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Saggio sulla lucidità - José Saramago - copertina
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Saggio sulla lucidità

Descrizione


Nella capitale di un paese non meglio identificato tutta la popolazione vota scheda bianca alle elezioni. Al secondo tentativo le schede bianche aumentano. Il governo sospetta una cospirazione e mette sotto assedio la città, tutti gli organismi istituzionali vengono trasferiti, la città viene abbandonata a se stessa. In questa situazione, la gente sviluppa una solidarietà spontanea e reinventa una nuova gestione delle cosa pubblica. Si cercano i capi della cospirazione, viene individuata una donna, la stessa protagonista di "Cecità", sulle cui tracce viene inviato un agente segreto. L'uomo si rende conto che la donna non ha alcuna colpa e che serve solo da capro espiatorio, mentre tra loro si stabilisce un forte legame. Il loro destino però è già segnato.
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Dettagli

2004
290 p., Rilegato
9788806170431

Valutazioni e recensioni

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Riccardo
Recensioni: 5/5

penso che difficilmente scorderò "la moglie del medico", "il commissario" e il "cane delle lacrime" ...Sembra che saramago abbia trovato in loro il canale per comunicare -con una forza inaudita- l'enorme senso di umanità che ha. ... da leggere ovviamente dopo Cecità...il confronto può venire facile, Cecità è violento, mentre questo è "lucido" appunto... la seconda meta del libro è PERFETTA, un poeta in prosa, la vita sulla carta. invito (chi ha l'edizione super coralli) ha cogliere il punto di volta del romanzo, esplicitato dallo stesso Saramago: p.161, dove con un'eleganza sopraffina fa notare come il romanzo ora "cambierà registro"...Dai meccanismi governativi alla storia delle persone. Dai grandi sistemi al particolare intimo delle vicende del Commisario e della Moglie del Medico...Un libro memorabile!

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LUCIA
Recensioni: 4/5

Cecità è il primo libro che ho letto di Saramago e già dalle prime righe l'ho amato. Come si dice, Il primo libro di uno scrittore, purtroppo/per fortuna, non si scorda mai. Niente può eguagliarlo. Il Saggio è un'azzeccatissima continuazione accompagnata da una scrittura fenomenale, un viaggio all'interno di un paese che vede benissimo che ha lo scopo di togliere i paraocchi pure a noi, semplici lettori. Ci è riuscito. Solo per questo rimane uno dei suoi libri migliori.

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Bruno - da Parigi
Recensioni: 5/5

Se " Cecità" ci dava un quadro impressionante dell'abbrutimento morale in cui è caduta gran parte della società contemporanea, il "Saggio sulla lucidità" completa necessariamente quel quadro, mostrando lo scollamento esistente fra potere costituito e cittadino. E questo, a tinte non meno forti, a ben guardare, di "Cecità". Nel "Saggio", lo Stato finisce per divorare sè stesso. E al cittadino non resta che una protesta silenziosa, e legale, una condanna morale che atterrisce lo Stato ben più di una rivolta violenta. Fosse vero, che oggi la gente avesse il coraggio di questo silenzio ! Ancor più che in "Cecità", il "Saggio" invita a riflettere, ci dice che il vero potere è ancora nella mani della gente. Ma occorre esercitarlo, prenderne coscienza ! Assisteremmo allora a una completa inversione di rotta. Se, ad esempio, uno Stato dichiarasse la guerra e nessuno si presentasse a farla, avrebbe ancora un senso la parola guerra ? Un eccellente romanzo del grande Maestro portoghese, che beneficia, come sempre, della splendida traduzione di Rita Desti. Da non perdere assolutamente.

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Recensioni

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Voce della critica

Partiamo dall'aneddoto che dà avvio al romanzo e che si potrebbe riassumere così: in una capitale non identificata di un paese non identificato in cui vige un sistema democratico, i cittadini chiamati alle urne votano in massa scheda bianca. A un primo turno, sfociato in un'inammissibile 74 per cento di schede in bianco, è infatti seguito un secondo turno dall'esito ancora peggiore, in cui si registra un 82 per cento di voti di protesta. Perché di questo si tratta: nel pieno esercizio del loro diritto di voto, i cittadini sembrano usarlo come unico mezzo a loro disposizione per esprimere il proprio dissenso. Non disertano le urne in un vago - e variamente interpretabile - assenteismo, ma votando in bianco dichiarano di criticare l'offerta di tutti e tre i partiti in lizza, i non meglio identificati p.d.d. (partito di destra) p.d.m. (partito di mezzo), p.d.s. (partito di sinistra). I cittadini non sono rimasti a casa per evitare le piogge torrenziali abbattutesi sulla città, né hanno preferito rincorrere il sole in qualche ameno luogo di villeggiatura o semplicemente trascorrere la domenica al cinema o con gli amici, per comodità, pigrizia o indifferenza. No. Sono andati ai seggi e hanno votato. Inequivocabilmente. Come reagisce il sistema? Che cosa accadrà? Non è il compito di un recensore svelarlo, si sappia soltanto che c'è un momento in cui tutte le autorità decidono di abbandonare la capitale e che, ciononostante, i cittadini sembrano continuare a vivere in modo curiosamente armonico, attraversando un periodo, sia pur breve, di anarchia ideale.

Queste cose non accadono nella vita reale, si sa. Ma non è necessariamente il compito di un romanziere quello di raccontare la vita così com'è. Quantomeno non per José Saramago. Chi conosce la sua opera non si stupirà dinanzi a questa ennesima sfida impossibile lanciata dallo scrittore portoghese. Infatti, se si eccettuano il Manuale di pittura e calligrafia e le memorie autobiografiche di Viaggio in Portogallo, tutti i libri di Saramago germogliano intorno a un episodio sconcertante e paradossale: l'eteronimo di Pessoa che si incontra con il suo autore redivivo in L'anno della morte di Ricardo Reis, la penisola iberica che si stacca dal continente europeo in La zattera di pietra, il correttore di bozze che nega una verità storica in Storia dell'assedio di Lisbona, il potere della protagonista di Memoriale del convento di vedere attraverso la pelle, la più che apocrifa esegesi di Il vangelo secondo Gesù Cristo, l'apocalittica perdita della vista da parte di un'intera popolazione in Cecità, l'improbabile identificazione della caverna di Platone con un orwelliano centro commerciale in La caverna, l'impossibile archivio della piranesiana Conservatoria di Tutti i nomi, la duplicazione fisica ed esistenziale del protagonista di L'uomo duplicato. Del resto, nel corso di svariate interviste, Saramago ha illustrato il suo metodo nel porsi dinanzi alla pagina bianca: a differenza di quegli scrittori che vanno in giro con un taccuino annotando gli spunti che vengono suggeriti loro dalla vita reale, egli inizia col "fare il vuoto" dentro di sé e incomincia a immaginare a partire da un'ipotesi o da una domanda: "che cosa accadrebbe se...?".

Di recente, a Milano, proprio in occasione della presentazione di Saggio sulla lucidità, Umberto Eco ha suggerito un accostamento fra le storie raccontate da Saramago e i contes philosophiques, che è piaciuto molto allo scrittore portoghese al punto di indurlo a confessare il desiderio giovanile di diventare un filosofo e la sensazione odierna di essere, in qualche misura, un "saggista mancato", come testimoniano le parole predilette in gran parte dei suoi titoli: manuale, memoriale, storia, vangelo, saggio. E a proposito di saggio, come già il romanzo Ensaio sobre a cegueira - uscito in Italia impropriamente con il solo titolo di Cecità - anche questo Saggio sulla lucidità, (che non a caso contiene anche un rimando interno alle vicende narrate in quel precedente romanzo) è una riflessione in forma di apologo sulla condizione politica dell'uomo moderno, che non offre soluzioni utopistiche o consolatorie, ma apre stimolanti interrogativi ai lettori. Si sa che un atteggiamento filosofico nei confronti delle questioni chiave dell'esistenza non presuppone tanto la conquista di una verità quanto un approfondimento della loro complessità e che i filosofi, a differenza degli scienziati, non lavorano per uscire dal dubbio quanto per addentrarsi in esso. Ebbene, se certi scrittori, primo fra tutti Borges, hanno usato la filosofia - nel suo caso la metafisica - come strumento letterario, si può dire che in qualche misura Saramago usi la letteratura come strumento filosofico.

Il lucido "se" sviluppato da quest'ultimo romanzo propone al lettore una riflessione sullo "stato dell'arte" delle democrazie capitalistiche, che non avrebbe eguale impatto emotivo se fosse posto in forma realistica o saggistica. Lo scenario prospettato dall'apologo del voto in bianco, mette in luce la malattia di cui soffre un sistema valido in principio, ma di fatto messo in crisi dai condizionamenti e dalle amputazioni operate dal concubinato fra potere politico e potere economico. La democrazia che racconta Saramago è infatti una democrazia formalmente ineccepibile, in cui i cittadini vengono chiamati ogni quattro anni a sostituire un governo con un altro, ma proprio qui sta il punto dolente: che oltre a questo i cittadini non possono incidere sulla realtà, vale a dire sull'immutato e immutabile rapporto di sudditanza dei governi nei confronti dei poteri economici - si legga le multinazionali - che di fatto prendono decisioni al loro posto. Così, la "congiura delle schede bianche", come la definiscono i politicanti senza nome del romanzo, sta a indicare la pericolosità di una rivoluzione della democrazia dal suo interno, grazie all'utilizzo di una delle sue principali prerogative: il voto popolare. Con la scheda bianca, che non a caso è più sgradita ai politici dell'astensionismo, il cittadino dice democraticamente "no" al sistema così com'è gestito, dà voce al suo dissenso, piuttosto che sprofondare nel qualunquismo di un voto nullo.

Come scrittore, e non come politico né come filosofo, Saramago si permette di immaginare una realtà diversa e permette al lettore di immaginarla. Non dà risposte, come il lettore si accorgerà alla fine del romanzo, ma gli lascia in eredità delle domande, stimolando una lucidità non sempre scontata, poiché si rischia di vivere troppo da vicino e dall'interno il sistema democratico come male minore per riuscire a metterlo a fuoco. Di qui la necessità della provocazione da parte dello scrittore, il cercare delle impossibilità per poi materializzarle, rendendole plausibili, in un romanzo o in un racconto, al puro fine di instaurare un dialogo intelligente e costruttivo con il lettore su temi scottanti della nostra realtà. Del resto, come ha fatto notare l'autore in più di un'occasione, l'elemento fantastico utilizzato dal Saramago scrittore non è, in fondo, che un altro strumento dell'osservazione realista che il cittadino Saramago fa del mondo. Il vantaggio del primo sul secondo è quello di poter ricostruire il mondo con altri materiali desunti esclusivamente dall'immaginazione e, se si vuole, dal desiderio sempre sotteso a ogni utopia.

Anche per quanto riguarda lo stile di questo Saggio sulla lucidità, nessuna nuova e quindi buone nuove per il lettore affezionato. Quel lieve masochismo necessario per agganciarsi al ritmo di una scrittura quasi priva di punteggiatura e destinata a esigere più attenzione di quella normalmente riservata a un testo scritto, è una "penitenza" - come la chiama scherzosamente Eco - altamente remunerata, poiché lo coinvolge attivamente in una melodia in assenza della quale, confessa l'autore, il romanzo non sarebbe nemmeno nato. E qui sta l'elemento che differenza il would be filosofo o saggista dal Saramago narratore autentico: la necessità di volgere quanto racconta in musica, come ha illustrato la primavera scorsa dinanzi alla platea del Teatro dell'Archivolto di Genova: "Credo che vi sia una presenza di oralità nella mia scrittura ma al contempo vi sia un grado di 'udibilità' nel senso di qualcosa che è scritto per essere udito. Io ho bisogno di ascoltare la musica delle parole dentro la mia testa e credo che anche il lettore, pur inconsapevolmente, venga a sua volta trascinato da questo flusso che è al contempo della scrittura e della musica". Un ritmo e un flusso, ci teniamo a precisare, mirabilmente conservati nella sempre puntuale traduzione di Rita Desti.

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La recensione di IBS

Cosa accadrebbe se i cittadini di una capitale, chiamati alle elezioni amministrative, votassero scheda bianca in percentuale superiore al 70%? E se, chiamati nuovamente ai seggi, il numero di schede bianche aumentasse all'83%? è questo il paradossale scenario che apre il nuovo romanzo del premio Nobel per la letteratura José Saramago, un libro che ha già fatto molto discutere per la delicatezza dei temi trattati: il senso della democrazia, il valore del voto, la natura del potere politico.
Continuando nel racconto della storia, l'autore immagina che il governo del paese, temendo una cospirazione anarchica, decreti dapprima lo stato d'assedio e poi, non riuscendo a contrastare la resistenza civile della popolazione, decida di abbandonarla a se stessa trasferendo la capitale altrove. La speranza e lo scopo dei politici è che il caos si diffonda e giustifichi un intervento per il ristabilimento dello status quo, ma i cittadini riescono a scongiurare il pericolo e a preservare un'esistenza civile grazie al loro senso di responsabilità e a grandi capacità di organizzazione. Le forze governative però non si arrendono: per seminare il terrore ricorrono ad attentati, come lo scoppio di una bomba in una stazione della metropolitana, e intraprendono una caccia ai cospiratori sovversivi. Sospettando che la "rivolta delle scheda bianche" sia collegata all'epidemia di cecità che quattro anni prima aveva colpito la stessa città, indagano soprattutto sulla moglie di un oculista, l'unica persona che non perse la vista. La donna rischia di trasformarsi nel capro espiatorio della complessa situazione politica ma uno degli investigatori incaricati delle indagini scopre le vere intenzioni del governo e non può permettere che un'innocente ne faccia le spese…
Ambientato in una città volutamente anonima, ma che potrebbe trovarsi in uno dei tanti paesi del mondo reale, il Saggio sulla lucidità propone una storia di forte impatto emotivo, che sfocia in un'analisi spietata del mondo contemporaneo. In un periodo in cui il potere politico è strettamente legato al potere economico, il voto dei cittadini ha ancora valore o è una semplice formalità? Come spesso avviene nei libri dello scrittore portoghese, tra le pieghe di una vicenda di fantasia non priva di suspense e in cui non mancano sviluppi imprevedibili e sconcertanti, affiorano prepotenti interrogativi di carattere politico e morale. Legato al precedente Cecità, di cui riprende i luoghi e alcuni dei personaggi principali, questo nuovo romanzo di José Saramago è un apologo sui lati oscuri del potere e della politica, che regala ai lettori l'occasione di una raffinata lettura d'autore ma anche molteplici spunti di riflessioni sul significato della partecipazione nella società civile dei nostri giorni.

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Conosci l'autore

José Saramago

1922, Azinhaga

Narratore, poeta e drammaturgo portoghese, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Costretto a interrompere gli studi secondari fece varie esperienze di lavoro prima di approdare al giornalismo che ha esercitato con successo su vari quotidiani. Dopo il romanzo giovanile Terra e due libri di poesia caratterizzati da una forte sensibilità ritmico-lessicale, si è rivelato acquistando fama internazionale con un'originale produzione narrativa in cui rielaborazione storica e immaginazione mistica e allegorica, realtà e finzione si mescolano in un linguaggio tendenzialmente poetico e vicino ai modi della narrazione orale. Tra le sue opere più note pubblicate da Feltrinelli: Il vangelo secondo Gesù Cristo, Cecità, Tutti i nomi, L'uomo duplicato,...

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