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L'inizio è un po' confuso, ripetitivo, poi, verso la metà, la trama si tende e la psicologia dei personaggi si definisce, tra paseudosciamani del tutto fuori di testa e omicidi rituali, con un detective che a volte fa più paura dello psicopatico assassino. E sullo sfondo la Marsiglia di Izzo, forse un po' più degradata, forse un po' più priva di speranza.
Una delusione, rispetto alle aspettative e alle premesse, leggendo il risvolto di copertina e alcune recensioni.... in realtà non ci troviamo di fronte a un autore come Grangé... e la vicenda, raffazzonata, non si eleva mai da una certa confusione, incapace di "spiccare il volo". Molta noia, e pochi brividi.
Carino, ma nulla più. A differenza di chi ha dato il proprio commento prima di me, non sono riuscito a nutrire particolare entusiasmo per un romanzo che promette molto e mantiene poco. Soprattutto promettono molto gli audaci paragoni che, per blandire il lettore, compaiono sulla quarta di copertina: spiacente, ma a mio avviso questo libro non ha speranza di competere con nulla di quanto abbia fin qui scritto Fred Vargas e, ancor meno, con i capolavori di quel fuoriclasse che è stato Jean-Claude Izzo. No, proprio non c'è partita. La Marsiglia che raccontava Izzo è unica e rara, come lo sono le storie che lui ci ha regalato. Quella Marsiglia meriterebbe di essere ritirata dal mercato, nessuno dovrebbe più ambientarvi storie. Come si fa con le maglie dei campioni dello sport, quando si ritira il loro numero, perché era il loro e non potrà essere di nessun altro. Ma questa è un'altra faccenda... Torniamo a noi. Insomma, alla fin della fiera, un libro che si può leggere ma che si può anche perdere, se non altro per la quantità di stereotipi che lo rendono fin troppo di genere. Basta, mi fermo, sennò finisce che gli tolgo un altro punto.
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