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Nel bunker di Hitler. 23 luglio 1944-29 aprile 1945 - Bernd Freytag Von Loringhoven,Françcois D'Alançon - copertina
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Descrizione


Bernd Freytag von Loringhoven, giovane ufficiale di carriera della Wehrmacht, si trova a vivere le settimane finali del Terzo reich accanto al Führer. Partecipa ogni giorno alle riunioni tattiche dei vertici dell'esercito tedesco, come aiutante di campo del capo di stato maggiore. Quelle stesse riunioni che scandiscono il crollo militare della Germania nazista su tutti i principali fronti di guerra. Ma soprattutto assiste da vicino all'agonia umana e politica di colui che aveva sognato di assoggettare l'Europa al suo sogno totalitario. E restituisce in questo racconto la quotidianità dell'ultimo Hitler in tutta la sua dimensione torbida e crepuscolare, fino al precipizio ultimo dell'autodistruzione.
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Dettagli

2005
8 novembre 2005
155 p., Brossura
9788806179021

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luca bidoli
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Non lo so, forse esagero. Ma ho come l'impressione che, editorialmente parlando, siamo di fronte ad una sorta di "Hitler Welle", ondata su Hitler. Sarebbe sufficiente entrare oggi, in una libreria, e controllare sui bancali delle novità quanti ritratti del tenero "Adolfino" ci guatano da lonatno. Ho letto il libro di questo vecchi soldato, e la mia impressione iniziale ( che si tratti cioè di una pura operazione editoriale) mi è stata confermata da parecchie cose. Non ultimo elemento il risvolto di copertina, dove gli ultimi giorni del dittatore tedesco, vengono nuovamente resi atraverso i toni cupi e drammatici di un crepuscolo degli dei. Il riferimento esplicito è anche al film " La caduta", del regista tedesco Hirschbiegel. Solo che il libro viene pubblicato in Francia, prima edizione assoluta, quando il film era già uscito in Germania. Ora, appare chiaro di come sia difficile scrivere un testo che ispira un film già girato! Oltre a questo, vi sono altri elementi, che non depongono troppo a favore di questa che, ripeto a mio soggettivo giudizio, appare solo come una mera operazione deitoriale. Le pagine su Hitler e il bunker della cancelleria a Berlini, non sono che una minima parte di un testo già succinto e come liofilizzato. E sono pagine di assoluta banalità, cose già sentite, lette, ben presenti in una memorialistica ricca e della quale l'AUTORE ( O GLI AUTORI, a questo punto il sospetto è legittimo), testimone oculare- come se questo rappresentasse già una forma di legittimazione al racconto, alla storia- ricorre in realtà alle idee e ai pregiudizi di altri esponenti dello stato maggiore tedesco. Tra queste idee: Hitler come capo vacillante ed incompetente- delirante, specie nell'ultimo anno di vita -una guerra persa da Hitler, non dai suoi generali. Tesi piuttosto dubbia, e sulla quale si potrebbe almeno discutere, non pontificare, alla ricerca di una propria e collettiva assoluzione. Quella, per capirci, della casta militare tedesco-prussiana. Un testo infelice, nel suo insieme, che non aiuta a capire.

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