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Finnegans Wake. Testo inglese a fronte. Vol. 2: III-IV. - James Joyce - copertina
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Finnegans Wake. Testo inglese a fronte. Vol. 2: III-IV. - James Joyce - copertina
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Descrizione


Opera leggendaria della letteratura contemporanea, Finnegans Wake è l'ultima fatica di James Joyce, stampata il giorno del suo cinquantasettesimo compleanno (il 2 febbraio del 1939). Con questo volume - il quarto pubblicato dagli Oscar - si completa la fatica di Luigi Schenoni, il geniale traduttore che ha affrontato la sfida di questo arduo testo. Con l'indispensabile ausilio del testo originale a fronte, esso dell'opera, ambientati nella taverna del protagonista, Humphrey Chimpden Earwicker, tra le 22 e le 23.30 di quell'unica giornata in cui, così come avviene nell'Ulisse, si svolge Finnegans Wake. Una giornata che simboleggia la parabola dell'esistenza, dalla nascita alla crescita, fino alla caduta, alla morte e alla resurrezione.
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Dettagli

2011
Tascabile
1 febbraio 2011
VI-405 p., Brossura
9788804550259

Voce della critica

Traduttore poco meno che eroico, Luigi Schenoni (1935-2008) pubblicò nel 1982 nella collana "Biblioteca" Mondadori i primi quattro capitoli della sua versione di Finnegans Wake, ultima magmatica opera di James Joyce, che essendo composta di 628 pagine di argomento incerto e di incessanti neologismi e giochi di parole è un osso duro anche per i joyciani più sfegatati, nonché ovviamente per i traduttori. (Nonostante ciò è stata "tradotta" persino in giapponese). Dopo una pausa ventennale seguirono nel 2001 i capitoli 5-8, e nel 2004 i primi due capitoli del libro II. Infatti FW (come lo chiamano gli addetti) è composto di quattro libri corrispondenti alle tre età di Giambattista Vico (dei, eroi, uomini) e al Ricorso che (sempre secondo Vico) riporta la storia agli inizi, ed è una sorta di cronaca universale rivissuta nel corso di una notte piuttosto agitata di un certo oste di nome H.C. Earwicker (o almeno così di solito la "trama" ci viene spiegata).
Nel 2004 sono seguiti i capitoli 1-2 del libro II, e ora (in tempo per l'apocalisse annunciata del 2012?) i successivi capitoli 3-4, in cui, verso la fine della serata nel pub, radio e televisione (di cui pare Joyce avesse avuto notizia) trasmettono due racconti, la storia di un sarto e quella del soldato Buckley che fa fuori in Crimea un generale russo intento a defecare – questo nel capitolo II.3, mentre il successivo II.4, fra i più celebri e leggibili essendo uno dei primi a essere stati scritti, addirittura nel 1923, ci intrattiene con i "gastspiel" di quattro evangelisti e del loro asino che assistono senza troppo impegno all'adulterio di Tristano e Isotta, metafora del triangolo incestuoso fra H.C. Earwicker, sua figlia Issy e il figlio Shaun. (Pare che i quattro vecchi siano identificabili con le colonnine del letto in cui dorme il nostro sognatore).
Dunque Schenoni ha condotto il suo lavoro sino alla fine del libro II, e ha lasciato incompiuta la sua straordinaria fatica, sul cui successo si può aver dubbi quanto si vuole (come per ogni traduzione del resto), ma che rimarrà una via di accesso privilegiata per chi in Italia vuole iniziare a seguire il cammino più arduo dell'instancabile veggente filologo Joyce. Infatti Schenoni offre in appendice al suo lavoro (instancabile anch'esso) un prezioso Glossario di oltre trecento pagine dove per ogni riga del testo sono elencate tutte o quasi le tessere linguistiche di cui il poeta si è valso per mettere insieme… che cosa? Questa rimane la grande domanda, che ogni lettore sarà stimolato a porsi e risolvere a modo suo. Tutto e nulla, racconto a chiave, indagine filosofica, discesa nel profondo (in tutti i sensi) di totam in tutu (397.32, allusione a Totem e tabù di Freud, ma anche a una ballerina in tutù e quant'altro). Soprattutto, uno spasso vertiginoso dove il bandolo sfugge sempre ma che basta provare a rileggere e ascoltare per venirne rapiti: "E dopo di ciò in futuro, piaccia a Goddio, dopo un avvio non penalizzato, tutti a ripetere a noi stessi, in medios loquos, da dove lui ha avuto un utile braccio impegnato sulla linea laterale, dovuto a sud dalla sua spalla occidentale dabbasso fino alla morte e all'abbraccio dell'amore, con una interessante carnagione pallida e tutti adesso uniti, sansfamillias, lasciateci continuare a ranncitare un oremus e un casadolce casalingo, dopo esserci resi pienamente conto delle gratificanti esperienze degli havvenimenti continentali di estremo interesse, per la meter e il peter per racchiudere in un tempio un eslaap…".
Sono i quattro vecchi, Mamalujo, che parlano. In inglese "for meter and peter to temple an eslaap" descrive il congiungimento di madre e padre con un gioco (leggiamo nel Glossario) su temple/tumble (tempio/ruzzolare), mentre slaap (olandese sonno-tempia) rimanda a sleep. Ma forse la frase sta anche per "mater and pater to tumble in his lap", ruzzolare nel suo grembo. E più avanti in questo paragrafo (398.7-28) troviamo una Miss Yiss, cioè Isotta che è anche la signora Yes che tutti ricordiamo dalla chiusa dell'Ulisse. Disperante e inutile? No, divertente, geniale e istruttivo. Puro Mozart. Lavorando sulla materia infinitamente duttile e ingannevole della lingua-vita.
Il lettore obietterà che è inutile cominciare a leggere un libro impossibile come FW a pagina 309. Ma non è vero. FW è una sinfonia che ripete con infinite varianti gli stessi temi e questi due capitoli che Schenoni ci ha lasciato congedandosi con tanta discrezione sono un'ottima introduzione, specie forse le storie narrate dai quattro mammalucchi Mamalujo (che iniziano e finiscono con spassosi cori in versi). Il lettore avvertito farà dunque bene a procurarsi questo quarto e ultimo volume schenoniano. Date le note intermittenze di stampe e ristampe chissà quando sarà possibile procurarsi di nuovo con modica spesa una tale inesauribile cornucopia.
Massimo Bacigalupo

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Conosci l'autore

James Joyce

1882, Dublino

James era il primogenito di una numerosa famiglia della buona società irlandese, di forte tradizione cattolica e nazionalista che lo iscrisse nei migliori collegi cattolici della città. Poi le condizioni della famiglia andarono peggiorando, fino ad arrivare a uno stato di assoluta povertà dopo la morte della madre (1903). L’educazione gesuitica influenzò la sua formazione, tanto da provocare in lui una temporanea vocazione sacerdotale, presto abbandonata. Dopo la pubblicazione dei primi lavori letterari, ancora all’università, conobbe Yeats ed ebbe uno scambio epistolare con Ibsen. Dopo la laurea, spinto dal vago proposito di studiare medicina alla Sorbona, trascorse un breve periodo a Parigi, dove approfondì anche le sue nozioni di scienze...

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