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"Le ragioni del declino sociale ed economico del Paese [hanno a che fare] con ciò che abbiamo voluto e saputo trasformare e con ciò che abbiamo voluto mantenere". Dal giusto punto di equilibrio tra cambiamento e conservazione, tra coraggio per scelte difficili e timore del nuovo, passa la capacità di crescere della nostra società senza perdere i fondamentali punti di riferimento morale: "la famiglia si è fatta fragile, esattamente come il mondo che la circonda", la genitorialità è sempre più difficile da esercitare, le nuove generazioni si arrovellano e si dibattono tra ubbidienza e trasgressione, tra responsabilità e ribellione, tra ragione ed emozione, tra un passato che rigettano ed un futuro che è difficile da costruire. Un saggio di agevole lettura, essenziale per chi vuole approfondire le tematiche pedagogico-educative connesse al rapporto tra adulti e mondo giovanile.
Libro ad effetto, di quelli che riescono a strappare il titolone sui giornali ma che poi sono vacui come le persone che li scrivono. Peccato perchè su questo argomento ci sarebbe davvero tanto da scrivere. Un appunto per Martina: ma sei vera? Hai 16 anni e scrivi facendo errori da quarta elementare!!!!!
Bello, davvero bello, soprattutto utile: leggerlo, comprenderlo ed applicarlo concretamente tutti i giorni contribuirebbe realmente ad una crescita sociale, quella che oggi viene decantata come una meta raggiunta mentre in realta' si tratta solo di un travestimento leggero, molto fragile nella sostanza, nei contenuti, nei valori. L'adolescente in questo libro e' solo una persona che ha bisogno di aiuto per diventare una persona matura, non e' dipinto ne' in forma negativa ne' in forma positiva, ma solo in forma oggettiva, con un marcato riferimento al diritto che un adolescente ha di essere aiutato a diventare un adulto maturo, autonomo, responsabile e, a sua volta, essere in grado di condursi al meglio nella vita e aiutare altri giovani a crescere. Il genitore o l'educatore in genere sono invece dipinti come coloro che hanno il dovere e il diritto di occuparsi bene della crescita di un ragazzo, compito molto difficile questo, in quanto richiede che quegli adulti a loro volta siano stati aiutati bene a crescere quando erano ragazzi, o che comunque possiedano una sensibilita' verso il giovane e una consapevolezza del proprio ruolo, o che comunque abbiano il coraggio di mettere in discussione se stessi e l'educazione che hanno ricevuto se non e' stata delle migliori e di capire il come si fa ad aiutare qualcuno a crescere. L'adulto dovrebbe svolgere una lavoro guidato dalla volonta' di rispettare con equilibrio lo spazio entro il quale il giovane ha diritto e vuole esprimersi e quello oltre il quale il giovane non puo' ancora spingersi perche' non ne possiede ancora gli strumenti, ma puo' gradualmente addentrarsi accompagnato da una guida esperta. E' un lavoro che richiede costante fatica, a tutti i livelli, fisica e psicologica: una fatica che si traduce nell'esserci sempre, in modo visibile o invisibile, che consiste nel creare un ponte con l'adolescente attraverso cui scorre un fiume di empatia che fa da veicolo alla fiducia ed al rispetto reciproci e che crea un ideale rapporto fra maestro e allievo.
Recensioni
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Quattro anni dopo Non siamo capaci di ascoltarli, Paolo Crepet racconta una nuova forma di malessere contemporaneo, insidiosa quanto più invisibile.
Un manuale di autodifesa dal senso di impotenza che trasforma le famiglie in microcosmi di infelicità e silenzio. Un libro che apre uno spiraglio di speranza nel cuore dell'istituzione più importante.
Mai come oggi una generazione di giovani aveva vissuto altrettanto benessere e disarmante vulnerabilità. Ragazze e ragazzi cresciuti senza conoscere il senso della frustrazione e del dolore, che tentano di sopravvivere aggrappati a un presente imbalsamato di privilegi, terrorizzati da un futuro insicuro. Giovani che rischiano di invecchiare senza maturare. Identità fragili cresciute in famiglie fragili. Genitori eternamente indecisi tra il ruolo di amici o complici, fra severità e buonismo, controllo e fiducia. Mai come oggi le giovani generazioni devono fare i conti col declino di due mondi: la scuola, alla ricerca di una identità, e il lavoro, capace solo di sfruttare la loro precarietà.
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