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Melania Mazzucco è davvero letteratura. Un uso della lingua italiana ormai raro per delle trame mai scontate. La sua scrittura su vicende contemporanee, in Limbo come in Un giorno perfetto, avvince il lettore. I personaggi entrano nella vita di chi legge ed è difficile staccarsene. Una storia sui sentimenti e la capacità di riadattarsi alla vita. Consigliatissimo.
Lettura piacevole, a tratti ripetitiva: i personaggi sono ben delineati Mattia un pò meno rispetto a Manuela. Ben scritto, ma in alcuni parti pesanti. Ho trovato un pò eccessivo tutto il mistero attorno a Mattia, certamente per dare più suspance alla storia ed anche un pò troppo rigida la figura della protagonista, che fa sempre la cosa giusta, insomma la classica sbandata che diventa portatrice sana di valori ed etica. Per il resto è una storia di amore, anzi di incontro tra due anime perse, l'una dentro di sè, l'altro fuori. Due anime sole che trovano nella sofferenza dell'altro lo specchio per vedere le proprie e sentirsi meno alieni. Perchè per avvicinarsi non c'è bisogno di parole o di piacevoli situazioni, basta l'accomunarsi di sensazioni, il ritrovarsi in certi atteggiamenti, il rivedersi in alcune facce dai cui occhi traspare il mondo interiore complesso e labirintico, in cui non è necessario trovare l'uscita... perdercisi dentro è la vera conquista. E così, dimenticandosi di se stessi e del mondo "reale", scrutandolo da un'altra prospettiva, cioè dell'altro forse si scioglie un pò il bandolo della matassa intricato di pensieri ed ossessioni per uscirne più leggeri e meno negativi nei confronti di quello che la vita ha riservato. Intimo, triste, ma non entusiasmante.
Un romanzo sicuramente molto bello e coinvolgente. Un po' lento nella prima parte, durante la quale il lettore fa un po' fatica ad entrare nella storia a causa delle molteplici digrezione, prende poi il giusto ritmo ed inizia ad appassionare. I personaggi sono tratteggiati nei minimi dettagli. Sono vivi. Alcuni piacevoli, altri irritanti. Il personaggio di Vanessa forse è troppo caricaturale, e non mostra la sua profondità. Per il resto, oltre ad essere un'ottima scrittrice, la Mazzucco si mostra anche come preparata sociologa, in quanto offre ai nostri occhi spezzoni altamente realistici del contesto socio-culturale in cui viviamo. Dalle trincee ai centri commerciali, da facebook a call of duty, dai campi da calcio di provincia al freddo rigore della caserma, dai rumori di una discoteca all'intimità di un villino sul mare. Quella mostrata dalla Mazzucco, è un'Italia a 360° della quale, nonostante tutto, sono orgogliosa di fare parte.
Recensioni
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Sembra che a Melania Mazzucco non importi molto perdersi nella scrittura. Leggendola, anzi, si ha proprio la sensazione che abbia dedicato moltissimo tempo alla ricerca di parole inconsuete e alla limatura di bellissime frasi. Se non fossimo certi che si tratti di una donna, diremmo che la sua ambizione come scrittrice ricalca forse maggiormente un modello maschile: poche le donne che si cimentano nell’epica, nel racconto della vita nella sua totalità e non frammentata in piccoli pezzi. Eppure Melania Mazzucco lo ha fatto in passato con i suoi successi, Vita (Premio Strega 2003), Un giorno perfetto (da cui uno splendido film di Ferzan Ozpetek) e La lunga attesa dell’angelo, dove gli spunti biografici e autobiografici sono usati con l’intento di descrivere intere esistenze, secondo diversi punti di vista. E ritorna a farlo in queste pagine, durissime eppure emozionanti, dedicate alla vicenda di una giovane soldatessa italiana, Manuela Paris, ferita durante una missione in Afghanistan e di ritorno in Italia in convalescenza.
Sono tre i momenti in cui si snoda l’intreccio della narrazione, come le sezioni in cui è suddiviso il romanzo. Live, sono i capitoli in cui Manuela racconta i giorni del suo ritorno a casa, a Ladispoli, dopo l’incidente che l’ha riportata in Italia. Nel suo quartiere asfittico, sul litorale laziale, sua madre e sua sorella sono pronte a prendersi cura di lei, scampata all’esplosione del Lince su cui viaggiava e alla morte degli altri tre soldati che erano con lei. Con i capelli rasati a seguito dei due interventi al cervello cui si è dovuta sottoporre, le stampelle e un tremendo boato che le si riverbera in testa, in quei giorni tra Natale e Capodanno di un anno imprecisato ma non molto lontano, Manuela cerca lentamente di ricomporre i fragili pezzi della sua vita.
Come le hanno suggerito gli psicologi lo farà scrivendo un diario, che nel romanzo corrisponde alla sezione Homework, in cui dovrà ripercorrere le tappe della sua avventura in Afghanistan. Centosessantasette giorni, dall’arrivo a Sollum, dove la aspetta la 9° compagnia del 10° reggimento degli alpini, fino alla partenza con il suo contingente verso la scuola di Qul’a-i-Shakhrak, dove ad aspettarli, questa volta, è l’esplosivo al plastico. Scrivere la sua esperienza, i giorni vissuti in caserma insieme al simpatico tenente Russo o al coriaceo tenente Zandonà, sarà più difficile che marciare sotto il sole. Scrivere sarà quasi una prova di orientamento per lei, che dovrà disimparare tutto ciò che crede di sapere, ammettere delusioni dimenticate e sentimenti che si è impedita di provare, per scoprire infine la distanza tra Manuela, la donna che passa le giornate dietro i vetri di una finestra di Ladispoli, e il maresciallo Paris, a capo di un contingente di 30 uomini di stanza a Bala Bayak.
La cura è la scrittura e la scrittura è la vita. Per lei che ha capito, rientrando in Italia, che nulla le importa di più della salute, la libertà e la vita, scrivere è come guardare un mondo fatto di ombre di persone che non esistono più e che si sono mosse lasciando tracce persistenti. Scopriamo così che Limbo è l’unico titolo possibile per questo romanzo di attese e desideri.
Alla fine Mattia Rubino, l’uomo misterioso che da quando è arrivata a casa continua a osservarla ogni giorno dal terrazzo dell’Hotel Bellavista, le racconterà tutta la sua storia. È la terza parte del libro, Rewind, la parte che gli dà compiutezza e che gli fornisce un diverso punto di vista. Perché la vita nella sua interezza, stando fermi in un solo punto, fosse anche il tetto del mondo, non si potrebbe descrivere mai.
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