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Anno edizione: 2001
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Una noia mortale. Uno Sherlock insopportabile e uno watson assolutamente inutile alla narrazione. Umorismo poco, piatto e affatto inedito. Ho stentato a terminare il libro. Però mi ha conciliato meravigliosamente il sonno: é sonnifero puro, senza diluente. Lo consiglio a chi ha problemi ad addormentarsi, ma solo a loro.
Originale e simpatica parodia del celebre investigatore, ambientata in Brasile. Uno Sherlock Holmes fuori dalle righe, alle prese con un caso non dei piu' elementari. Uno humor spassoso ed intelligente. Una rilettura che ho trovato piacevole. Ora mi aspetta "L'uomo che uccise Getulio Vargas" dello stesso autore.
A me gli apocrifi holmesiani come idea piacciono molto. Anzi, per dirla tutta: a me piacciono in genere le parodie, perché costringono lo scrittore a cercare di muoversi intorno ai paletti implicitamente posti dall'autore originale. In effetti, è strano che ai tempi della sua uscita non mi fossi preso questo libro con l'investigatore e il fido Watson in trasferta in Brasile, per (non) risolvere un caso di omicidio multiplo. Il risultato, però, mi ha un po' deluso. Ci sono delle scene molto divertenti, tra cui quelle che seguono i cliché sherlockiani per rovesciarli: ad esempio, le deduzioni del detective sono immancabilmente errate, oppure la dipendenza dalla cocaina viene sostituita da quella dalla cannabis. Soares ha però voluto mettere troppa carne al fuoco. La parte che descrive il Brasile di centotrent'anni fa è interessante, anche se a volte leziosa; ma volere infilare a forza la nascita di tutta una serie di topoi sudamericani, dalla caipirinha alla capoeira, mi è sembrato davvero troppo. Anche la storia raccontata, vista globalmente e non come insieme di aneddoti, è piuttosto debole come giallo, e ci vuole tanta buona volontà per apprezzarla. Una menzione d'onore va invece alla traduttrice Daniela Ferioli. Nell'originale, Holmes parla in portoghese, il che dovrebbe essere umoristico per i brasiliani; inoltre si gioca molto sulle traslitterazioni tra portoghese e inglese che sono due lingue piuttosto distanti. In italiano non era facile riprendere queste distinzioni: la Ferioli ha fatto i salti mortali per le seconde, mentre per la prima ha fatto parlare Holmes con un italiano ottocentesco, scelta di sicuro effetto.
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