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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2014
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Ma che noia. L'idea di fondo mi piaceva ma, salvo alcune parti, la maggior parte dei ricordi raccontati dal protagonista sono completamente inutili, scritti in modo piatto e soprattutto ricchi di particolari pesantissimi. L'avrei lasciato dopo i primi capitoli ma ho cercato di andare avanti giusto perché è ritenuto uno dei capolavori di Roth. Forse per quando è uscito perché ha creato scalpore. Ma, per i tempi in cui siamo ora, crea solo noia. A metà ho dovuto abbandonare per evitare il tracollo.
Esilarante e tragico, sarcastico e dissacrante, lieve e penetrante. Insomma: il solito grande, geniale Philip Roth in uno dei suoi libri migliori. Che dire di più?
Forse sono di parte,adorando l'humour ebreo come poche altre cose al mondo,ma questo libro,scritto da uno dei più grandi narratori viventi,è di una superbia rara.I conflitti interiori,le paure e i limiti di un trentenne ebreo,in perenne conflitto con il suo ambiente familiare e le sue origini,indeciso fino all'ultimo se continuare a rinnegarle o,per amor di stabilità psicologica,riabbracciarle.Il tutto raccontato al suo psichiatra,attraverso un lungo flusso di coscienza dove si districa tra le sue ossessioni principali,nello stile di un caustico Saul Bellow,ancor più nevrotico e ,sopratutto,ipersessuale.Il romanzo,pur non presentando ancora la piena maturità stilistica della cosiddetta "Trilogia Zuckerman",è un capolavoro,in bilico tra serio e faceto,che un altro grande ebreo,altro grande esponente della triade sesso-laicismo-psicanalisi,Woody Allen,ha sicuramente consumato,traendone innumerevoli spunti per le sue più grandi opere cinematografiche.Consigliatissimo.
Recensioni
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