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Lettura gradevole e originale: magnifico e tenero il personaggio di Calmer; talora Spooner mi ha ricordato la capacità di Forrest Gump di essere sempre al centro della storia e con l'innata capacità di reinventarsi.
Consigliato. Questa è la storia di Spooner, bambino maldestro che diventa adulto, si sposa, ha figli. Spooner si potrebbe riassumere nelle parole della sua insegnante: "No tesoro, così non va". Bella la figura di Calmer, il padre.
Non sono riuscito a finirlo sono arrivato a pagina 260 (la metà) e poi mi sono arreso. Devo dire che ci sono arrivato per le entusiasmanti recensioni che mi precedono, pensavo infatti che prima o poi decollasse ma non è successo. Mi dispiace forse non ci capisco troppo ma per me noia pura.
Recensioni
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Chi vorrebbe venire al mondo dopo cinquantatré ore di travaglio, secondo dopo un fratellino gemello nato morto (che quindi si è già aggiudicato il ruolo di preferito tra i due), e nel momento esatto in cui la Casa di Riposo dei Figli della Confederazione di fronte sta andando improvvisamente in fiamme? "Podalico, color melanzana e con il cordone ombelicale avvolto intorno al collo, piccolo uomo nudo appeso alla forca e diretto a un altro mondo": ecco i primi passi nel mondo di Warren Spooner, protagonista del nuovo romanzo dello scrittore e giornalista americano Pete Dexter. A Milledgeville, in Georgia, il 1° dicembre del 1956, Spooner nasce orfano di padre, da una mamma infelice e asmatica, e diventa un bambino problematico, silenzioso e sempre alla ricerca di guai, protetto solo dalla quieta (ma forte) presenza del suo patrigno, Calmer Ottosson.
Un personaggio che ci spiazza. Che appena compare, sembra domandarci: e voi, da che parte starete? E che, dopo un iniziale istinto ad allontanarsi, a giudicarlo con severità, si fa rispondere con benevolenza e affetto: perché è un misto tra Gian Burrasca e Huckleberry Finn quando tira le uova alla macchina del maggiore Shaker, viene espulso dall'asilo per comportamenti ambigui verso la maestra, si intrufola di notte nelle case di Vincent Heights per far pipì nelle scarpe dei legittimi abitanti assopiti. Ma, soprattutto, perché è un bambino, un ragazzino e poi un uomo molto solo, un antieroe anarchico che vive in un mondo tutto suo, fatto di pensieri e sensazioni di altri colori, inspiegabili a chi non è come lui.
Da fuori, nei suoi tanti silenzi Spooner appare stupido, addirittura un ritardato mentale: fin da bambino, infatti, sa di essere diverso dai suoi fratelli (tutti bambini prodigio, neanche a farlo apposta). Come se tutti attorno a lui lo vedessero "attraverso una finestra appannata", gli unici a poter andare oltre siamo noi lettori, che leggiamo i suoi pensieri e ne scorgiamo l'unicità, l'originale e vivace ingenuità che sfiora il genio: al pensiero di suo padre morto per un infarto, per esempio, Spooner si chiede spesso "cosa fosse questo colpo che l'aveva ucciso: forse un cavallo gli aveva mollato un calcio, ed era stato quello il colpo fatale".
Ma in questa eccentricità che porta Spooner (e Calmer prima di lui) a mettersi sempre nei pasticci, c'è qualcosa di più moderno rispetto alle marachelle scritte per Gian Burrasca e Huckleberry Finn: quando da bambino si siede volontariamente su un formicaio, così come quando, già uomo, si fa quasi ammazzare di botte in un bar di Filadelfia, rimanendo poi per sempre segnato nel corpo e nella mente da questi eventi, non è solo innata e naturale propensione ai guai. Sembra infatti che tutta l'esistenza di Spooner volga verso l'autodistruzione, una rovina che lui stesso sceglie, che lo distrugge pezzo per pezzo e che pare inspiegabile. A noi lettori, Dexter parla della costante ansia del suo personaggio, del vortice in cui si sente cadere (la "sensazione di venir risucchiato in un violento turbine, come se qualcuno avesse tirato l'acqua e lui stesse precipitando giù per lo scarico del gabinetto"), per la paura di perdere quello che ha, il posto che, con fatica, si è conquistato. E infatti, quando crede di aver trovato la sua strada (astro del baseball, lanciatore bravo come nessun altro), Spooner "si frantumò il gomito come se fosse stato di vetro". Giornalista per ripiego, si sposa e ha una bambina, e la paura cresce, diventando terrore: "A dirla tutta, Spooner non era programmato per avere quello che voleva. (
) Aveva sempre dato per scontato che qualunque cosa gli cadesse in grembo gli sarebbe anche caduta dal grembo, prima o poi".
Quello di Dexter è quindi un romanzo crudo, sul profondo malessere di personaggi esclusi, solitari e disadattati, un'analisi acuta del mondo moderno come universo di antieroi, di individui sbagliati e ridicoli che non trovano mai il loro spazio e ruolo, piccole barche in un bosco di situazioni surreali e caotiche. Ma con uno spiraglio: il vecchio Calmer che nella demenza senile torna alla sua infanzia e il Warren Spooner che se ne prende cura fino alla fine (ovviamente senza mai perdere del tutto la sua capacità di creare guai) sembrano suggerirci, nonostante tutto, la possibilità dei legami e delle affinità, insieme alla speranza che l'universo non sia del tutto dominato dal caos, ma disponga eventi e individui secondo un certo ordine. Anche se quasi invisibile. Anche per personaggi come loro.
Valeria Gallo
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