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Libro onesto, ricco di spunti, dal meritato successo. Lettura piacevole, malgrado qlche semplificaz. polemica negli interventi di Augias e qlche "eccesso" teoretico in Mancuso. Ma vi sono teorie nuove, la citaz. di episodi di cronaca poco noti, aneddoti curiosi e citaz. interessanti (es: sul problema del male e delle responsabilità di Dio gli ultimi 2 papi sostengono tesi contrastanti? Fra i santi la Chiesa venera assassini, cioè inquisitori e istigatori di torture e roghi). Personalm. sposo le tesi di A., ma trovo suggestive quelle di M., teologo eterodosso. Sue le tesi originali e sorprendenti del libro. Tuttavia gli contesterei: 1) la sopravvalutaz. (800esca) delle esperienze artistiche, che avvicinerebbero a Dio, mentre in realtà sono solo capaci di emozionare e/o far pensare; 2) l'illusione di una sostanziale armonia relazionale dell'universo (e il mors tua, vita mea della natura e dell'economia?), l'illusione di un'evoluz. ininterrotta verso il complesso (ma siamo forti noi uomini o insetti e batteri, che sopravvivrebbero xsino a una catastrofe nucleare?) e verso il meglio (qnti errori o residui evolutivi xicolosi ha il ns "meraviglioso" corpo umano? L'appendice, l'eccessiva grandezza della testa e delle spalle vs la vagina materna? Qnto è lunga la storia della vita o quella dell'uomo vs quella dell'universo disabitato?) 3) l'incoerenza della coesistenza della teoria di un Dio principio ordinatore dell'universo e quindi non responsabile del male e della sofferenza (ma che li xmette), con la teoria di un Dio buono e amorevole; incoerente cioè far coesistere teorie su un Dio non onnipotente e non "interveniente", e in genere lo scetticismo nei confronti dei dogmi tradizionali, con l'amore dichiarato x riti e preghiere cattolici. Nel finale qlche ripetiz, A. dimentica obiez. già espresse dall'"avversario", ma nel complesso ottimo compromesso tra l'opera di divulgaz. e il saggio specialistico (v. i rimandi a monografie, la bibliografia e l'indice dei nomi).
Un dibattito tra due personaggi alla fine molto meno distanti di quanto vogliano far apparire. Da una parte un laico molto religioso, che riconosce all'uomo la sua dimensione spirituale, dall'altro un religioso molto laico, con una saggezza che sa trascedere i dogmi religiosi per riportare le diverse forme di spiritualita' umana su un piano comune. Entrambi, individui dotati di spiccato acume intellettuale oltre che di una vastissima cultura, che infatti non fanno nulla per nascondere. Peccato, infatti, che per oltre 100 pagine i due autori si dimentichino completamente dei lettori, e, vinti dal proprio ego, si sfidino in una monotona gara di sapere, tanto noiosa quanto superflua, vista l'autorevolezza dei personaggi. Serve quasi la meta' del libro per entrare nel vivo della discussione su un tema interessantissimo e che i due autori conoscono molto bene per le rispettive esperienze di vita e professionali. Il corpo centrale del libro diventa infatti improvvisamente coinvolgente, interessante, fluido, con un'analisi trasversale e profonda di temi che sono alla base delle credenze religiose di milioni di persone. Una scintilla che scocca all'improvviso e che all'improvviso purtroppo svanisce nuovamente verso la parte conclusiva del lavoro, che sfocia nuovamente in complicate analisi e digressioni riservate ad addetti ai lavori. Peccato. Con un po' di egocentrismo in meno avrebbero davvero potuto fare molto meglio. Voto 3, per rispetto dovuto a cotanta sapienza e per la conoscenza degli argomenti trattati.
Dialogo originale fra un puro razionalista ed un teologo illuminato;mi rispecchio completamente nella posizione di Augias ed apprezzo molto l'eresia contemporanea di Mancuso. Desidero semplicemente soffermarmi su due punti.1)Dio governa indirettamente il mondo attraverso un principio ordinatore impersonale che "costituisce l'unica garanzia perchè la libertà,vero scopo della creazione,possa essere effettivamente reale...per generare lo spirito il mondo deve essere libero e proprio questa libertà è all'origine del disordine che chiamiamo male..", scrive il teologo.Ma siamo sicuri che il male deriva da questa libertà?Dio forse ignora ciò che compie il principio impersonale?Se lo ignora non è un dio omnisciente (come afferma la dottrina cattolica tradizionale) e quindi imperfetto;se non lo ignora ma non può non permetterlo non è un dio onnipotente;se non lo ignora e lo permette allora è un dio malvagio,per cui vale in sostanza l'assunto del fine (la libertà in questo caso) che giustifica i mezzi (il male appunto).Come si vede non è invocando un astratto principio impersonale che si risolve il problema del male,o meglio lo si risolve solo sacrificando l'onnipotenza e l'omniscienza di dio.2)Se l'unione fisica dei genitori concorre in maniera determinante a creare l'anima del nascituro(che non proviene direttamente da dio),come sostiene Mancuso,allora un atto materiale (la fecondazione) genererebbe una sostanza immateriale (lo spirito).Cosa dobbiamo dedurne,che la materia è il fondamento dello spirito?Ma un cattolico può sostenere una tesi simile?Capisco lo sgomento di Augias quando chiede al prof.Mancuso:"Professore,ma lei chi è"? Il libro comunque è piacevole,ben scritto,a treatti poetico,soprattutto nella conclusione dei due autori.Augias è forte del suo razionalismo critico,Mancuso invece,teologo innovatore, sembra più esposto ai poderosi colpi della logica. Leggetelo,ne vale la pena.
Recensioni
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Credere o non credere? Ricercare nell'esistenza un significato trascendentale o pensare che la vita finisca con l'ultimo respiro? Pensare che tutto sia nato dal caso o creato per volontà di una mente divina? Credere nella completa laicità del comportamento etico e morale o pensare che sia espressione del divino che c'è in ogni uomo? Sono interrogativi che da sempre accompagnano l'umanità e che hanno trovato spazio nei pensieri degli uomini di ogni epoca sopravvivendo alle trasformazioni delle società, degli ideali, delle chiese. Anche oggi, di fronte ai casi della vita di ogni giorno o agli eventi straordinari della cronaca, è tutto un interrogarsi, confrontarsi, ribadire dubbi o convinzioni sul senso della vita, la religione, la laicità.
Questo nuovo libro scritto a quattro mani da Corrado Augias, stimato scrittore e giornalista, e da Vito Mancuso, teologo dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e già autore di un saggio di successo intitolato L'anima e i suo destino, offre un contributo appassionato, stimolante e assai competente al dibattito. è concepito come un vivace dialogo tra un non credente dichiarato, Augias, e un credente, Mancuso, che vanta una grande preparazione sul tema. Una vera e propria disputa, come rivela il titolo, che vede alternarsi con ritmo serrato le voci dei due protagonisti. Senza perdersi in elaborate spiegazioni o teorie, gli autori puntano subito al cuore dell'argomento. Esprimono nell'incipit del saggio una sintetica e puntuale dichiarazione della propria visione della vita, e poi passano ad affrontare uno dopo l'altro molteplici temi: dall'evoluzione, senso origine della vita al dibattito sull'accanimento terapeutico e l'eutanasia, stimolati dal caso Englaro, dalle influenze della Chiesa sulla politica alla natura dell'anima. E poi il contrasto tra un Dio amore e il male del mondo, il significato dell'ateismo, i dogmi teologici e gli approfondimenti sulla figura di Gesù e della Madonna, alternati a riflessioni sui teoremi di Gödel e la teoria evoluzionistica di Darwin, sulla filosofia di Spinoza e i brani dei testi sacri.
Opinioni e convinzioni diverse si fanno strada nelle parole di due uomini di pensiero opposto, ma accomunati dalla stessa volontà di interrogarsi e confrontarsi. In alcuni casi le loro strade si incrociano e confluiscono in un'unità di vedute inattesa, che rivela come a volte le posizioni del laico e dell'uomo di fede possano conciliarsi tra loro.
Il rispetto e l'ammirazione tra i due contendenti non viene mai meno: Augias si dimostra un interlocutore mosso da forte rigore morale e grande passione per le tematiche affrontate e scopre in Mancuso un cristiano "sorprendente" per i suoi ragionamenti e le sue idee al di sopra di condizionamenti e ipocrisie.
Il loro libro nasce da un intento comune, che riesce a superare le diversità di formazione e di vedute, per scuotere le coscienze sulla più grande disputa della storia dell'uomo e aprire nuovi orizzonti di rispetto e convivenza.
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