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Una moderna lettura dell'incompiuto poemetto pariniano, uno dei vertici della poesia italiana del Settecento.
Nella Notte , quarta e ultima parte defcapolavoro pariniano, il personaggio caricaturale del giovin signore scompare ormai quasi del tutto dalla scena. Lo stridulo riso della satira cede il posto a uno sguardo serenamente sorridente e pensoso. In una notte degli ultimi anni del Settecento, nelle sale di uno splendido palazzo, il vario bel mondo milanese si raccoglie intorno alla padrona di casa, la «matrona del loco», per celebrare i suoi consueti, fatui riti del giuoco e della vanità. Freddo e impassibile, acuto e penetrante l’occhio del poeta si posa con mobile curiosità e impareggiabile grazia sulle molteplici figure dei nobili (dame e cavalieri, giovani e anziani, astuti e sciocchi) e sugli oggetti futili ed eleganti di cui unicamente essi si compiacciono: gioielli e ventagli, abiti e cappelli di nuovissima foggia, candelabri e canapè, variopinte carte da gioco… La tecnica pariniana della descrizione e del ritratto, che richiama di volta in volta quella di Longhi e di Watteau o piuttosto di Hogarth, non era mai stata cosí sapiente. Apparentemente soltanto paga di particolari preziosi, l’arte del poeta riesce a far sentire come dietro le ben chiuse imposte delle sale premano inquietanti le tenebre della notte, si accendano i crudi bagliori della Rivoluzione, monti inesorabile il sordo brontolio della storia.
Nella Notte, quarta e ultima parte defcapolavoro pariniano, il personaggio caricaturale del giovin signore scompare ormai quasi del tutto dalla scena. Lo stridulo riso della satira cede il posto a uno sguardo serenamente sorridente e pensoso. In una notte degli ultimi anni del Settecento, nelle sale di uno splendido palazzo, il vario bel mondo milanese si raccoglie intorno alla padrona di casa, la «matrona del loco», per celebrare i suoi consueti, fatui riti del giuoco e della vanità. Freddo e impassibile, acuto e penetrante l'occhio del poeta si posa con mobile curiosità e impareggiabile grazia sulle molteplici figure dei nobili (dame e cavalieri, giovani e anziani, astuti e sciocchi) e sugli oggetti futili ed eleganti di cui unicamente essi si compiacciono: gioielli e ventagli, abiti e cappelli di nuovissima foggia, candelabri e canapè, variopinte carte da gioco... La tecnica pariniana della descrizione e del ritratto, che richiama di volta in volta quella di Longhi e di Watteau o piuttosto di Hogarth, non era mai stata cosí sapiente. Apparentemente soltanto paga di particolari preziosi, l'arte del poeta riesce a far sentire come dietro le ben chiuse imposte delle sale premano inquietanti le tenebre della notte, si accendano i crudi bagliori della Rivoluzione, monti inesorabile il sordo brontolio della storia.
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