Le avventure di Augie March

Vincitore del National Book Award 1953, «Le avventure di Augie March» sono in effetti un libro piuttosto anomalo nella produzione di Bellow. L'autore ci ha lavorato circa tre anni, concentrandovi impeti della sua immaginazione anche molto diversi tra loro: dall'analisi sociale alla fuga dalla realtà. Ne è venuto fuori un Bildungsroman che strizza l'occhio al classico filone picaresco, aggiornandone la lezione. Il protagonista, come vuole la tradizione picaresca, è un outsider nato in un quartiere molto povero di Chicago e cresciuto negli anni della Grande Depressione, non di rado scivolando nell'illegalità. Ha un fratello, Simon, assetato di denaro e di stabilità sociale; e nella selva degli altri personaggi ce n'è almeno uno, Frazer, che incarna il modello del self made man che sa esattamente ciò che vuole dalla vita e lo realizza un po' per volta. Augie non è così: è un insicuro, affetto da sindrome da comparazione e tendente alla nevrosi. Le sue numerose traversie lo spingono però - come vuole il modello del Bildungsroman rivisitato e imbevuto di liquore picaresco - ad avvicinarsi progressivamente dalla periferia della società verso il centro, fino ad occupare una posizione borghese. La parte ambientata in Messico è l'unica troppo lunga, inutilmente lunga, tanto che sposta gli equilibri della narrazione verso l'infrarosso della noia.