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Anno edizione: 2016
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Il romanzo finisce in maniera forse troppo precipitosa e sicuramente disastrosa. Di botto Nanda Kaul, l’anziana protagonista ritiratisi in un villaggio isolato per vivere in serenità, si trova in realtà a dover prendersi cura della pronipote Raka, che intrattiene con storie delle imprese paterne. Alla fine deve confessare che tutte le storie che le ha raccontato sono clamorosamente false: suo padre non era mai stato in Tibet, non aveva mai gareggiato con gli arcieri tibetani, non era diventato un cavalleggero e cacciatore famoso, era tutta una menzogna. E non finisce lì: la povera Ila Das, che incontriamo solo nell’ultimo capitolo (il cui titolo “Ila Das lascia Carignano” verrà compreso solo nelle pagine terminali del romanzo) fa una bruttissima fine e pure la piccola Raka dà fuori di testa: si trastulla ad incendiare i boschi! Insomma, un romanzo davvero tragico e ben poco idilliaco. Perfino il paesaggio delle pendici dell’Himalaya ha un aspetto desolato: le gravine attorno alla casa di Carignano sono abbruttite da rottami, liquami e detriti umani di ogni sorta. L’Istituto Pasteur lì a fianco, che dovrebbe essere un luogo asettico e immacolato, è in realtà una specie di fabbrica che produce scarichi infetti e contamina l’ambiente (Pasteur si sarebbe rivoltato nella tomba!). Nonostante quest’atmosfera cupa e desolata, il romanzo si lascia leggere e apprezzare, anche perché il linguaggio è asciutto e senza fronzoli, evitando lo stile spesso barocco e ridondante di parecchi romanzi di autori indiani.
E' un libro aspro, duro come la montagna indiana che fa da sfondo agli eventi. Una storia sospesa dove il non detto si percepisce in ogni riga e che si legge cercando la verità dietro ogni parola. La straziante solitudine di tre donne, la menzogna prima e la laconica verità poi sono raccontate in maniera essenziale, vera, senza abbellimenti. Solo realtà. Il tratto raffinato di Anita Desai dona alle tre figure femminili del romanzo grande intensità. Si chiude il libro ma non ci lascia il ricordo della figura solenne di Nanda avvolta dal dolore del suo passato come fosse un sari; né tantomeno la memoria della bambina Raka, descritta efficacemente come un insetto, sola, schiva e coraggiosa al limite dell'autolesionismo; né infine il pensiero di Ila Das, querula e ridicola la cui voce stride come i graffi che le difficoltà, i dolori e i sacrifici hanno inflitto alla sua vita. Bel libro, essenziale e vero come l'India.
Storie di donne ma non solo per le donne, perchè la Desai quando scrive riesce a penetrare l'animo umano che, se riflettiamo bene, non ha sesso. Nanda è andata alla ricerca di sè stessa, di quel sè al quale aveva rinunciato per donarsi agli altri, alla sua numerosa famiglia che per anni aveva assorbito ogni cellula del suo corpo e della sua anima. A Carignano la donna ritrova il suo silenzio e la sua nudità per riappropriarsi del suo tempo ed assaporare i profumi di una natura non molto generosa. In punta di piedi arriva nella sua vita, fatta di assenze, la pronipote portando con sè una serie di vicissitudini che inquietano l'animo di Nanda disturbata dalla presenza di quella ragazzina che non mostra nessun interesse per la bisnonna,inizialmente egoista poi disponibile ad un dialogo che si sviluppa lunga la linea dei ricordi. Lo stesso itinerario segue l'amica di Nanda,Ila che con voce stridula appare e scompare, lasciando dietro di lei una violenza annunciata. Le vite di queste tre donne si mostrano in tutta la loro crudezza, appaiono affini, ma nello stesso tempo si differenziano, nell'intimità di un mondo femminile compare una sorda solidarietà che avvicina le tre donne. Lacerate dai loro drammi le tre donne si lasciano denudare dal silenzio e dalla natura che trasformandosi in torcia brucerà il bosco e dissolverà al vento le loro ceneri.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo brevissimo e denso romanzo di Anita Desai è una parabola tragica che inscena il dramma della solitudine di due anziane signore Nanda Kaul e la sua amica Ila Das e di Raka una bizzarra bambina che assomiglia a un insetto. Il dramma si consuma a Carignano un piccolo borgo arroccato sul crinale di un monte alle pendici dell'Himalaya circondato da un paesaggio brullo e aspro che lo stile rapsodico di Desai riesce a evocare con intensi tratti pittorici. La sua prosa trasparente e rarefatta fa emergere rumori odori e sapori con la forza di parole scelte con algebrica precisione. Il non detto prevale sul detto l'allusivo sull'esplicito. Ciò nonostante la psicologia dei personaggi e la complessa dinamica del loro rapporto di reciproca dipendenza si svelano con profondità introspettiva. Le tre parti in cui si suddivide il romanzo sebbene apparentemente episodiche sono saldamente interrelate in un intreccio tuttavia l'azione è scarna e quasi tutto accade nella coscienza dei personaggi. In apertura il romanzo si concentra sullo splendido isolamento di Nanda Kaul un'indiana benestante e colta che dopo anni di dedizione alla sua numerosa famiglia si rifugia in una casa in collina per ritrovare se stessa. La voce narrante in terza persona si insinua nei recessi dell'animo della donna svelandone i moti più segreti e i ricordi di un passato che la opprime. L'arrivo inaspettato della pronipote Raka fa vacillare le sue certezze. La casa non risuona di grida e di richieste come lei paventava. La bimba è taciturna e schiva e a poco a poco si stanca dei racconti con i quali la nonna tenta di conquistare la sua attenzione. I ruoli si ribaltano: ora è Nanda ad aver bisogno della compagnia di quella bambina libera e autosufficiente nella quale si illude di scorgere se stessa. L'arrivo della querula Ila Das ridotta alla fame e bisognosa di un aiuto che Nanda le nega prelude alla catastrofe che giunge inaspettata e che si consuma in poche righe e in modo lapidario. Le verità dei personaggi vengono a galla all'improvviso gettando una nuova luce sulla intera vicenda. Un colpo da maestro che lascia senza fiato.
Susanna Battisti
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