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Il libro è molto scorrevole e racconta di vicende molto dure e tristi. Fa capire molto bene come si sente la gente che emigra per lavoro e cosa prova ad essere lontani dai propri cari, dalla propria terra e dai propri figli. E' ricco di spaccati di quotidianità. Non è mai autocommiserativo né polemico ma, anzi, trasmette la forza e la determinazione della signora, seppur con momenti di sofferenza e scoramento. Profondo, toccante,consigliato, per capire e per approfondire questo lato della società.
E' difficile stroncare un libro che racconta una vicenda personale dolorosa e travagliata. Quindi premetto che il libro va letto, per poter guardare almeno una volta l'immigrazione oltre il pregiudizio e i luoghi comuni. E per rispetto all'autrice e alle altre persone che come lei si trovano ad affrontare l'inferno nel tentativo di avere una vita migliore. Per il resto, mentre leggevo ho avuto tutto il tempo la sensazione di avere fra le mani una cronaca fredda delle vicissitudini dell'autrice, un'autobiografia scomposta, un miscuglio di fatti storici poco contestualizzati e vicende quotidiane spesso slegate fra loro, un elenco di luoghi, persone, incontri, posti di lavoro, spostamenti. Ma è soprattutto il linguaggio a non creare nessun tipo di empatia. Piatto, scialbo, non ci sono frasi che rimangano impresse per la loro incisività, non ci sono dialoghi ben costruiti. La letteratura è altro, ed è un peccato che l'autrice non sia riuscita a fare di meglio, visto che è una giornalista ed anche una persona di cultura.
Quest'anno le mie letture sono state in numero nettamente inferiore rispetto a quanto avevo programmato. Ho avuto la fortuna però,di trovare sin ora libri con storie di vite che oltre a valer la pena di essere vissute, non potevano che sollecitare gli autori a renderle patrimonio comune scrivendole. Infatti é così che io considero il contenuto di Miei cari figli vi scrivo:un generoso dono di Lilia a coloro i quali avranno la fortuna di leggerlo , perché non é a titolo gratuito che si può parlare della sofferenza , soprattutto quando é la propria.
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