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Come Frederick Forsyth aveva collaborato con l’FBI, così John le Carré è stato realmente un agente segreto britannico per conto del Secret Intelligence Service, più comunemente noto come MI6. Questo fin quando la sua copertura non è saltata per colpa di un agente doppiogiochista sul libro paga del KGB. La sua vita gli ha ispirato il romanzo La talpa, il più celebre fra i romanzi della serie che vede coinvolta la spia immaginaria George Smiley. Questi venne interpretato da Gary Oldman nell’omonima trasposizione del 2011 diretta da Tomas Alfredson e con Colin Firth, Tom Hardy e Mark Strong. Le spie di le Carré sono meno glamour di James Bond. In generale tutte le storie di spionaggio da lui scritte presentano un approccio più critico alla materia tant’é che i suoi libri travalicano il semplice genere per attestarsi a un livello molto più alto e maturo rispetto alla norma. La fallibilità del sistema spionistico occidentale, quello che gli ha quindi fatto saltare la copertura, è spesso al centro della sua riflessione e declinata nella raffigurazione del conflitto USA-URSS viste l’una come il rovescio dell’altra. Romanzo emblematico da questo punto di vista è uno dei suoi più celebri: La spia che venne dal freddo da cui è tratto l’omonimo capolavoro cinematografico di Martin Ritt con Richard Burton uscito nel 1965. Se le Carré si era confermato un maestro nel descrivere le atmosfere della Guerra Fredda, con il crollo del patto di Varsavia la sua fortuna letteraria viene intaccata salvo trovare un nuovo vertice con Il sarto di Panama (1996). Un libro ragionato, sottilmente ironico, ancora una volta sulle falle dello spionaggio occidentale. Il sarto di Panama prende chiaramente spunto da Il nostro agente all’Avana (1958), romanzo se vogliamo di satira nei confronti della esagerata ed esibizionistica letteratura di spionaggio dell’epoca, scritto da quell’altro celeberrimo ex agente segreto e letterato di Graham Greene (presente nei ringraziamenti finali di le Carré)...
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