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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2014
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paperback 141 9788806171841 Molto buono (Very Good).
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Riconosco la potenza di questo breve romanzo e, personalmente, la difficoltà nel seguire la storia: si tratta di una vicenda ricostruita da voci effimere di presenze oltre le soglie polverose di una città abbandonata di cui si respira l'affascinante cigolare di cardini e legno. Attraverso questi sussurri si arriva a delineare la figura di Pedro Pàramo e il suo indomabile carattere. Un libro che porta lo sguardo negli angoli bui di abitazioni silenziose e, allo stesso tempo, verso un orizzonte infuocato d'una strada che prosegue oltre il tempo.
Preso e letto al volo su suggerimento di Vila-Matas che individua Rulfo come uno degli 'scrittori del No' (quelli che dopo aver scritto un capolavoro, si eclissano misteriosamente diventando 'agrafi' e né scrivono né pubblicano più) il quale è, secondo me, un ottimo antipasto quando il pasto sarà, a breve, 'Cent'anni di solitudine' il cui incipit sembra venga proprio dal frammento 41* di questo libro breve e difficile. Se quindi Rulfo è un ispiratore di Márquez lo ritroverò lì, come qui ho trovato tracce di Márquez e della sua magia. *«Il padre Rentería si sarebbe ricordato molti anni più tardi della notte in cui la durezza del suo letto l'aveva tenuto sveglio e poi l'aveva obbligato a uscire.»
La scrittura è densa, evocativa, allucinatoria, mescola il sogno con la realtà, ma la storia è troppo frammentata e non segue un filo logico. Troppi sbalzi di tempo, di luogo, e di personaggi.
Recensioni
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Un rischio c'è. Che Pedro Páramo, opera maestra dello scrittore messicano Juan Rulfo – entrata da poco nelle nostre librerie in una nuova traduzione – appaia, nelle sue centocinquanta pagine, un romanzo smilzo, dal titolo poco evocativo, senza un particolare potere atrattivo per i lettori poco informati. Eppure, Pedro Páramo non è un libro qualunque. Per convincersene, basterebbe aver letto l'appassionante cronaca dell'incontro di Gabriel Garcia Márquez con il romanzo, episodio fondante nella vicenda redazionale dell'universo di Macondo. O sarebbe forse utile imbattersi nei numerosi, commossi omaggi resi a Juan Rulfo dai massimi scrittori latinoamericani, di vecchia e nuova generazione.
Tuttavia, per comprendere a fondo Pedro Páramo occorre innanzitutto penetrare nel suo universo narrativo. Viaggio arduo, che non può portarsi a compimento attraverso una lettura ingenua o superficiale del testo, ma che esige dal lettore un profondo sforzo ermeneutico. Innazittutto perchè Pedro Páramo, privo di una struttura lineare e di una trama, nel senso tradizionale del termine, sconvolge le leggi interne del genere romanzesco. I settanta frammenti di cui si compone ricostruiscono – senza ordine cronologico ma sul filo del ricordo e delle suggestioni dei personaggi – non una ma numerose storie tutte in varia misura relazionate con una vicenda più ampia: quella del crudele e tirannico latifondista che dà titolo all'opera.
Volendo racchiudere il romanzo entro i confini rassicuranti di un intreccio, ci troviamo costretti a dire che Pedro Páramo è, nel contempo, la storia di un amore impossibile, cieco e crudele nella sua passione, quello di Pedro Páramo per Susana San Juan; la cronaca del viaggio di un figlio alla ricerca del proprio padre; un compendio della storia messicana del primo Novecento; una metafora del fenomeno sociale del latifondismo e della cultura latinoamericana in quanto cultura meticcia, fusione di realtà e immaginazione, di credenze indie e coloniali.
Tradotto, all'indomani della sua comparsa, in numerose lingue, Pedro Páramo si affacciava nei primissimi anni sessanta su uno scenario letterario di avanguardie e di sperimentalismi, situandosi in perfetta in linea con le principali correnti di pensiero europee e nordamericane. La sua ricetta letteraria – rivoluzionaria e audace in anni in cui la maggior parte della letteratura latinoamericana si vedeva ancora invischiata in schemi ideologici neocoloniali di discutibile valore estetico – doveva di lì a poco rivelarsi vincente: la mescolanza di tradizione e modernità, di autoctono e di universale, di realtà e immaginario, magistralmente cristallizzata nelle sue brevi pagine, sarebbe di lì a poco divenuta il segreto del successo dei romanzieri del cosiddetto boom.
Già nei primissimi anni sessanta Feltrinelli pubblicò il romanzo in lingua italiana: erano ancora anni in cui l'America Latina, come tutte le culture coloniali, era vittima di gravi pregiudizi culturali. In un mondo ancora mal comunicato, in cui i lettori italiani erano privi delle chiavi per interpretare e intendere un universo narrativo che, pur nella sua universalità, appariva intimamente radicato alla realtà culturale del più profondo Messico, il romanzo di Juan Rulfo passó pertanto quasi inosservato o quanto meno incompreso.
Sfortunato destino italiano dell'opera destinato a ripetersi quasi vent'anni anni dopo quando, nel 1977 – sulla scia del successo di Gabriel García Márquez, Carlos Fuentes, Mario Vargas Llosa, come riflesso delle mode terzomondiste allora divulganti nonchè del nuovo interesse del mondo occidentale verso forme culturali altre – il romanzo venne riproposto alla nostra attenzione in una nuova veste linguistica, affidata purtroppo a una traduttrice di lingua madre spagnola, che inevitabilmente non seppe rendere onore al testo. Pare riuscirci ora il suo nuovo traduttore, Paolo Collo, a cui Einaudi affida il delicato compito di portare finalmente in luce, nel nostro paese, un testo ingiustamente sacrificato dalle passate scelte editoriali.
Ai lettori ora il compito arduo ma affascinante di riscattare finalmente l'opera dall'oblio, abbandonandosi alla sua lettura, accettando la sfida di lasciarsi catturare dalla magia avvolgente della sua prosa poetica, per rifuggere ogni interpretazione logica o razionale del mondo lì descritto. Al romanzo il dovere di recompensarli con il piacere di una lettura che partendo dalla cronaca di un microcosmo, il pueblo di Comala, ripercorre stralci della storia dell'umanità. Umanità come insieme di individui, ognuno dei quali saprà identificarsi nel mondo evanescente, spettrale eppur tragicamente reale, di Comala e dei suoi abitanti.
Barbara Destefanis
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