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L' ambiguità - Simona Argentieri - copertina
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ambiguità

Descrizione


L'ambiguità è una delle parole del disagio, un piccolo crimine quotidiano inscritto nella malafede o nella falsa coscienza, una nevrosi che sta dilagando. Dove? Innanzitutto nel linguaggio, nella politica, nei comportamenti pubblici e privati, nella sessualità (dove si sono indebolite le "differenze" dell'identità di genere). Ma pur senza considerare le figure limite (comprendenti transgender e perversioni patologiche), resta il fatto che l'ambiguità è un meccanismo che fa colludere anche le cosiddette persone per bene con le più trite ipocrisie: c'è chi è favorevole alla guerra, ma che poi ammette serafico di aver fatto di tutto per evitare il servizio militare al figlio, o il divorziato che sfila convinto al Family Day... Anche quando comportano un senso di responsabilità attenuato, sono atteggiamenti nei quali concorrono, più che la lotta inesausta tra il bene e il male, la discesa in campo di diverse identità simultanee, scisse e oggetto di rimozioni.
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Dettagli

2008
22 aprile 2008
123 p., Brossura
9788806192051

Voce della critica

In questo interessante e godibilissimo lavoro, Simona Argentieri mette a disposizione osservazioni e riflessioni che derivano dalla pratica analitica per riflettere su un fenomeno pervasivo, quanto trascurato: la malafede, ossia quella zona grigia di ambiguità in cui difensivamente nuotiamo in vistose contraddizioni tra il dire e il fare, tra l'immagine che presentiamo di noi e i comportamenti abituali che la contraddicono. Quest'area di ambiguità è più vasta dei casi di autoinganno, il quale in genere riguarda specifiche credenze disturbanti ed è in questo senso localizzato. La malafede investe invece il carattere nel profondo e permea di sé tutta la personalità. Non solo, essa esonda a livello sociale, si intesse nella cultura, in abitudini sociali atte a semplificare la complessità codificandola in rassicuranti categorizzazioni che identificano colpevoli e premiano una tolleranza che è solo indulgenza a cattive abitudini di pensiero. L'autrice ci conduce così dalla realtà delle nevrosi dei suoi pazienti ad atteggiamenti sociali che affrontano l'ambiguità mascherandola in parole d'ordine e atteggiamenti che ne offuscano la natura e hanno la sola funzione di rassicurare. Da psicoanalista, i fenomeni che indica come segno tipico di questa ambiguità trattata con malafede sono quelli legati al mondo delle passioni, della sessualità e dell'identità sessuale, offrendo acute analisi di fenomeni quali la pedofilia, e la sua elaborazione sociale, e dell'ambiguità dell'identità sessuale e di genere, con le derive della tolleranza indifferenziata, che si esprimerebbe tanto nella cultura "queer" e "transgender", quanto nell'eccesso di interventi medici a una definita riallocazione di genere. La cosa migliore di questo libro sta però non tanto nell'identificazione del fenomeno, ma nella sua considerazione morale. Il fatto che la malafede sia a vari livelli sintomo nevrotico e meccanismo difensivo inconscio non esonera le persone dalla responsabilità nei confronti di un tratto riprovevole del carattere e della cultura che lo esprime. La condanna morale si intreccia con la convinzione che dall'ambiguità non analizzata e affrontata non può derivare niente di buono: una realtà illusoria è foriera solo di delusione. La modalità positiva di uscita dall'illusione è invece la disillusione che richiede l'elaborazione del problema che ha nutrito ambiguità e malafede. È bello vedere come la psicoanalisi si ponga problemi etici respingendo così l'accusa che la vuole deresponsabilizzante e perdonista.
Anna Elisabetta Galeotti

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Conosci l'autore

Simona Argentieri

È membro ordinario e didatta dell'Associazione Italiana di Psicoanalisi e dell'International Psycho-analytical Association. Tra i suoi libri: "Il padre materno" (1999); "La Babele dell'inconscio" (2003 con J. Amati e J. Canestri); "L'ambiguità" (Einaudi, 2008); "A qualcuno piace uguale" (Einaudi, 2010; "In difesa della psicoanalisi" (Einaudi 2013, con S. Bolognini, A. Di Ciaccia e L. Zoja). Collabora con l'«Espresso» e «Micromega».

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