismo n‚ saggismo n‚ pause; non ha, o non mostra, memoria della letteratura canonica. Le situazioni, di sesso e droga, sociologiche e psicologiche, si modellano sui fatti di cronaca.Il modo della rappresentazione sembra nato ieri. Il ritmo del montaggio e l'uso enfatico dei dettagli, suoi punti di forza, vengono dal cinema (e il riferimento d'obbligo è a Quentin Tarantino, ma se ne dovrebbero aggiungere altri: almeno il vecchio Sam Peckinpah, per la poetica della violenza applicata in certi film d'interni come "Cane di paglia").Tra i dettagli sempre gli occhi, segnale fisso di una cultura iconica, occhi però piccoli e bui, o rossi, vitrei, due fessure (senza pensiero). Ha, questo libro di nuovo stile, una scrittura rapida, ferocemente rivolta al suo tema, all'attimo in cui la tenera materia senziente soccombe all'assedio di armi da taglio e da fuoco, soffocamenti, incendi, trafitture, buchi qua e là.Sul tema cento variazioni.Un arpionato: "Sentì lo sterno esplodergli al contatto con la punta".Una squarciata dal botto: "E vide che le sue interiora erano diventate esteriora.Le budella le colavano giù, come un gigantesco lombrico floscio, a terra".Un'altra sbatacchiata a mani nude: "Fracassata sulla sabbia.La sua testa è aperta come un uovo di pasqua fatto di carne e di ossa e di capelli.La sorpresa cola giù sulla sabbia. Cervello. Molle molle". E via.
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