"Pietra miliare degli studi sul Rinascimento italiano", questo libro era già uscito in traduzione nel 1970, incontrando successo di pubblico. Einaudi lo ripropone con una nuova prefazione, Machiavelli dopo Auschwitz, che fornisce al lettore informazioni sulla biografia dell'autore, formatosi nella Germania degli anni venti all'ombra di Leopold von Ranke e Friedrich Meinecke, emigrato negli Stati Uniti dopo l'avvento del nazismo e destinato a trapiantare nel nuovo mondo la "migliore tradizione culturale" tedesca. Proprio il ritratto di Machiavelli disegnato da Gilbert, per "ricostruire con la massima precisione il contesto" della politica fiorentina e "far emergere il vero senso della sua opera proiettandola su quello sfondo", è un esempio dal "pathos" che si nasconde in questa riflessione. La lotta politica e lo scontro fra razionalismo e irrazionalismo che porta al trionfo dei Medici sotto il segno della forza, l'imprevedibile processo che minaccia di travolgere la ragione sprofondandola nella violenza diventano infatti "una chiara trasfigurazione della Germania di inizio Novecento". E Gilbert presenta il pensiero machiavelliano come una superiore capacità di "tenere conto, nel proprio calcolo razionale, di ciò che appunto ragione non è", rinunciando ai "progetti astratti" e imparando "a dare il giusto valore alla violenza", vero e proprio emblema del razionalismo "dopo Hitler e dopo Auschwitz". Perfetto pendant di questo metodo è allora la storia come "tragedia", la "lezione di disperazione" e insieme di "orgoglio" messa in campo da Guicciardini con la Storia d'Italia: altra sfida dell'intelletto che rivela "il vero valore delle cose di questo mondo", gettando le fondamenta del pensiero moderno. Rinaldo Rinaldi
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