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Dopo C’è spazio per tutti in cui raccontava la storia della geometria del periodo classico, un nuovo libro del matematico più impertinente d’Italia che affronta la complementare storia della geometria moderna.
Una via di fuga. Da cosa? E perché? Non certo
dalla geometria, di cui C’è spazio per tutti
aveva raccontato in maniera brillante la storia
del periodo classico, esibendone i legami
non solo con la scienza e la natura, ma anche
con l’arte e l’architettura. E di cui Piergiorgio
Odifreddi continua qui a raccontare,
allo stesso modo, la complementare storia
del periodo moderno.
Il riferimento alla fuga è anzitutto musicale,
perché questo libro si presenta come
una composizione a più voci, che si intrecciano
e si inseguono fra loro per arrivare a
una stretta finale: l’abbattimento dell’ordinario
paradigma euclideo, al quale in genere
ci si limita nelle scuole, e la scoperta di
straordinarie geometrie alternative, che permeano
la scienza e l’arte delle età moderna e
contemporanea.
Ma il riferimento alla fuga è anche pittorico,
perché una di queste geometrie alternative
è quella proiettiva, ispirata e stimolata
dall’invenzione della prospettiva. Far convergere
le rette parallele in un punto, non a
caso chiamato «di fuga», ha scardinato, oltre
all’arte del Rinascimento, la matematica nei
secoli successivi, e richiesto un ripensamento
della percezione e della concezione dello
spazio.
Il riferimento del titolo, infine, è storico. Perché,
in un certo senso, di una letterale fuga si
tratta e si narra. Non dalla geometria stessa,
come dicevamo, ma dal vecchio Euclide e dai
suoi vecchi Elementi, verso nuovi geometri e
nuove geometrie. Naturalmente, non c’è bisogno
di gridare «Abbasso Euclide!», come si
arrivò a fare nel furore astrattista del Novecento.
Ma si può procedere oltre, verso nuovi
punti di fuga che apriranno la nostra mente
e i nostri occhi alle nuove conquiste della
matematica e dell’arte.
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