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Anch'io credo che questo testo si dovrebbe fare leggere a scuola. A me è piaciuto molto: offre una panoramica storico-politica di ampio respiro (Asia, Europa, America) che si legge con facilità e piacere. Ad esempio, ho apprezzato la breve e chiara spiegazione della crisi legata ai subprime. Forse troppo sbrigativa e semplicistica la parte finale, ma in fondo ho acquistato il libro proprio per quel sottotitolo beneaugurante.
Libro interessante ma… Troppo buonista rispetto ai protagonisti attuali dei poteri italiani, ad esempio cita Colaninno che si lamenta della competitivita’ dell’Italia (aprendo uno stabilimento in India) quando lui ha fatto una fortuna con la scalata a debito su telecom (favorite da D’Alema) svuotando la compagnia e facendo finire l’opera da Tronchetti Provera supportato da Berlusconi. Il bello e’’ che ci ritroviamo entranbi a guidare l’alitalia e ci sono le premesse per farla finire come la telecom guidata di nuovo da bernabe dopo la passata dei “capitani coraggiosi” (9.000 licenziamenti entro il 2012 ed unico Paese al mondo in cui le utenze internet diminuiscono anziche aumentare). Si parla di meritocrazia nelle scuole del sud e cita la Gelmini che si lamenta delle scuole proprio lei, che e’ di Brescia, ed ha fatto l’esame di stato a Reggio Calabria anziche’ nella vicina Milano Il libro alla fine parla dell’Italia nel contesto globale ma si parla di strategie in generale dei vari Paesi europei e del ruolo mondiali dei future 4 protagonisti del mondo utilizzando dati precisi e concreti, compreso quello demografico (che amo) e quello ambientale per lo sviluppo di derrate alimentari. In complesso davvero un buon libro da leggere tutto di un fiato per avere una idea a livello personale di come orientarsi a livello professionale per una carriera globale.
Mai titolo è stato più azzeccato: sono solo punture di spillo distribuite un po’a tutti: agli imprenditori, ai politici, ai professionisti, ai sindacati, ai giornalisti. Ma sono solo punture di spillo, che non lasciano il segno e sono ben lungi dal proporre soluzioni, anche se l’ultimo capitolo tenta velleitariamente di avanzarne qualcuna, come “riprendiamoci il Mediterraneo” (sic!), “facciamoci venire un’idea finlandese” o “abolire il Mezzogiorno”… In conclusione, un libro di facile lettura come tutti quelli che si propongono di trattare problemi complessi in maniera un po’ troppo semplicistica . Provo anch’io a pungere con lo stesso spillo: dov’era l’autore (l’ “ingegnere” non il giornalista) quando si svolgevano i fatti descritti nel primo capitolo “La breve storia di Pantalone”? Se non ricordo male, non solo faceva anche lui parte di quell’ “establishment” che ha fornito il suo contribuito per far pagare Pantalone ma, al suo interno, ha svolto un ruolo da protagonista.
Recensioni
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Il 2030 è meno lontano di quel che sembra. Sarà l'epoca in cui gran parte della popolazione italiana dovrà fare i conti con le nuove regole del gioco mondiali, con i nuovi equilibri tra le aree geopolitiche. La Cina nel 2030 sarà la maggiore economia mondiale, seguita dagli Stati Uniti, mentre l'Unione Europea vedrà avvicinarsi a grandi passi l'India come candidata al terzo posto. Se eravamo abituati a considerare l'Occidente il centro dell'universo, ecco che la rivoluzione copernicana che stiamo vivendo travolge i nostri abituali punti di riferimento e può suscitare un senso di impotenza, anch'esso legittimo. Sono alcune delle tematiche al centro del nuovo lavoro di Federico Rampini, corrispondente per Repubblica da Pechino, dell'imprenditore Carlo De Benedetti e dell'economista Francesco Daveri che ci portano nel futuro prossimo venturo, nel cuore del cambiamento che ci sta investendo e che insieme analizzano il caso italiano, un Paese che non deve "sentirsi piccolo", né "avere paura del futuro".
Gli autori studiano le attuali difficoltà della nostra economia, cominciate a metà degli anni 90: dal '95 a oggi l'Italia ha perso 13 punti di Pil rispetto a tedeschi, francesi, inglesi e spagnoli. Due le cause del ritardo accumulato: il fatto che l'Italia non si sia data una "missione credibile e condivisa" nel mercato globale come sistema Paese (potrebbe esserlo il turismo); l'eterna politica del "paga Pantalone" ovvero dello Stato che, accollandosi sempre gli oneri sociali delle crisi dal '73 al '95, ha portato a un debito pubblico di enormi dimensioni. La vicenda Alitalia di questi mesi, insegna che il vizio persiste. Nel mondo globale, dove i muscoli dell'economia di un Paese sono le cinque M: Men, Money, Multinationals, Maintenance (food) and Morale (Uomini, denaro, multinazionali, cibo e fiducia), l'Italia si trova in difficoltà, travolta da quindici anni di mutamenti. Non bastava l'euro, a turbare il quieto mondo di Pantalone: sono arrivati anche internet, Google e Skype. La rivoluzione digitale ha reso il mondo più piccolo e integrato, perfezionando la globalizzazione e rendendo la selezione ancora più dura e inesorabile. Visto dall'Italia, questo mondo delle nuove potenze economiche detto "BRIC" (Brasile, Russia, India e Cina) può fare paura, perché sfide e problemi mai incontrati prima chiedono una soluzione. Il libro vuole spronare il nostro Paese a intuire gli scenari del futuro, le tendenze di lungo periodo, a non chiudersi nel provincialismo. Di fronte all'invasione (la parola più usata di questi tempi) di immigrati clandestini, di prodotti cinesi, di capitali stranieri che ci "colonizzano", bisogna trovare un modo per "difendersi attaccando", per segnare dei punti, per vincere le sfide, senza accontentarsi di limitare i danni.
De Benedetti e Rampini non raccontano infatti solo di scuole non all'altezza, di mancati investimenti in ricerca, di inefficienza del sistema bancario: trovano anche diversi motivi per "credere negli italiani" e l'intenzione è dichiarata fin dal sottotitolo: Come l'Italia può tornare a correre. Ce ne sono di connazionali che, come recita un capitolo del libro, "(quasi) senza paura" non hanno vissuto la globalizzazione come minaccia e sono andati nel mare aperto della competizione, puntando sulla tecnologia e l'eccellenza. Sono l'esempio da imitare. Bisogna sfruttare le nuove opportunità: ad esempio, scrivono gli autori, guardare alla sponda sud del Mediterraneo che dalla Turchia al Marocco ha visto sestuplicarsi in sette anni gli investimenti dall'estero. Dobbiamo imparare la matematica come gli indiani: ne va del futuro dei nostri figli sul mercato del lavoro; insistere sulla meritocrazia nella scuola; attirare, come fa la California, gli immigrati di talento: imprenditori, professionisti, ricercatori; investire, come la Germania, nel business dell'ambiente e delle tecnolgie verdi. Queste sono solo alcune delle Centomila punture di spillo capaci di risvegliare il nostro Paese e spingerlo a cambiare rotta, mettendolo in grado, ancora una volta, di tornare grande.
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