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Anno edizione: 2000
Anno edizione: 2015
Scritte fra il 1950 e il 1951, queste Osservazioni sui colori nascono da un intento di Wittgenstein di elaborare non tanto la definizione della teoria dei colori,quanto piuttosto la delucidazione della logica dei concetti di colore.
Attraverso queste Osservazioni sui colori il filosofo viennese costruisce una vera e propria grammatica del vedere. D’altra parte il tema del colore è una costante nella riflessione di Wittgenstein: riferimenti, riflessioni ed esemplificazioni sul tema ricorrono infatti diffusamente nei suoi scritti e già nel Tractatus logico-phitosophicus . Considerando la varietà di questi riferimenti, si può cosí dire che ciò costituisce una sorta di laboratorio intellettuale nel quale vengono analizzati i rapporti tra logica ed esperienza.
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Per una grammatica del vedere - Ludwig Wittgenstein (Vienna 1889 – Cambridge 1951) nasce in una ricca famiglia viennese. Studia ingegneria a Berlino, come ci si aspetterebbe dal figlio di un ricco industriale dell’acciaio, e si specializza in aeronautica a Manchester. Sviluppato un grande interesse per la matematica, nel 1912 si trasferisce a Cambridge per studiare con Bertrand Russell. La sua prima formazione, quindi, non è quella classica di un filosofo. Dal 1913 scrive di argomenti di filosofia della logica e continua la sua attività anche durante la guerra, al fronte. Nel 1921 pubblica il Tractatus logico-philosophicus, la sua opera maggiore. Dopo la pubblicazione, ritenendo di non aver altro da dire sulla filosofia, lascia Cambridge e si reca in Austria per insegnare in una scuola elementare, anche se, a onor del vero, con scarso successo. Dopo una breve parentesi durata sei anni, torna a occuparsi nuovamente di filosofia e lo farà fino alla fine dei suoi giorni. E’ proprio negli ultimi anni della sua vita che nascono le “Osservazioni sui colori”. Ma perché interessarsi ai colori? Perché tentare di definire “una grammatica del vedere”? Riflessioni sui colori sono rintracciabili in quasi tutti gli scritti del filosofo, ma Wittgenstein non intese mai formulare una teoria dei colori. Quello che gli premeva era esplicitare la logica del concetto di colore. I colori, insomma, sono un’occasione per analizzare i rapporti tra logica ed esperienza, verità e falsità all’interno di contesti linguistici differenti, i cosiddetti “giochi linguistici”. Wittgenstein non rintraccia un significato prevalente sugli altri ma significati differenti in contesti differenti. Le condizioni per l’uso sensato di un’espressione linguistica, che il Tractatus aveva considerato univocamente determinabili per tutto il linguaggio, dipendono dal gioco linguistico nell’ambito del quale l’espressione è usata: “la prassi, infatti, dà alle parole il loro senso” [III, § 317]. Gli interessi di Wittgenstein non si dirigono ai fenomen
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