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Anno edizione: 2013
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«In fondo Sono in un lunghissimo tunnel. Ho cominciato a correre. Qualcuno mi inseguiva. L’apertura in fondo diminuiva e allora mi voltai. Volendo gridare, non uscendo nulla. Allo specchio «Per una buona serata d’amore» disse l’ingegnere facendosi la barba allo specchio «è indispensabile la pulizia. Una pulizia accurata e minuziosa. E radersi, soprattutto.» Etimologia Il delitto avvenne in un luogo chiamato “palazzo”, dal latino palatium, cfr. Palatium (collis), cfr. palatum, palato e volta celeste, cfr. Ennio, caeli palatum; etimologia oscura, forse etrusca, cfr. etrusco falad (cielo). Il palazzo sorgeva isolato in una piazza, capolinea del tram numero 18. La città (dal latino civitas, cfr. vecchio alto tedesco hiwo, marito, e hiwa, sposa) vegliava a un chilometro di distanza anche la notte del delitto. Dialogo «Chi è?» domandò dietro l’uscio l’ingegnere, asciugandosi il viso. «(+) (+ –).» «Ah, sei tu» disse l’ingegnere. Aprì la porta. «Stavo uscendo» aggiunse. «Mi dispiace. Questa sera devo uscire.» «(° + – +)?» «No. Con un’altra. È una commessa dell’UPIM.» «(& °°! ’’’’ + ^ +) (– ^ ^)?» «Non ancora. Ma presto» «(^ + –) = (^ + –).» «Grazie.» Fondali La pioggia frusciante precipitava a tratti violenta sull’asfalto nero nel viale rischiarato al neon della città allagata, un velo di pioggia continua dinanzi agli occhi assorti dell’ingegnere. L’acqua silvana o la forza idraulica? E nella rete scintillante inestricabile galleggiava lei nelle luci, lei tra poco in attesa, galleggiando nell’acqua della notte […]». Questo è l’incipit e già dalle prime battute si nota come Pontiggia sia in seno al più concreto sperimentalismo con L’arte della fuga, un giallo uscito nel 1968, poi rivisto e rieditato nel 1990 in cui i giochi di parole, la musicalità del testo e tutto ciò che esce dal canonico si fa vivo. Non il migliore di Pontiggia, se penso per esempio al suo inarrivabile Nati due volte, ma simbolo dell’estro dell’artista.
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