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Magris Claudio, L'infinito viaggiare, Mondadori, 2006..Milano, Mondadori, 2006. 7779 Magris Claudio, L'infinito viaggiare, Mondadori, 2006, in-8, cartonato editoriale con sovraccopertina illustrata, pp.243. Ottime condizioni.
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prolisso. peccato
non mi sento in grado di dare 1 per il profondo rispetto che ho per il professor magris ma a livello di piacere della lettura avrei potuto anche scendere di voto... ho tentato, ritentato, alla fine ho lasciato. Temi interessantissimi grazie ai quali ho anche approfondito alcune mie ricerche ma non scorre...volevo finirlo ma proprio non ce l'ho fatta. avevo sentito parlare del libro da fazio e ne ero rimasta incantata ma purtroppo ne sono rimasta profondamente delusa.
Girando per librerie,a volte non siamo noi a scegliere il libro dallo scaffale ma è il libro che ci chiama. A volte ci sono libri che vogliono essere letti perchè desiderano dirci qualcosa che, proprio in quel momento e non in un altro, è importante che ascoltiamo e comprendiamo. Grazie Magris.
Recensioni
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Una raccolta di pagine di viaggio, quel viaggio che sempre ricomincia, come l'esistenza, e che si trasferisce nella scrittura di Claudio Magris che qui riunisce appunti e fa un montaggio di immagini e parole colte dal finestrino di un treno, o attraversando a piedi una strada. Viaggiare, scrive l'autore triestino, ha a che fare con la morte, è un differire la morte, rimandare il più possibile l'arrivo definitivo. Il viaggio di Magris è persuasione, nel senso dato a questa parola da Carlo Michelstaedter: il possesso presente della propria vita, la capacità di vivere l'attimo, ogni attimo, senza annientarlo nei progetti e nei programmi futuri. L'autore di L'infinito viaggiare si sposta così, immerso nel presente, negli immensi paesaggi del Danubio o nei periferici Microcosmi, sempre disponibile a digressioni, soste, deviazioni improvvise. In questi viaggi vive persuaso, come davanti a Un altro mare, abbandonato allo scorrere lieve della vita e pronto a narrarne il fluire incessante.
In questo libro ci sono le sue peregrinazioni dal 1981 al 2004 in giro per il mondo. Si parte da Tielmes, alle porte di Madrid, sulla strada di Don Chisciotte; e sempre nella capitale spagnola, si va alla Biblioteca Nacional o nel quartiere del "mentitoio", con le case dei grandi poeti; poi l'autore è a Barcellona, alle Canarie, estremo sud ovest d'Europa. In seguito si sposta a Londra; da lì va alle isole Scilly, nell'Oceano Atlantico.
Molti capitoli sono dedicati ai viaggi in Germania: a Berlino, dove Magris discute con Gunter Grass e va alle mostre sulla Prussia di Bismarck, o sotto al Muro, quando ancora c'era prima dell'89; ad Hannover visita la tomba di Lotte, protagonista dei Dolori del giovane Werther; arriva a Friburgo e nei boschi deteriorati della Selva Nera; va nei castelli della Baviera di Ludwig, l'infelice sovrano dell'Ottocento, e a Dresda nel '94. Non mancano le puntate a Vienna con i compagni di viaggio; a Zagabria, in Istria, a Monfalcone. E ancora la Mitteleuropa tanto cara all'autore triestino che scrive di una Bratislava incerta sulla sua identità, e di Praga invasa da McDonald's e spaghetterie, o della Polonia in crescita.
Poi Magris è a Leningrado, nella casa di Dostoevskij, sul pianerottolo di Raskol'nikov; e a Mosca, in tutt'altra atmosfera, si trova nella casa museo di Gor'kij. Molte le pagine che descrivono la Finlandia e la Scandinavia, da Bergen in ferry boat sino a Flam, per vedere un fiordo o per riflettere in una chiesetta norvegese del Nord. Il libro si chiude coi viaggi più recenti, nel 2003 e 2004, in Iran, Cina, Vietnam e Australia.
Quello che rimane aperto è il dilemma già espresso dall'autore in Itaca e oltre. Se il viaggio sia un ritorno, come per Novalis, sempre diretti verso casa, per cui l'Ulisse moderno (Joyce) alla fine del giro circolare torna alla sua Itaca. Oppure se nel viaggio non si intraveda un percorso rettilineo, nietzscheano, dove il Sé si disgrega procedendo verso un cattivo infinito, un nulla che, strada facendo, dissolve certezze e identità (alla Musil). Il libro, comunque, è un inno a vivere, viaggiare, scrivere, intesi come un oltrepassare le frontiere tra quartieri, città e tra persone diverse. Cercando di non restare indifferenti e stranieri ai mali del mondo che si incontrano nel cammino.
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