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Commedia scritta nel 1958 e rappresentata per la prima volta, in due tempi con diciotto quadri, il 20 ottobre 1962 dalla compagnia “Il teatro di Eduardo” al Quirino di Roma, “Il figlio di Pulcinella” mette in scena la contrapposizione tra generazioni e classi sociali: ai baroni De Pecorellis si contrappone infatti la figlia Mimmina, all’affarista Nicola Sapore il pittore Renato Fuso, e a Pulcinella, John, il figlio segreto che arriva dall’America. Ed è proprio quest’ultimo che alla fine del terzo atto rappresenta, strappandosi la maschera, il desiderio di cambiare, di ribellarsi a una vita di degradazione e di falsità: “Nun voglio campà de mbroglie e truffe, voglio guardà e voglio essere guardato dint’all uocchie e voglio dìcere: ‘Chest’è la tuio e chest’è lu mio’. Lu munno m’aspetta papà… m’aspetta, cu’ la faccia pulita e sincera. Addio, papà”.
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