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I ventitré giorni della città di Alba - Beppe Fenoglio - copertina
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ventitré giorni della città di Alba

Descrizione


"'I ventitre giorni della città di Alba', rievocanti episodi partigiani o l'inquietudine dei giovani nel dopoguerra, sono racconti pieni di fatti, con una evidenza cinematografica, con una penetrazione psicologica tutta oggettiva e rivelano un temperamento di narratore crudo ma senza ostentazione, senza compiacenze di stile, asciutto ed esatto." (Italo Calvino)
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Dettagli

2006
Tascabile
145 p., Brossura
9788806183721

Valutazioni e recensioni

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sandro landonio
Recensioni: 3/5

La visione della resistenza che esce da questo libro mi é sembrata molto sincera, quasi una pura cronaca degli avvenimenti e credo che mi abbia aiutato a capire meglio l'affermazione di un parente che sosteneva come fosse stato il periodo della sua vita nel quale aveva visto maggiormente i rancori personali trasformarsi in problemi politici. Mi ha colpito particolarmente il fatto che l'immagine del partigiano, quasi "eroico" nella sua lotta (male)armata contro la Repubblica ed i tedeschi, non sia idealizzata da Fenoglio, che, anzi, ci descrive delle persone, che, a parte l'età estremamente giovane, sono tutto sommato comuni. Quanto al valore puramente letterario dell'opera, non mi sono molto ritrovato nel modo di scrivere, ma anche questo libro dell'autore piemontese, come testimonianza di un epoca, vale appieno la lettura.

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Felleracqua
Recensioni: 5/5

Sullo sfondo delle Langhe, ne "I 23 giorni" affiorano le costanti della lotta armata presenti in ogni movimento irredentista. La fucilazione dei prigionieri è uno dei topos più importanti. Nel racconto “Il trucco” Fenoglio descrive con levità e precisione la disputa tra due partigiani che si contendono l’orgasmo di giustiziare un sergente fascista ed accampano storie di turni e di diritti di precedenza. Al posto di “uccidere”, i due usano il termine gergale “scorciare”, che restituisce un sapore sartoriale e senza ulteriori fronzoli dà l’idea dell’importanza che attribuivano alla vita del prigioniero. Un’altra tipica impronta insurrezionale è costituita dalla giovinezza dei protagonisti. Vecchio Blister (vecchia pustola), il partigiano quarantenne condannato dai suoi alla fucilazione per aver rubato oro in una cascina di contadini, si considera un matusalemme. Il cesello maniacale sul testo realizza un rendimento letterario spettacolare, tale è la rarefazione delle parole e la loro potenza immaginifica. Per informarci che i civili si nascondevano nell’attesa dell’attacco da parte dei fascisti alla città occupata dai partigiani, Fenoglio scrive soltanto: “i civili s’incantinarono”. Il realismo, la ruvidità del linguaggio, la precisione della sintesi contribuiscono alla verosimiglianza ed agevolano l’immedesimazione del lettore, nascondendo la fatica dell’autore sotto una patina d’immediatezza che rende ogni pagina più avvincente della precedente. Fenoglio ha regalato alla letteratura italiana importanti modelli di concisione e di spontaneità.

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elena
Recensioni: 1/5

L'esatto opposto di quello che solitamente definisco "bel libro". Apparirò antiquata, ma a me continuano a piacere il simbolismo, gli intrecci, l'approfondimento stilistico e terminologico, la ricercatezza, la poesia; tutto ciò qua è assente. E non è vero che è impossibile scrivere "poeticamente", e rispettando tutti i canoni che ho appena elencato, un libro dagli argomenti così crudi e realistici, come ho sentito dire da qualcuno; Pavese l'ha fatto. Sarò troppo drastica, ma sono contenta che la letteratura italiana del Novecento non sia rappresentata solamente da Fenoglio o da scrittori del genere, altrimenti avremmo continuamente l'impressione di un preoccupante quanto invalicabile degrado letterario, che ci farebbe rimpiangere Manzoni in eterno

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Conosci l'autore

Beppe Fenoglio

1922, Alba

Beppe Fenoglio nacque ad Alba il 1 marzo 1922 e vi trascorse quasi tutta la vita, esclusi i mesi del servizio militare a Roma. L'8 settembre ritorna sulle Langhe, dove combatterà tutta la guerra partigiana, sino alla Liberazione. Si era fatto una profonda cultura letteraria sui poeti e sugli scrittori inglesi, e sulla civiltà anglosassone nel suo complesso, che ammirava come antidoto e rivalsa sulla meschina realtà provinciale del fascismo. Dopo la guerra si impiegò in una ditta vinicola di Alba, per cui tenne la corrispondenza estera. Nell'estate 1962 fu colto dal male inguaribile che lo spense a Torino l'8 febbraio 1963, e che sopportò con stoica fermezza.Esordí nel 1952 con I ventitre giorni della città di Alba (Einaudi) cui seguí...

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