Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Shopper rossa
Maria - Aldo Nove - copertina
Maria - Aldo Nove - copertina
Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 6 liste dei desideri
Maria
Attualmente non disponibile
7,60 €
-5% 8,00 €
7,60 € 8,00 € -5%
Attualmente non disp.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
7,60 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
7,60 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Chiudi
Maria - Aldo Nove - copertina
Chiudi

Promo attive (0)

Descrizione


Un poemetto che riscopre e reinventa l'innologia mariana. Trenta canti, ciascuno di sette quartine di endecasillabi fittamente e variamente rimati: Aldo Nove ha trovato una forma chiusa e una misura che evocano litanie senza tempo, ma paradossalmente, con questa forma e con questa misura, riesce ad articolare un percorso di straordinaria libertà espressiva, come se la sintassi del verso venisse forgiata ex novo a ogni canto e a ogni quartina. Della tradizione medievale mantiene la caratteristica di affrontare temi ardui con il massimo della semplicità: e questo grazie alla figura di Maria, nodo incandescente della cultura e dell'immaginario. Attraverso di lei Nove descrive visioni cosmogoniche, sonda quei pochi barlumi di eterno percepibili da chi eterno non è; dall'altro lato, di Maria esalta soprattutto lo stupore, l'umiltà, le caratteristiche di donna concretamente viva nel suo presente storico, simbolo di tutti i presenti storici e possibili. Il suo destino di incrociare senza volerlo condizione umana e realtà misteriose più grandi di lei, se non un esempio, è una parabola che parla a tutti, laici e credenti.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2007
15 maggio 2007
42 p., Brossura
9788806187781

Valutazioni e recensioni

2,75/5
Recensioni: 3/5
(4)
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(1)
3
(0)
2
(0)
1
(2)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Madekhan
Recensioni: 1/5

Davvero molto pretenzioso. Davvero poco poetico. Se il tema non fosse Sacro verrebbe da sorridere.

Leggi di più Leggi di meno
Marco
Recensioni: 1/5

Non mi piace proprio, i versi non sono versi, sono troppo banali e scontati... questa non è poesia.

Leggi di più Leggi di meno
La Recherche
Recensioni: 5/5

E’ una raccolta poetica costituita da trenta poesie che sono dei veri e propri canti, ciascuno di sette quartine di endecasillabi. I versi si dipanano con ritmo sostenuto, di tanto in tanto trovando pause che segnano il tempo del pensiero. Dalla prima poesia fino all’ultima, il poeta, percorre con abile sapienza, non solo poetica ma soprattutto storico-evangelica e forse anche di fede, le vicende di Maria, dal concepimento del figlio Gesù-Dio alla morte in croce, alla resurrezione e alla stessa assunzione di Maria, la quale appare, fin dal primo verso, bambina più grande del Creato, come colei che è già compresa in Cielo, contenente il Paradiso stesso. La silloge è un filo continuo di meditazioni, di pensieri che aiutano a focalizzare la grandezza di questa bambina sognata finanche dai sogni: “[…] Ma i sogni la sognavano più forte / del sogno che a ogni nato è dato in sorte / prima che nel silenzio della morte / le vite si ritraggano contorte / […]”. Nel suo percorso narrante Nove ha la capacità di mettere in luce i sentimenti e i pensieri dei fatti che avvengono lungo la narrazione evangelica, come se avessero una loro soggettività; lo stesso Angelo che porta l’annuncio, davanti a Maria trova il suo stesso senso. Il poeta è abile nel procedere talvolta con affermazioni che tenta subito di allargare nel significato, come un cerchio d’onda sull’acqua che cerca di prendere dentro tutto il lago ma che inesorabilmente si smorza, per quanto ampio sia, così il poeta cerca di allargare i confini del senso delle parole e del loro naturale limite, riuscendo nell’intento, utilizzando talvolta il gioco di accostare parole dal senso opposto. In questo modo riesce a rendere il grandissimo mistero di Maria, del Figlio che concepisce, del suo amore verso di lui.

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi

Recensioni

2,75/5
Recensioni: 3/5
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(1)
3
(0)
2
(0)
1
(2)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Voce della critica

"Lei era una bambina che qualunque collina / avrebbe voluto avere come sole": si apre con un'autocitazione (da Amore mio infinito, del 2000) il poemetto di Aldo Nove Maria. A breve distanza dalla pubblicazione del libro inchiesta sul precariato (Mi chiamo Roberta, ho 40 anni…, Einaudi, 2007) il fu cannibale è tornato alla poesia, e c'è tornato con grande sorpresa e "scandalo" di quelli che pure furono grandi detrattori di quella stagione pulp ormai all'unanimità giudicata esaurita, pur non essendone stati, invece, definiti in modo altrettanto chiaro i distinguo tra gli afferenti al gruppo: tra coloro, cioè, che ne facevano mero vessillo o schermo, rispetto alle più durevoli individualità, da Silvia Ballestra allo stesso Nove. C'è tornato, si è detto fin troppo (a partire dall'anticipazione di Maria sulla rivista "Poesia" all'inizio del 2007, sul numero 212, con nota introduttiva di Andrea Cortellessa), da "convertito": con un libro metricamente assai costretto (in trenta canti di quartine di endecasillabi, sia pure per lo più irregolari), e dunque quasi regressivo, e nientemeno che di argomento mariano, perciò praticamente reazionario. Ma Aldo Nove "c'è o ci fa", gli chiede, non tanto inopportunamente come potrebbe sembrare, uno spettatore del "RicercaBo" di Renato Barilli, Niva Lorenzini e Nanni Balestrini (Bologna, ottobre 2007), evento in cui l'autore avrebbe dovuto leggere, per la prima volta in versione integrale, il poemetto. Avrebbe dovuto, sì, perché la lettura si è invece presto tramutata quasi naturalmente in performance collettiva, e nel pubblico, costituito essenzialmente da scrittori misti a critici (e proprio da un'occasione del genere, l'allora "RicercaRe" di Reggio, il praticamente sconosciuto Antonello Satta Centanin si mutò – correva l'anno '95 – nell'Aldo Nove di poi), si è diffusa la sensazione che di quella Maria ci fosse proprio necessità di appropriarsi, condividendo con l'autore la responsabilità dello scandalo.
Aldo Nove c'è o ci fa, allora, come ci siamo o ci facciamo tutti. A maggior ragione se quella bambina che "qualunque collina / avrebbe voluto avere come sole" si cala sin da subito entro un orizzonte materiale, il cui problema principale rimanda all'attualissima necessità di tramutare "l'indigenza in abbondanza". A questo riguardo, abbiamo già in altra sede accostato idealmente la protagonista (solo una delle tante in realtà, quella evocata dal titolo) del libro "precario" con questa Madonna umanissima, nient'affatto incomparabili come il gap epocale avrebbe indotto a pensare, e non così incompatibili come la deriva del dibattito (non a caso svoltosi, finora, prevalentemente sui blog nel solito modo scomposto tipico del medium) sulla improbabile conversione dell'ex cannibale ha lasciato intendere. Se però Roberta lamentava di non potersi concedere, di un figlio, nemmeno il desiderio ("le statistiche dicono che ci vogliono duecentotrentamila euro per crescere un bambino"), Maria è, viceversa, madre, anzi, la madre delle madri: la madre del Figlio per antonomasia, e, soprattutto, la paradossale "Vergine Madre figlia del tuo figlio" della tradizionale innologia cristiana, invocata tanto da Dante quanto da Petrarca, a conclusione di un percorso in entrambi i casi improntato alla costruzione di un uomo (sed auctor) nuovo.
Conviene, allora, guardare alle premesse letterarie, prima che alla eventuale metabolé personale, per arrivare a rispondere, e con tutta la serietà del caso, che Aldo Nove c'è, e sicuramente non ci fa. E dunque: alla stessa creatura, a Maria, si era rivolto nel "sacrato poema" anzitutto il più ideologico dei poeti della nostra tradizione: per il tramite di san Bernardo, nell'ultimo canto del Paradiso, Dante aveva levato il suo inno, propiziatorio della visio Dei. Si concederà, almeno, ad Aldo Nove (e non solo a Benigni) di poter rifare Dante? L'imitazione si realizza innanzitutto sul piano strutturale, recuperando la formalizzazione liturgica dell'orazione dantesca, a partire da quello che Auerbach (citando a sua volta Norden) aveva definito l'artificio retorico del Du-Stil:l'invocazione a Maria si fa col "tu". Tale modalità reca poi come immediata conseguenza formale il ricorso a una serie di elenchi-litanie-allocuzioni, valevoli a rinfrescare ai fedeli le qualifiche canoniche della madre del cielo. Nella Maria di Ado Nove la soluzione è adottata a partire dal terzo canto, in cui al contempo risuona – ed è un momento capitale del poemetto – una vibrante eco da Iacopone, altro inevitabile nume tutelare: "questo, senti, Maria? / L'eternità ha trovato in te la via".
Ciò di cui si fa a meno, invece, rispetto alla tradizione innologica, è l'antitesi fondativa del dogma mariano: "vergine e madre", Aldo Nove, non lo dice mai. Non è questo infatti il paradosso, e non è questo lo scandalo (termine viceversa piuttosto ribadito). Invece, la reversibilità di qualunque vita (non solo di quella di Cristo, dunque, presenza addirittura secondaria) nel suo contrario, entro un ridimensionamento dell'esaltazione creaturale che coinvolge lo stesso creatore, reso qui minuscolo ("Madre di dio che in te dio è diventato / bambino") o solo accidentalmente maiuscolo, per necessità grafica. Maria è, di fatto, per l'ex cannibale (ma allora anche ex studente di filosofia, perché non ricordarlo?), il punctum di quell'assurdo esistenziale che si potrebbe definire, forzando ancora le affinità con Roberta, il precariato biologico.
E non si può non ricordare come già un altro poeta-filosofo, stavolta ateissimo, il Leopardi delle Operette morali, avesse ipotizzato in quella sorta di Genesi laico che è la Storia del genere umano, un'umanità primordiale fatta di uomini "tutti bambini". Il Leopardi delle Operette non avrebbe mai definito, come qui Aldo Nove, il cielo "compromesso" con l'infelicità umana: caso mai "indifferente". La conversione del cannibale passerebbe quindi attraverso il pianto creaturale della madre, la "bambina che qualunque collina / avrebbe voluto avere come sole". Ma se si legge a fondo si vede come il cielo, quel pianto, semplicemente "non capiva". Come molti non hanno capito, e perciò non ne hanno nemmeno scritto, la ragione profonda della Maria di Aldo Nove, l' ex cannibale. Gilda Policastro

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Aldo Nove

1967, Viggiù

Pseudonimo di Antonello Satta Centanin, Nove si laurea in filosofia e nel 1996 pubblica il suo primo libro per Castelvecchi, Woobinda e altre storie senza lieto fine, che Einaudi ripubblica nel '98 includendolo nel volume Superwoobinda. Nell'antologia einaudiana Gioventù cannibale, pubblica un racconto, Il mondo dell'amore. Ha pubblicato racolte di poesie, sia con il suo vero nome che con lo pseudonimo, da ricordare nel 2001 Nelle galassie oggi come oggi. Covers, in collaborazione Tiziano Scarpa e Raul Montanari. Definitivamente allontanatosi dai "cannibali" è attento alle questioni sociali della contemporaneità, esce così sempre per Einaudi Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese. Sanguineti lo pone insieme a Tiziano Scarpa e a Giuseppe...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore