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Anno edizione: 2005
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Pubblicato in Italia da Einaudi nel 2005 deve essere andato a ruba, poiché non se ne trova più una copia su qualsiasi sito web o libreria on line o tra quattro mura. Come mai? Un best-seller di solito si continua a ristampare. Nasce un dubbio: non è che la propaganda sionista ne abbia scoraggiato la pubblicazione e in pratica lo abbia messo all’indice dei libri proibiti come ha sempre fatto la Chiesa nei secoli passati? I libri all’indice venivano marchiati con “lectera P rubra”. Chapeau comunque all’autore Samekh Yizhar (nome de plume per Yizhar Smilansky) che ha avuto un coraggio straordinario in questo suo tomo, un j’accuse degno di Émile Zola. Ci si meraviglia come il Mossad non abbia deciso di eliminarlo. Il tema di fondo è esplicito in questa sua battuta: “stiamo facendo agli arabi quello che noi abbiamo subito nella nostra storia di ebrei, forse da vittime che siamo stati lungo tutta la nostra storia siamo diventati carnefici”. Un’affermazione come questa forse non ha suscitato i timori nel nascente stato ebraico proprio perché scritta a caldo, alla fine della guerra di conquista del 1949, quando il povero popolo palestinese è stato di fatto cacciato dalla propria terra. Oggi però a questo grido di dolore dei palestinesi, urlato da un ebreo, è stata messa la mordacchia e lo si è relegato in soffitta. La prosa è diretta, esplicita, gli atti criminali descritti quasi impietosamente. Alcuni esempi: p. 4: “si dovevano radunare gli abitanti caricarli sui camion e trasferirli oltre le nostre linee, far esplodere le case di pietra e bruciare le capanne di argilla. Arrestare i giovani e i sospetti, ripulire il territorio da forze ostili”. P. 81: “Chi penserà mai che prima qui ci fosse una certa Khirbet Khiza la cui popolazione era stata cacciata e di cui noi ci eravamo impadroniti? Eravamo venuti, avevamo sparato, bruciato, fatto esplodere, bandito ed esiliato”. Fa male al cuore leggere tutto ciò e vedere che la comunità internazionale sta alla finestra a guardare!
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