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Anno edizione: 2012
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Corre l’anno 1576 e a Milano imperversa la peste. Il notaio criminale Niccolò Taverna, unitamente ai suoi due aiutanti, viene incaricato di far luce sul furto di un candelabro realizzato in età giovanile da Benvenuto Cellini e che era conservato nel Duomo ancora in corso di costruzione. Non fa in tempo ad avviare le indagini che è costretto a interromperle perché gli viene affidato un caso ben più importante: scoprire chi ha assassinato padre Bernardino da Savona, commissario inquisitoriale presso il Consiglio dell’Inquisizione Generale e Suprema di Milano. Non sarà un lavoro facile, perché esiste una lotta sotterranea fra i poteri forti, tra gli spagnoli che reggono il Ducato con la presenza cupa dell’Inquisizione e Carlo Borromeo, il famoso arcivescovo, in un contesto in cui tutto ciò che appare non risponde mai al vero, in un ambiente di dolore, di lutti, di centinaia di morti per peste. Il segno dell’untore è un giallo storico particolarmente complesso, ma ben architettato e che riesce ad avvincere il lettore dalla prima all’ultima pagina, accuratamente sorretto dalla penna dell’autore capace di non far perdere il filo del racconto fra i tanti colpi di scena e le tante ipotesi investigative. L’ambiente e il particolare periodo storico sono resi molto bene, così come attenta è la descrizione dei non pochi personaggi, per quanto, per alcuni, maggiori approfondimenti psicologici non avrebbero guastato. Niccolò Taverna arriverà poi a risolvere entrambi i casi, seguendo un convincente criterio logico che non delude certamente. Il segno dell’untore é uno dei quei romanzi in cui, come si inizia la lettura non si vorrebbe mai interromperla, perché la vicenda non annoia, anzi si è costantemente assillati dalla necessità di conoscere quel che presenteranno le prossime pagine, di come si articoleranno le ipotesi investigative e anche dal crescente desiderio di sapere il perché, il per come e il motivo di un feroce omicidio. Da leggere, pertanto.
Concordo con molti dei commenti che mi hanno preceduto, tra gli altri che il libro può essere indistintamente considerato un thriller o un romanzo storico (il confine è molto labile), che il personaggio di Niccolò Colonna è molto particolare e non stereotipato e soprattutto che Franco Forte è riuscito ancora una volta a coinvolgere e interessare il lettore sia alle vicende dei personaggi descritti che al contesto storico e sociale nel cui ambito si svolge il racconto. Al riguardo davvero ben descritto il periodo funesto dovuto alla terribile pestilenza che colpì Milano in quegli anni, ma anche il fervore religioso e l'impegno sia economico che operativo che animava la popolazione per la costruzione del Duomo. Efficacemente rappresentati attraverso i vari personaggi inseriti nella trama, alcuni realmente esistiti altri di fantasia perquanto verosimili, tutti gli intrighi e i rapporti di potere tra le diverse realtà, civili e religiose, preposte a governare. Tra gerarchie ufficiali e zone d'ombra dove non è ben chiaro quale potere debba prevalere su un altro, considerando inltre la presenza anche dell'Inquisizione che aveva un potere reale ben maggiore di quello ufficialmente riconosciutole, Niccolò Taverna è costretto a muoversi con molta circospezione, non riuscendo sempre a seguire il percorso investigativo ritenuto più idoneo, per l'ingerenza dei potenti che muovono le fila dei sottoposti a loro piacimento, rischiando spesso di rimanere schiacciato da interessi e persone molto più grandi di lui. La prima parte del libro è in qualche modo preparatoria, partendo dall'episodio dell'assassinio del commissario della Santa Inquisizione presenta una serie di considerazioni e supposizioni che forse fanno sentire un pò la mancanza di quell'azione invece senz'altro più presente nella seconda parte, nella quale non senza alcuni colpi di scena, i tasselli vanno progressivamente al loro posto, con un appendice che presumibimilmente fornisce lo spunto per la prossima indagine.
Bellissimo giallo storico, l'autore riesce a tenere alta l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine: lettura scorrevolissima, ottima descrizione del contesto sociale dell'epoca, il trio protagonista (o meglio il quartetto considerando anche la ragazza) non è molto comune per una storia di questo tipo e forse proprio per questo ha qualcosa in più rispetto a tanti altri libri dello stesso genere.
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