Marco e Mattio

Bello. Uno scorcio di Italia tra povertà, invasione dei Francesi e degli Austriaci. A tratti triste ma sempre intenso. Consigliato

Molto bello, nella mia personale classifica affianca La notte della cometa e La chimera. Una storia nella Storia, con gli umili, i poveri, i "matti" a cui vanno simpatia e umana pietà dell'autore, un romanzo corale, manzoniano, ma senza la provvidenza. Squarci di paesaggi e riflessioni accompagnano la vicenda, che ha basi storiche documentate ma non perde il suo sapore di favola amara. L'ironia diventa sarcasmo quando accenna alla morte di Venezia, invasa da orde di giapponesi e ridotta a fondale finto per foto rituali.

Scelgo questo romanzo ad onorare la memoria e il talento di Vassalli, quest'oggi volato via forse sulla scopa della sua Antonia, la protagonista della Chimera. Il tema di una follia salvifica declinato in due figure che incarnano la semplicità umana più toccante, il poetico e la squisita miseria che sa alzarsi oltre le abbiette maniere di un sociale meschinamente logoro e abbracciare quasi con grazia il passo della tragedia. Un ciabattino - Mattio - condannato a una specie di cattività forzata a causa della sua malattia, e Marco, il violento che ha nel cuore la certezza che egli redimerà chiunque. Una trama in cui la natura e la favola stendono le loro mani in un contesto di povertà e arretratezza (siamo nel 700) che sta per passare le consegne ai primi venti del nuovo secolo. Sfondo e dettaglio in una alternanza di pagine che sono anche storia, crudeltà, rivolta e dolore. E una lucidità descrittiva che sa dosare prosa e poesia come in un duo che va da solo verso il suo approdo riuscito. E' il Vassalli più bello, almeno per me quello dal respiro più ampio, più soffertamente sincero. I vinti al centro della vita, i diseredati, i pazzi, i fratelli degli angeli e dei sogni. Non avrei mosso mezzo muso se fosse giunto il Nobel alla sua opera. Qui la mia gratitudine di lettore...