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Anno edizione: 2008
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Libro stupendo! Scrittrice molto brava. Personaggi tratteggiati molto bene, con profonde connotazioni psicologiche. Maria Laura, la protagonista, percorrere quel lungo cammino di emancipazione che viene richiesto oggi alle donne. Lavoro, carriera, famiglia, figli e marito, realtà difficili da conciliare. Scelte non sempre condivisione, ma grande volontà di emergere e far valere il proprio Io. Romanzo molto interessante anche dal punto di vista sociologico. Sono belle le descrizioni dei luoghi e delle usanze. Se ci si avvicina alla lettura non bisogna prendere alla lettera "il realismo crudo" del l'autrice . A mio avviso, questi aspetti vanno apprezzati. Voto 10
veramente molto bello stò libro..... un libro che fa riflettè molto secondo me. voto personale:7.5
un bel libro.un romanzo realista,appassionato ed un pò cinico...rappresenta bene le zone rionali di Catania:delle piccole comunità con una gerarchia semplice,chiara ma infrangibile,zone franche dove la vita sembra scorrere più lentamente,immerse in una meravigliosa ed eterna Catania.
Recensioni
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Catania è teatro dell'ultimo trascinante romanzo di Silvana La Spina. Teatro non solo perché ne è lo sfondo urbano e sociale. In Sicilia, sembra dirci l'autrice, tutto è recita, commedia. Dalle processioni religiose in onore di sant'Agata (con "quel modo tutto meridionale di chiedere miracoli, quel trascinarsi, quell'urlare") all'omertoso silenzio in cui sa chiudersi un intero quartiere in seguito a un omicidio. Il rione in questione è quello, degradato, degli Angeli custodi, dove occorre depistare le indagini sull'assassino del parroco, don Jano Platania, freddato alla prima messa del mattino del venerdì. La condanna del quartiere giunge repentina e corale: il prete era iarrusu, ossia pedofilo. Non si dà per vinta Maria Laura Gangemi, commissario della squadra omicidi, lo "sbirro femmina" del titolo. È ruvida e caparbia come solo può esserlo una donna orgogliosa in una realtà fortemente machista (dall'esergo tratto da Paolo il caldo di Brancati ai versi libertini di Domenico Tempio, il romanzo trabocca di gallismo). L'inchiesta la avvicina alla mafia, non soltanto rappresentata con il volto rugoso di un vecchio boss e nelle sue connivenze con la politica. La novità sta nel vederla riflessa negli occhi dei personaggi femminili del romanzo: donne che non si amano e che, con poco rispetto per se stesse, silenziosamente accettano. Parallelamente, l'indagine indirizza la protagonista verso il proprio figlio adolescente, un estraneo nella sua vita fino al terribile incidente che lo conduce in fin di vita. Ma cosa succede quando i due piani si incrociano con prepotenza? Che cos'hanno in comune il giovane assassino e il suo Andrea? Le risposte si dispiegano nell'arco di tre giorni, nel pieno rispetto dell'unità di tempo della tragedia. Ed ecco ancora un riferimento al teatro. Rossella Durando
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