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Il senso di una fine
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Il senso di una fine - Julian Barnes - copertina
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senso di una fine

Descrizione


Vincitore del Man Booker Prize 2011

La vita di Tony Webster è stata un fiume relativamente tranquillo, da costeggiare al riparo di scelte ragionevoli e sistematici oblii. Ora però la lettera di un avvocato che gli annuncia un'inattesa quanto enigmatica eredità sommuove il termitaio poroso del passato, e il tempo irrompe nella noia del presente sotto forma di parole risalenti all'adolescenza, quando Tony procedeva all'educazione morale, sentimentale e sessuale che ne avrebbe fatto, inavvertitamente come spesso accade, l'adulto che è. Il percorso a ritroso nelle zone d'ombra della vita, con i suoi dolori inesplorati e i suoi segreti, diventa cosi riflessione sulla fallacia della storia, "quella certezza che prende consistenza là dove le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione", secondo il geniale amico dei tempi del liceo, Adrian Finn. Ed è dunque a quel punto di congiunzione, ai ricordi imperfetti come ai documenti inadeguati, che il vecchio Tony deve ora guardare per comprendere le vicissitudini del Tony giovane. Come ha potuto la ragazza di allora, Veronica Ford, preferirgli l'amico raffinato e brillante, Adrian? Ci sono solo Camus e Wittgenstein dietro l'estrema decisione di Adrian? Da che cosa ha voluto metterlo in guardia tanti anni prima la madre della ragazza? Perché a distanza di quarant'anni Veronica ritorna nella sua vita con un bagaglio di silenzi e il rifiuto di dargli ciò che è suo? Gli indizi da studiare tessono un filo d'Arianna di reminiscenze inaffidabili.
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Dettagli

2012
29 maggio 2012
150 p., Rilegato
9788806211561

Valutazioni e recensioni

3,82/5
Recensioni: 4/5
(57)
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Laura
Recensioni: 1/5

Non conoscevo l'autore e questo libro non mi ha suscitato nessuna curiosità. Sembra un compitino svolto così tanto per fare qualcosa. Ho visto che ha addirittura una recensione ufficiale. Beh, non è la prima ne' l'ultima volta che un libro recensito ufficialmente mi lascia con un punto interrogativo.

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zia dahlia
Recensioni: 4/5

Rimpianto e rimorso: il romanzo oscilla, andando indietro nella memoria, tra questi due poli. A mio parere interessante, anche se noto piccole incongruenze nella trama.

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Matteo M.
Recensioni: 5/5

Ho visto molti commenti circa la trama non del tutto solida, il finale controverso e la difficoltà di inquadrare i personaggi ed i loro rapporti, sopratutto quelli giovanili. Ma sono aspetti secondari, quando non veri. Quello che rimane, invece, è una prosa spesso altissima, una straordinaria capacità di introspezione, folgoranti e spietatamente veri passaggi sulla condizione umana, sulla sua ipocrisia e imperitura tendenza a raccontarsi frottole per sopravvivere alla mediocrità. Ed anche il finale è straordinario, ossia non ordinario, perché inaspettato e perché chiude il cerchio di molte domande iniziali su alcuni personaggi solo in apparenza secondari.

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Voce della critica

  "Esiste al mondo una cosa più ragionevole di una lancetta dei secondi?" si domanda Tony Webster, protagonista dell'ultimo, affilato romanzo breve di Julian Barnes, vincitore del prestigioso Man Booker Prize. Perché è il tempo, con il suo scandire disciplinato, "tic tac, tic toc", che forgia e contiene le nostre esistenze, rendendole appunto misurate. Non un sussulto, nessuna stravaganza, nemmeno la tentazione di uno sbandamento a dare la scossa a un'esistenza ordinaria, modesta, quasi un simulacro di vita vera. Il sospetto, del resto, è che il tempo sia malleabile: basterebbe un dolore appena accennato, un esile piacere per alterarne il ritmo e stravolgerne la rassicurante regolarità. Così Tony vive al riparo dalle emozioni, sposa "una donna dai contorni chiari" da cui divorzia amichevolmente, ha una figlia con la quale imbastisce un rapporto di sensata e innocua cortesia, riordina e riassetta casa nella dimessa attesa ‒ ormai già ingrigito e impolverato ‒ di una fine che si conviene costumata. Finché la malacreanza del destino interviene a scompigliare quella prudente compostezza con una lettera del suo avvocato, che lo informa dell'imprevista eredità da parte di una donna: 500 sterline e un diario. È a questo punto che Julian Barnes ci imbarca sul battello della memoria e impone ‒ tanto al personaggio quanto a noi lettori ‒ la stessa esperienza di quieto orrore della marea del Severn a cui Tony aveva assistito da ragazzo. Riaffiora il ricordo distinto delle due ore di attesa, in riva al fiume, passate a osservare lo scorrere docile verso il mare, finché all'improvviso, "come se qualcuno avesse azionato una minuscola leva nell'universo", la natura e il tempo cominciarono a procedere "a rovescio". Brutale la risalita di una memoria messa a tacere per quarant'anni, insidioso il presentimento di risposte che quel diario potrebbe finalmente offrire e che forse sarebbe meglio tenere sommerse, nel fondo paludoso del rimosso. Scopriamo, infatti, che anche Tony Webster è stato giovane e, come tale, presuntuoso; che anche lui ha avuto degli amici, compagni di liceo con i quali, negli anni sessanta a Bristol, amava filosofeggiare e condividere la stessa "fame di libri e di sesso"; che una ragazza misteriosa ed enigmatica, figlia della donna del lascito, gli aveva perforato il cuore, preferendo a lui il più intelligente Adrian. È suo il diario. È suo il brillante suicidio con un taglio preciso, diagonale, delle vene. È sua l'ombra che invade, silenziosa e persistente, la mente di Tony Webster, per quanto il flusso del tempo l'abbia con gli anni stemperata al punto da cancellarne ogni nitido contorno. Ma adesso affiora anche il dubbio che il telefono senza fili della memoria abbia imbrogliato inesorabilmente la storia, individuale e collettiva, quella cioè che nasce all'accadimento di un dato episodio, ma che acquista valore solo in seguito, solo quando riesce a "dare un senso" al presente. Un senso che Tony, nella sua ovattante ottusità, non potrà mai nemmeno sfiorare, essendo inchiodato al ruolo dello spettatore miope, che rimane a guardare al davanzale della vita senza mai vedere. Abilissima la traduttrice, Susanna Basso, nel cogliere e rendere con precisione cronometrica gli scarti infinitesimali e gli impalpabili spostamenti di senso che la profusione di messaggi interni al testo ‒ lettere, telefonate, dialoghi riesumati, e-mail ‒ contribuisce ad accumulare. Ecco, c'è il problema dell'accumulo, difatti. La teoria matematica dell'esistenza che Tony mutua da Adrian, traducendola secondo convenienze personali, utili a distribuire le colpe: eventi che si sottraggono o si addizionano, la vita che si aggiunge alla vita. E poi il poeta (Philip Larkin, più volte citato nel romanzo), che conclude crudelmente, chiedendoci che differenza ci sia tra l'addizione e la crescita… Pare chiederselo lo stesso Barnes e con lui un'intera generazione di brizzolati scrittori inglesi ‒ Martin Amis con La vedova incinta, Paul Torday con La ragazza del ritratto ‒ quasi a tirare le somme e, come afferma Frank Kermode a cui si allude già nel titolo, a provare a "dare un senso al modo in cui diamo un senso al mondo". Daniela Fargione

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Conosci l'autore

Julian Barnes

1946, Leicester

Figlio di due insegnanti di francese, Julian Barnes si è trasferito da Leicester a Londra da piccolissimo. Ha studiato alla City of London School e al Magdalen College di Oxford, ha poi collaborato come lessicografo con l'Oxford English Dictionary. In seguito ha lavorato come redattore letterario e critico cinematografico per riviste come «New Statesman», «New Review», «The Observer» «Sunday Times» e, più tardi, come corrispondente estero per «The New Yorker».Tra le sue opere, tutte pubblicate in Italia da Einaudi (ma negli anni '90 da Rizzoli), ricordiamo Storia del mondo in 10 capitoli e 1/2 (1997 e 2013); Oltremanica (1997); Amore, ecc. (1998 e 2013); England, England (2000); Amore, dieci anni dopo (2004 e 2014);...

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