Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 4 liste dei desideri
Storia d'amore in tempo di guerra
Disponibilità immediata
13,10 €
13,10 €
Disp. immediata
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libro di Faccia
13,10 € + 5,30 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Libraccio
9,90 € + costi di spedizione
Usato
Aggiungi al carrello
ibs
17,10 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
17,10 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libro di Faccia
13,10 € + 5,30 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Libraccio
9,90 € + costi di spedizione
Usato
Aggiungi al carrello
Chiudi
Storia d'amore in tempo di guerra - Giorgio Van Straten - copertina
Chiudi

Promo attive (0)

Chiudi
Storia d'amore in tempo di guerra

Descrizione


Il dottor Capecchi, bibliotecario e storico a tempo perso, in cerca di una passione che gli accenda la vita, si sta dedicando alla stesura della biografia di Antonio Manca, uno dei più importanti politici italiani della seconda metà del Novecento, un padre della Repubblica. Ormai anziano e accudito da un infermiere, durante uno degli incontri con il suo aspirante biografo Manca pronuncia il nome di Enrico Foà, e le antenne del bibliotecario ne captano l'importanza. Chi era Foà? E perché non compare in nessun libro, in nessun archivio? Grazie a questo nome - e a una visita al Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano - Capecchi incontra Miriam, ebrea emigrata da decenni in Argentina. Lei Enrico Foà l'ha conosciuto. Lo ha amato. E lo ha perduto. E se quando si incontrano Miriam non confessa nulla a Capecchi, sarà proprio la sua voce registrata ad attraversare l'oceano grazie a una chiavetta usb svelandogli infine il segreto nascosto tra le pieghe del passato, nelle vie operose del Ghetto di Roma prima del fatidico 16 ottobre 1943, per le strade di quella città che a ogni angolo offriva a due ragazzi ardenti uno scorcio di speranza. Un amore forte come solo da giovani, e in guerra, lo si può provare emerge dal buio e ci consegna la chiave del proprio significato, della propria stessa fine, di una scelta radicale di cui il mondo non sentirà mai parlare.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2014
21 gennaio 2014
179 p., Brossura
9788804634829

Valutazioni e recensioni

3/5
Recensioni: 3/5
(1)
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(0)
4
(0)
3
(1)
2
(0)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

moreno63
Recensioni: 3/5

Una storia ben scritta, forse a tratti un po "monotematica" ma comunque da leggersi piacevolmente....mi raccomando, fino alla fine.

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi

Recensioni

3/5
Recensioni: 3/5
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(0)
4
(0)
3
(1)
2
(0)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Voce della critica

 
Più che la scrittura, è la struttura. Sfogliando il nuovo romanzo di Giorgio Van Straten si è subito attratti dall’indice, dalla particolare ripartizione dei capitoli: tutto il testo è infatti fondato sul principio cardine dell’alternanza. Lo scrittore fiorentino, premio Viareggio nel 2000 con Il mio nome a memoria (Mondadori), ha costruito un racconto nel quale la materia narrativa è ordinata in due sezioni temporali opposte e speculari, intrecciate capitolo dopo capitolo in maniera progressiva.
Narratore della contemporaneità è il dottor Capecchi, un “semplice bibliotecario con la passione per la ricerca storica”, uomo dall’esistenza quieta e grigia. In cerca di un evento che possa modificare l’inerzia della sua vita, egli intervista Antonio Manca (per cinquant’anni uno degli uomini politici più influenti del paese) con l’intento di redigerne una biografia. Ormai novantenne e quasi incapace di camminare, Manca è una riuscita figura di vecchio in cui Van Straten accosta la lucidità e la ponderatezza di Andreotti alla ruvidezza e alla “sardità” di Cossiga.
Nel tessuto delle loro conversazioni Capecchi individua un’omissione che diventa lo spiraglio capace di stimolare la sua ricerca storica e che insieme rappresenta l’idea creativa, la sostanza del romanzo: il nome di Enrico Foà, pronunciato da Manca e subito negato, non è presente in nessun archivio. Grazie a questo nome e a una visita al Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, il bibliotecario rintraccia Miriam Levi. È lei, ebrea fuggita in Argentina dopo la liberazione, la narratrice dell’anteriorità, della Storia d’amore in tempo di guerra. E, benché durante il loro breve colloquio nella hall di un albergo milanese l’anziana donna riveli solo pochissimo di ciò che sa, al rientro in Sudamerica deciderà di registrare la sua voce e inviarla a Capecchi per raccontare chi era Enrico Foà, come si sono amati e perché si sono persi. Questa registrazione divisa in undici parti (Miriam_uno.m4a, Miriam_dos.m4a, etc.) l’aspirante storico la riceve alla fine del romanzo, ma è tuttavia avvicendata sin da subito con i capitoli dell’intervista e costituisce la più felice invenzione di questo testo in cui Van Straten ci conduce per gradi lungo la ricostruzione di una vita e di una storia, realizzando una riflessione su memoria e scrittura della memoria.
Sorta di autobiografia di una passione, la testimonianza di Miriam è un sofferto nòstos alla sua patria sentimentale, è un viaggio a ritroso nella giovinezza e nel dolore, in quel ghetto di Roma teatro della fondazione di un amore: “Eravamo in una bolla, non ci accorgevamo di quello che avveniva intorno a noi. (…). Non è che l’abbia dimenticato: è che nemmeno allora ho visto o sentito niente che non fossero le parole di Enrico o le mie, le nostre mani che si stringevano”. Perché (sembra suggerirci l’autore) l’amore funziona come la memoria. Ovatta la realtà, sfoca gli angoli, illumina e rende indelebile solo il centro. L’amore è selettivo, sceglie cosa serbare della vita. Ricordare, tuttavia, è provare dolore. E se all’età di Miriam i nomi sono ormai materia talmente impalpabile e leggera da essere “volati da qualche altra parte e farli tornare è così faticoso che ha lasciato perdere”, il ricordo tormentoso della vita passata resta intatto con tutto il suo peso e la storia è una tipologia di racconto in cui l’invenzione non può intervenire a modificare l’esito degli eventi: “non si tratta di una fiaba”, afferma con rammarico la protagonista, “perché non sto inventando niente, è tutto vero. E purtroppo non ho la libertà di cambiare la fine”.
La specularità delle due costruzioni narrative (in entrambe infatti c’è un personaggio che racconta il proprio passato e un altro che ascolta) è rafforzata dalla presenza di una vicenda sentimentale parallela, ambientata nel tempo presente, tra il bibliotecario e Federica. Ma questa relazione balbettante, in cui entrambi sono incapaci di dedicarsi l’uno all’altra, sembra essere solo la riedizione sbiadita di quella tra Miriam ed Enrico, e la struttura antitetica aiuta a mettere in luce da un lato il contrasto tra un amore puro, eccezionale, ricambiato e un affaire ordinario e instabile e dall’altro il senso di vanità dei sentimenti attuali opposto alla percezione dolente della perdita di anni e sentimenti irripetibili. Al lettore memore di certa letteratura d’ispirazione strutturalista, si presenta così davanti agli occhi un quadro letterario in cui al tempo passato della vita (reso presente dal ricordo) si alterna il tempo dimenticato dalla storia reso attuale dal racconto, che in questo romanzo corrisponde a una affascinante doppia scrittura della memoria. Solo in questo modo l’amore può rivivere nel ricordo intimo di Miriam (che giunge al lettore come una voce ormai distante, altra) e la pena può forse essere comunicata senza più sofferenza, a patto che tra dolore e racconto del dolore si siano interposti i filtri del tempo e della lontananza.
 
Niccolò Pagani
 

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Giorgio Van Straten

1955, Firenze

Giorgio Van Straten è nato nel 1955 a Firenze. Nel 1987 ha pubblicato, da Garzanti, il romanzo Generazione e nel 1989 presso lo stesso editore, la raccolta di racconti Hai sbagliato foresta. Tra le sue altre opere: Ritmi per il nostro ballo (Marsilio, 1992), Corruzione (Giunti, 1995), L'impegno spaesato. Decalogo di un uomo di sinistra (Editori Riuniti, 2002) e, per Mondadori, Il mio nome a memoria (2000, Premio Viareggio), La verità non serve a niente (2008), Storia d'amore in tempo di guerra (2014), e il saggio Storie di libri perduti (Laterza, 2016, tradotto in otto lingue). Dal 2015 al 2019 è stato Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura a New York.

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore