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si può abbassare il voto ad un romanzo solo per il suo finale? in questo caso sì, visto che tutta la vicenda sembra promettere una svolta che non arriva mai e che avrebbe dovuto dare un senso a una storia che così non ne ha. peccato.
Una lettura assolutamente piacevole e intensa. L'ho letto d'un fiato sul treno, e un banale Bari-Roma si è trasformato in uno straordinario Bari-Reykjavík-Roma.
Ho amato questo libro perchè mi ha condotto in un luogo che sogno di visitare da tanto e l'atmosfera generale che vi si respira è quella pura che solo a latitudini così elevate si può ritrovare. E' un romanzo dai colori cupi e dai suoni ovattati che si tramuta, piano piano, in un finale che incanta. I cinque personaggi principali del romanzo vivono in modo indipendente gli uni dagli altri ma sono tutti accomunati dalla passione per la musica. Una passione che coinvolgerà anche il pubblico più scettico, scelto a caso tra gli abitanti della città. Il romanzo e l'opera scelta dal direttore d'orchestra per l'ultimo concerto, lo Stabat Mater di Pergolesi, vanno avanti insieme e ci conducono verso una conclusione che lascia in sospeso le emozioni suscitate da una così sublime esecuzione.
Recensioni
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A ventidue anni Nicola Lecca arriva in finale allo Strega con i racconti di Concerti senza orchestra. Si piazza quinto ma è l'inizio di una carriera che a inizio 2006 e quindi appena trentenne lo vede al quarto libro che è stavolta un romanzo. In quanto romanzo italiano questo Hotel Borg presenta più di una peculiarità. Prima di tutto l'ambientazione che è il Nord Europa; quello noto dell'Inghilterra – ma solo all'inizio e comunque di sguincio – poi la Norvegia e infine soprattutto la misteriosa Islanda uno stato di centomila chilometri quadrati abitato come un quartiere mediamente popoloso di Roma.
Un'altra singolarità di questo romanzo debitamente indicata nel risvolto di copertina è l'assenza di un vero protagonista. è in realtà proprio l'assenza di un primattore che consente a Lecca di mettere ognuno dei cinque personaggi in scena al centro dell'uno o dell'altro capitolo e facendo in modo che incontri fra loro avvengano in modo naturale con il dipanarsi dell'intreccio. Scelta piuttosto originale che l'autore gestisce tuttavia con disinvoltura facendo proprio dell'intreccio il punto qualificante di questo lavoro. Dei cinque personaggi quello che sembra piacere di più all'autore è il direttore d'orchestra Alexander Norberg che richiesto della direzione principale dai Berliner Philarmoniker all'apice del successo decide invece di ritirarsi dalle scene. Lo farà eseguendo il brano che lui considera perfetto cioè lo Stabat Mater di Pergolesi. Le pagine sulla solitudine del grande musicista le sue manie e ossessioni sono tra le più convincenti e confermano in Lecca il raffinato conoscitore della musica colta che già si era letto nelle sue opere precedenti.
Più curiosa nella sua tragedia solo un po' prevedibile la figura di Oscar. Giovane svedese abbandona Goteborg per diventare impiegato buongiornista (così nel libro e descrive perfettamente la mansione lavorativa) in un albergo di lusso londinese. Cova però in sé una passione non tanto segreta proprio per il grande Norberg che conosce a Londra e del quale vorrebbe ascoltare di persona l'ultimo concerto prima del ritiro. Tra le bizzarrie del direttore c'è però che quello Stabat Mater sarà eseguito a Reykjavik in una chiesa che ospiterà solo cinquantadue spettatori estratti a sorte dall'elenco telefonico cittadino. Oscar cittadino svedese non è in quell'elenco il suo nome non è sorteggiato ma proverà in tutti i modi ad assistere lo stesso al concerto (con quale esito non è lecito svelare in sede di resoconto: ma è una buona sorpresa narrativa ben costruita dall'autore).
Più di contorno appaiono gli altri tre personaggi pur tutti dotati di buona personalità. Uno è la soprano Rebecca Lunardi costruita sul modello – d'altronde dichiarato – di Maria Callas ma alla fine dolcemente decisiva per la risoluzione di un altro dei plot quello cioè della voce bianca Marcel Vanut. Marcel è nel suo ristretto settore una stella; la narrazione lo riprende però alle soglie dell'adolescenza quando cioè la voce e per conseguenza la sua stessa identità mutano. Il suo concerto – e di nuovo sarebbe scorretto svelarne l'esito – sarà importante non meno di quello di Norberg e della soprano Rebecca. Resta Hàkon l'unico islandese di rilievo della vicenda. Sta a lui incarnare il Male assoluto. Inaffidabile fin da ragazzo e poi nella vita adulta causerà l'unico evento tragico del racconto con una determinazione che solo il buon senso evita di definire gelida.
Il gelo che è ovvio in un'ambientazione tutta nordeuropea pervade con totale consapevolezza anche la scrittura di Lecca che descrive persone e fatti con distacco e precisione studiati ma al contempo assai gradevoli alla lettura. Le cinque figure ritratte nella splendida copertina di Luigi Ghirri – una fra le migliori viste negli ultimi tempi – valgono come recensione preventiva al romanzo. Coscienti di uno straniamento inevitabile anche i protagonisti di Hotel Borg si limitano a un'interpretazione asciutta della parte che il destino ha scelto per loro. Al lettore scoprire non senza sorpresa il risultato della messinscena.
Giovanni Choukhadarian
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