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Anno edizione: 2015
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Indice
Lezione uno
Il realismo
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Lettura "difficile" ma imperdibile, come tutte le sue opere
Un autore che ha un concetto troppo alto di se stesso propina al lettore una serie di banalità un po' confuse ma con molte citazioni da Tommaso d'Aquino. Se questo è un Nobel...
Non va preso come un romanzo, altrimenti può deludere, va letto lentamente e riletto. Già la separazione dei quadri è un poco sconcertante, la materia trattata ostica e senza fronzoli. Alcuni pensieri sono originali, rimangono un pò tra le righe. Il punto di vista è caratteristico dell'autore, quello di persone disilluse, nella fase calante della propria vita . Mi è parso qualcosa di simile ad una ars poetica in chiave moderna. Probabilmente è una lettura che deve seguire a quella delle altre opere di Coetzee, ed è favorita da un pregiudizio positivo (ho dovuto resistere alla tentazione di abbandonare il libro precocemente).
Recensioni
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"Sua madre non è di pasta greco-romana. Il Tibet o l'India le si addicono di più: un dio incarnato in una bambina, portata da un villaggio all'altro, per essere applaudita, venerata."
Perché viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura a un determinato autore? Domanda stupida, se volete, ma ecco la risposta: Elizabeth Costello. Non perché lei sia una grande scrittrice (anche se di fatto lo è) e non perché sappia affrontare bene gli impegni letterari e mondani (e lo fa), ma perché è un personaggio inventato da Coetzee: a lui è andato il Premio nel 2003 e ancora una volta, se ce n'era bisogno, sappiamo il motivo. Sia che racconti la guerra del Vietnam, o che parli del Sudafrica, disquisisca sulla vita degli animali o, come in questo caso, costruisca dal nulla una protagonista del mondo letterario, Coetzee è sempre un maestro. Conosciamo Elizabeth Costello attraverso gli occhi del figlio e il suo continuo interrogarsi sulla natura della madre: "che razza di creatura è, lei, in realtà? Non una foca: non è abbastanza simpatica per somigliare a una foca. Ma neppure uno squalo. Un felino. Uno di quei grandi felini che fanno una pausa mentre sventrano la vittima, e lanciano una fredda occhiata gialla sopra la pancia squartata". "Qual è la verità su sua madre? Lui non la conosce, e in fondo al cuore non la vuole conoscere. È qui solo per proteggerla, per sbarrare la strada ai cacciatori di reliquie, ai lanciatori di ingiurie, ai pellegrini sentimentali", anche se non sempre sarà accanto a lei nelle pagine del libro. A scandire i tempi del romanzo sono gli impegni "mondani" di Elizabeth, le occasioni in cui, in varie situazioni che vanno dalla conferenza alla crociera o alla missione in Sudafrica, lei deve affrontare un dibattito sul suo lavoro e, facendolo, esprimere opinioni personali su altri temi, accendendo discussioni attorno ad argomenti come il realismo in letteratura, la storia del romanzo in Africa, il senso del male nel mondo... È proprio Elizabeth Costello a parlare o la sua voce è solo il megafono attraverso cui ascoltiamo quella del suo creatore? E nei dibattiti che si sviluppano, quale posizione assumerebbe Coetzee? sarebbe più propenso a concordare con la sua creatura o con i suoi interlocutori? E, ancora, la maschera che la donna indossa di fronte ai giornalisti e ai critici, quel ruolo che recita senza sentire, come un testo predeterminato e sempre uguale da sciorinare in pubblico, quanto rappresenta il pensiero autentico dello scrittore sudafricano? "Ogni creatura è la chiave per tutte le altre creature", scrive una ipotetica Elizabeth C. (Lady Chandos) nell'originale lettera che chiude il volume, datata 1603 e indirizzata a Francis Bacon. Elizabeth Costello è dunque la chiave per tutti gli altri personaggi di Coetzee, è brillante e spesso imprevedibile, è ormai anziana e talvolta stanca, ma quasi sempre determinata: è viva, ma soprattutto è letteratura.
A cura di Wuz.it
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