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Nella notte ci guidano le stelle. La mia storia partigiana
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Nella notte ci guidano le stelle. La mia storia partigiana - Angelo Del Boca - copertina
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Nella notte ci guidano le stelle. La mia storia partigiana

Descrizione


"Io non combatto per la mia patria, combatto per mia madre, per rivedere il suo viso." A settant'anni dalla Liberazione, queste parole del diario partigiano inedito di Angelo Del Boca gettano nuova luce sulla storia, il dramma e le ragioni dei molti giovani nati tra le due guerre che, ricattati e mandati allo sbaraglio dalla Repubblica sociale, scelsero la montagna come estremo gesto di fedeltà ai più profondi valori umani e affettivi, contro la retorica fascista del credere-obbedire-combattere, gli orrori della guerra civile e la barbarie dell'occupazione tedesca. Aspirante scrittore che affonda lo sguardo in sé stesso e in ciò che lo circonda, il diciannovenne Del Boca annota scrupolosamente ogni fase delle peripezie del giovane alpino rimpatriato nell'estate del 1944 dall'addestramento militare in Germania nelle file della divisione Monterosa, schierata nell'appennino ligure-emiliano come forza antiguerriglia: la scelta della libertà e la fuga, l'impatto traumatico con la diffidenza e il disprezzo del capo di una formazione garibaldina, l'arrivo a Bobbio (Piacenza) e l'inserimento nella 7a brigata alpini Aosta del comandante Italo. Il diario parla di marce, pioggia, neve, fame, freddo, sonno, paura, vergogna, e di nostalgia di casa, di ricordi d'infanzia, di foto, occhi e sorrisi di ragazze che accendono la fantasia e il desiderio, di qualche bacio rubato, di una irresistibile e pervasiva sete di amore e normalità.
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Dettagli

2015
14 aprile 2015
193 p., Rilegato
9788804652960
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Indice


Nella notte ci guidano le stelle
Settant'anni dopo

Postfazione, La Resistenza a vent'anni: diario di una generazione, di Mimmo Franzinelli
Note

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Giacc
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Diario di forte impatto emotivo, scritto con totale lucidità da un ragazzo di appena 19 anni, cresciuto nella piena educazione fascista. Tra le righe emerge il dramma della scaltra tra l'obbligo della leva Repubblichina, pena l'arresto e le ritorsioni contro la famiglia, e la Resistenza. Emozionanti le pagine dedicate al pensiero della madre, al desiderio di tornare a casa e di non deludere i propri genitori; la voglia di libertà, di pace e di speranza nel futuro; i disagi della guerra (stenti, fame, freddo, pidocchi); le fughe notturne di chilometri e chilometri per sfuggire ai tedeschi a caccia di disertori. "Viene la notte. Si dorme alla diaccia. Malinconia. La luna s'affaccia alle creste monotone che abbiamo do fronte. È al primo quarto. Tutto il resto del cielo è chiuso da una leggera cortina di nuvole. (...) Divoriamo gli ultimi chilometri di strada, i più noti, quello che avevano sentito rombare i nostri autocarri, che ci avevano visto ancora disciplonati, incolonnati, la strada dove era stato sparso del sangue; che era stata abbandonata con la sensazione penosa di chi si stacca da un cimitero dove sono sepolti i suoi morti. I chilometri della nostra umiliazione, della nostra prigionia, la strada di quei momenti in cui avremmo voluto gridare ai fratelli che di nascondevano dietro le dopo che noi eravamo con loro, dei loro".

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

La decisione di cambiare casacca avviene all'inizio più che altro perché ci si accorge che il fascismo non solo non ha più nulla da dare, ma che tende a togliere sempre di più in un'agonia cupa e opprimente. La scelta non è facile, poiché é fra il certo e l'incerto, ma il certo fascista é talmente nauseante che si preferisce fare un passaggio di parte, con tutti i rischi del caso; così, più che una decisione ponderata, è frutto di una fuga da un mondo che sta morendo, nella speranza che i ribelli possano dare uno stimolo per continuare a vivere e a sperare. Se non è stato facile scegliere, ancor più difficili saranno i mesi con i partigiani, stretti nella morsa di un grande rastrellamento. Combattimenti, compagni morti, la paura per la propria sorte, il freddo inclemente e la fame assillante sono descritti in modo encomiabile per senso della misura e per la capacità di trovare in questo orrore, ogni tanto, una nota di poesia, con paesaggi nella nebbia e nella neve e personaggi semplici, umili, ma indimenticabili. E proprio le privazioni e la paura finiscono per fortificare l'autore, poco a poco gli donano la consapevolezza dell'esattezza della scelta operata, perché fra questi soldati senza divisa trova un ragione per rischiare la propri vita non inutilmente, ma per un ideale di giustizia e di libertà.Si va, si combatte, si muore, é una lotta per la sopravvivenza e nei rari momenti di calma, con i crampi nello stomaco per la fame, si ragiona sulla propria condizione, si cerca di dare una risposta ai tanti perché e lui trova il motivo di questo suo essere ribelle, che non ha all'origine il concetto vago di patria, ma ben altro. Scrive infatti Del Boca: "Io non combatto per la mia patria, combatto per mia madre, per rivedere il suo viso." E non è mammismo, ma è quel porto sicuro a cui cercare di approdare nei momenti più bui, quando tutto sembra perso, quando si sopravvive più per istinto che per volontà.

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Conosci l'autore

Angelo Del Boca

1925, Novara

Angelo del Boca nato a Novara nel 1925, è stato un saggista, uno storico del colonialismo italiano e docente di Storia Contemporanea all'Università di Torino. È stato insignito di tre lauree honoris causa dalle università di Torino (2000), Lucerna (2002) e Addis Abeba (2014). Tra le sue numerose opere ricordiamo: L'altra Spagna (1961), I figli del sole (1965), Giornali in crisi (1968), Gli italiani in Africa Orientale (1992-1996), Gli italiani in Libia (1993-1994), I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia (1996), L'Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori, sconfitte (2002), Il mio Novecento (2008), La guerra d'Etiopia. L'ultima impresa del colonialismo (2010), Da Mussolini a Gheddafi: quaranta incontri (2012), Gheddafi....

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