History

Un capolavoro post moderno, un pò dispersivo, ma per chi adora perdersi dentro trame apparentemente disconnesse fra loro, è puro oro colato. Forse un pò troppo lungo, ma la qualità di scrittura, l'atmosfera malsana, la filosofia di base, le invenzioni fantastiche in bilico tra fantascienza speculativa ed horror lovecraftiano, fanno di quest'opera una vera e propria esperienza letteraria. Il tipo di narrativa sperimentale che prediligo, non una semplice narrazione lineare, che come una monotona linea retta tira dritto solo per intrattenere il lettore, questo romanzo o antiromanzo invece geometricamente è una spirale che tende al ghirigoro, un flusso di coscienza all'interno di una complessa e volutamente disarticolata trama narrativa, che non può far altro che impegnare chi legge, nel decriptare il contenuto e nella contemplazione di un'estetica polimorfica che ammalia e incanta solo chi è in grado di apprezzare linguaggi letterari d'avanguardia.

Non avevo mai letto niente di Giuseppe Genna prima d'ora. Ho ricevuto questo romanzo in regalo e mi ha subito catturato fin dalle prime pagine. Uno stile scorrevole, veloce, con una trama piena di suspense e con tanti spunti su cui soffermarsi e riflettere. Bello!

Giuseppe Genna (che si conferma essere il più funambolico, metafisico e carnale, politico e antipolitico, dei nostri narratori) intitola il romanzo History, a suggerire l’ambizioso progetto di una scrittura capace di fondere insieme passato e presente, vicenda individuale e destini universali, mito-scienza-cronaca-religione in una scrittura onnivora, lampeggiante, complessa. Dopo lo straordinario ANTEFATTO introduttivo, il racconto s’incunea feroce nel presente di un’Italia malata e insoddisfatta, che arranca dietro ai modelli mondiali di un progresso disumano e distopico. Dal ritratto esilarante del Ministro della Cultura, inadeguato al suo ruolo e insulsamente enfatico, si passa alla spietata disamina dei miti contemporanei della supermassa, imbottigliata nelle autostrade e negli autogrill, cementata in grattacieli iperbolici dai giardini pensili, mimeticamente rimbambita dalla «festa macabra euforica» di Halloween: robotizzata, omogeneizzata, corrotta, controllata da droni e computer e finanza marcia. In questo quadro desolante di umanità eterodiretta nemmeno l’arte si salva, e anche la coscienza dell’intellettuale si riduce al ruolo di vox clamans fagocitata dal potere. L’autore viene reclutato dal grande editore che non è più interessato alla sua opera, ma solo a controllare la sua mente, esattamente come controlla la mente di tutti. L’incontro deflagrante e rivelatore avviene inaspettatamente con una bambina autistica, History, che oppone l’impenetrabilità sofferente del suo cervello alla permeabilità empatica altrettanto sofferente dello scrittore. A Giuseppe Genna - maestro nel rappresentare soprattutto la morsa del dolore, in uno stile caleidoscopico che sembra voler sbranare se stesso, trafelato, corrosivo, sarcastico, poetico, osceno e puro, violento e delicato -, preme fare arrivare al lettore un messaggio terrorizzato e terrorizzante riguardo al futuro che ci aspetta, fagocitante, per annullarci come individui: «Non siamo più niente! Più niente!»