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La terza rivoluzione industriale. Come il «potere laterale» sta trasformando l'energia, l'economia e il mondo
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La terza rivoluzione industriale. Come il «potere laterale» sta trasformando l'energia, l'economia e il mondo - Jeremy Rifkin - copertina
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terza rivoluzione industriale. Come il «potere laterale» sta trasformando l'energia, l'economia e il mondo

Descrizione


Il petrolio e gli altri combustibili fossili, le fonti energetiche su cui si basa l'odierno stile di vita nei paesi dell'Occidente, sono in via di esaurimento, e le tecnologie da essi alimentate stanno diventando obsolete. Intanto, i mali che affliggono il mondo globalizzato - crisi economica, disoccupazione, povertà, fame e guerre - sembrano aggravarsi anziché risolversi. A peggiorare le cose, si profila all'orizzonte un catastrofico cambiamento climatico provocato dalle attività industriali e commerciali ad alte emissioni di gas serra, e che già entro la fine di questo secolo potrebbe mettere a repentaglio la vita dell'uomo sul pianeta. La nostra civiltà, quindi, deve scegliere se continuare sulla strada che l'ha portata a un passo dal baratro, o provare a imboccarne coraggiosamente un'altra. E non ha molto tempo per farlo. Dopo trent'anni di studi e di attività sul campo, Jeremy Rifkin decreta la fine dell'era del carbonio e individua nella Terza rivoluzione industriale la via verso un futuro più equo e sostenibile, dove centinaia di milioni di persone in tutto il mondo produrranno energia verde a casa, negli uffici e nelle fabbriche, e la condivideranno con gli altri, proprio come adesso condividono informazioni tramite Internet. Questo nuovo regime energetico, non più centralizzato e gerarchico ma distribuito e collaborativo, e che segnerà il passaggio dalla globalizzazione alla "continentalizzazione", dovrà poggiare su cinque pilastri...
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Dettagli

2011
329 p., Rilegato
9788804614203

La recensione di IBS

A meno che non abbiate dedicato gli ultimi dieci anni della vostra vita a un duro eremitaggio lontani dalla società moderna, dovreste essere stati bombardati da contrastanti notizie sulla fine dei combustibili fossili. Le cose stanno così: centocinquanta anni fa gli esseri umani hanno costruito un’intera civiltà sulla riesumazione dei depositi del Carbonifero, materiale biologico in decomposizione. In breve l’economia mondiale dell’ultimo secolo ha cominciato a gravitare intorno a una risorsa tossica, esauribile e di difficile estrazione: il petrolio.
Proseguendo il discorso di Economia all’idrogeno, Jeremy Rifkin, economista e saggista di fama mondiale, pone le basi teoriche per una indispensabile Terza rivoluzione industriale, l’era del post-carbonio. Una rivoluzione capace di abbattere il circolo di impoverimento energetico in cui ci ha precipitati l’oro nero e il suo criminale sfruttamento. Anche le centrali nucleari sembrano un’ipotesi paleolitica, perché il nostro pianeta è già alimentato da un immenso reattore nucleare in perenne attività: il sole. Ma c'è anche l'idrogeno, il vento e la forza geotermica. L’idea di Rifkin è quella di trasformare la rete elettrica di ogni continente in una inter-rete per la condivisione di energia, proprio come internet. Futuribile? L’utente diventa produttore e consumatore del proprio fabbisogno e di quello altrui. E se esiste un modo per condividere musica, filmati e informazioni, allora può esisterne uno per condividere elettricità. Vuol dire energia per tutti. E per molti è impensabile, perché bisognerebbe rompere la gerarchia. Infatti, per alcuni si chiama rivoluzione, per altri suona come una catastrofe. Perché c’è bisogno di smantellare i poteri dominanti del pianeta, detronizzare i signori della guerra e quelli del petrolio. Un’equa distribuzione dell’energia risolleverebbe i problemi di molti paesi poveri in via di sviluppo, e per chi ha voglia di arricchirsi alle spalle degli altri questa operazione diventa inaccettabile.
L'autore, attivista intelligente e sensibile ai fragili fenomeni economici e ambientali, continua la sua battaglia per l’idrogeno, ritenendolo il miglior sostituto propellente del petrolio. E accusa gli stati, colpevoli di non aver avuto voglia di pensare al futuro del pianeta. Se la prende anche con Obama, pieno di buone intenzioni ma con poco coraggio per metterle in atto. E scrive anche dell’Italia, della richiesta di Alemanno per la creazione di un ‘master plan’ che in quarant’anni riesca a fare di Roma una città energeticamente sostenibile e auto sostenuta. Il piano di sviluppo economico trasformerebbe la regione in “uno spazio sociale, economico e politico integrato, incluso in una comunità biosferica condivisa”. Il sindaco sarebbe convinto di questo cambiamento. Fantascienza? Quando aprirete questo saggio, anche la speranza più trasparente vi sembrerà possibile.

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Conosci l'autore

Jeremy Rifkin

1945, Denver (Colorado)

Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington, insegna alla Wharton School of Finance and Commerce. I suoi corsi all'Executive Education Program vertono sul rapporto fra l'evoluzione della scienza e della tecnologia e lo sviluppo economico, l'ambiente e la cultura. Attivista del movimento pacifista negli anni '60 e '70, ha fondato nel 1969 la Citizens Commission per denunciare i crimini di guerra americani nella guerra del Vietnam. È il fondatore e presidente della Foundation on Economic Trends (FOET) e presidente della Greenhouse Crisis Foundation.Fra i suoi libri tradotti in italiano: La fine del lavoro (1995) che ha rivoluzionato l'idea di lavoro gettando le basi per molte delle teorie contemporanee, Il secolo biotech (1998), Entropia (1982), L'era dell'accesso...

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