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Libro molto raro da trovare (essendo del 1999) è comunque di quelli da avere nella propria biblioteca. Una trattazione scientifica scritta da un professionista che sa fare bene anche il lavoro di divulgatore. Libro meraviglioso.
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L'opera di Peretz Lavie, Il meraviglioso mondo del sonno", si distingue dagli altri libri sull'argomento per una pregevole caratteristica: non usa toni enfatici, né pretende che il punto di vista adottato - quello medico neuro-fisiologico - sia l'unico esaustivo, in grado da solo di rendere ragione di uno dei più complessi processi dello psichismo, quello del sogno e del sonno. L'autore, preside della Facoltà di medicina di Haifa e direttore del Laboratorio del sonno al Technion-Israel Institute, scrive con uno stile piano, gradevole, disposto a sacrificare alla chiarezza espositiva ogni complicazione ermeneutica. Nei primi capitoli - a mio avviso i più interessanti - offre un buon riepilogo storico delle acquisizioni fondamentali della scienza sulla materia, a partire dalla seconda metà del Novecento: la registrazione "polisonnografica" delle onde cerebrali, lo studio comparato del tono muscolare, della frequenza respiratoria e cardiaca, dei movimenti dei bulbi oculari durante i "fusi" naturali del sonno, la scoperta del cosiddetto "sonno paradosso" o "sonno Rem" (noto acronimo per "Rapid Eye Movements"), che per molto tempo ha alimentato le nostre illusioni di avere in pugno la chiave del sogno. In quanto lettrice non ingenua, ho affrontato appunto con particolare attenzione i capitoli centrali, dedicati ai processi onirici, per constatare peraltro che l'autore resta disciplinatamente sul suo terreno di competenza. Tratta del "come" e del "quando" si sogna, mentre il "cosa" viene considerato solo rispetto al contenuto manifesto, senza né offrire spunti polemici, né cercare possibili ponti interdisciplinari. Ogni interpretazione simbolica o psicodinamica viene lasciata fuori scena. Così, ad esempio, la nostra curiosità si accende nel sapere che "i sopravvissuti dell'Olocausto che si erano adattati bene alla vita di Israele ricordavano soltanto il 33% dei loro sogni, mentre coloro che avevano trovato difficoltà di adattamento ne ricordavano all'incirca il 55%"; per contro, "i nati in Israele ne ricordavano il 78%". Rimane però delusa la nostra aspettativa di poter speculare sul senso di tali differenze. Di conseguenza, la parte meno significativa risulta quella clinica - gli ultimi cinque capitoli -, nella quale viene affrontato il tema dell'insonnia e dei suoi possibili rimedi. Sappiamo che i disturbi del sonno rappresentano uno dei fenomeni più diffusi della psicopatologia quotidiana, oltre a essere un gigantesco affare farmacologico. Lavie saggiamente non incoraggia il consumo indiscriminato di "pillole del sonno", e - dopo aver compilato un sintetico elenco dei sonniferi, dai barbiturici alle benzodiazepine - ridimensiona anche il recente entusiasmo per la melatonina come "droga naturale" capace di aprire i "cancelli del sonno". Nel breve epilogo finale, Peretz Lavie dice che possiamo essere soddisfatti dei risultati di cinquant'anni di studi. Sono i vantaggi di un approccio programmaticamente circoscritto, che si limita a coniugare dati neurofisiologici con osservazioni fenomeniche. In effetti, bisogna ammettere che coloro che hanno l'ambizione di indagare sonno e sogno su più versanti disciplinari - etologico, psicoanalitico, psicofarmacologico, psicopatologico... - non potrebbero dire altrettanto; poiché semmai in questi ultimi anni vanno progressivamente impallidendo le iniziali certezze. Pensiamo, ad esempio, alle ipotesi attuali di divorzio tra sogno e sonno Rem; di un sempre più esile confine tra i processi onirici e le altre attività cognitive notturne; oppure al ritorno di vetuste semplificazioni "localizzazioniste" proprio ad opera di neuroscienziati, che vorrebbero collocare sogni e freudiani desideri nel lobo frontale o affidare a singoli neurotrasmettitori il ruolo di causa prima di ogni evento psichico... A tutt'ora, malauguratamente - per storiche diffidenze, per metodologie inconfrontabili, per stizzosità caratteriali -, ci sono poche integrazioni possibili tra i vari vertici di osservazione nell'arena del sapere sul beneficio notturno del sonno; cosicché - a fronte delle stringate sicurezze di Lavie - paghiamo la nostra apertura concettuale con il sempre più alto prezzo dell'incertezza.
recensioni di Argentieri, S. L'Indice del 1999, n. 09
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