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Fiori del mare - Gianni D'Elia - copertina
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Fiori del mare

Descrizione


Con i suoi versi D'Elia disegna i luoghi della costa marchigiana rielaborati fra il ricordo, il sogno e la storia. E l'idea di un "canzoniere adriatico", anticipata ai tempi di "Notte privata" ma mai compiutamente realizzata prima d'ora. E la parafrasi baudelairiana del titolo non è un gioco gratuito, dato che l'aura della Riviera Adriatica, nella scrittura poetica di D'Elia, tende allo spleen. La sonorità delle rime fa invece pensare a una riscoperta di Saba (anch'egli poeta adriatico) ma non alleggerisce la trama filosofica delle meditazioni, che sembrano in dialogo nel tempo con un altro marchigiano: Giacomo Leopardi. Soprattutto nell'ultima parte del libro si addensano riflessioni in cui D'Elia sembra un mistico laico, che non ha certo rinnegato le radici politiche e pasoliniane della sua poesia, ma che le ha arricchite con l'approfondimento della tradizione poetica italiana e con l'esperienza di vita.
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Dettagli

2015
15 maggio 2015
183 p., Brossura
9788806212179

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alida airaghi
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Tredici "sale" in cui il pesarese D'Elia racconta "Nature morte e schizzi/ Ritratti e paesaggi/ La Riviera dei vizi/ E dei mille miraggi": la sua terra, quindi, com'era nella sua infanzia e com'è adesso, "Tra l'ultimo ventennio/ Del fosco Novecento/ E il gran fuoco d'incendio/ Del Terzo Millennio". Sempre obbedendo al severo richiamo etico e politico che ha contraddistinto la sua poesia dagli esordi, ma ora forse maggiormente attento a sfumature più elegiache e descrittive ("qui, dove il mare steso un panno azzurro/ sbatte a un filo"; "alla finestra tetti imbiancati, /un plumbeo cielo tacito sui viali...". Amici, amori, spiagge, prati; ma anche capannoni dismessi, inquinamento, droga, migranti e barboni, comunismo dimenticato e fascismo strisciante: "La circonvallazione industriale,/ le rotatorie al posto dei semafori", "quelli che senza affitto e senza paga/ s'accucciano in cartoni, stracci storti...", "Le ragazzine rom urtano i pasti,/ le sieste delle belle e riunte spose,/ gli yacht alla fonda e i grandiosi fasti/ degli ebbri ricchi e delle troie in pose...", "Bisca, bordello, pappatoia, alcova/ la gente della notte va all' assedio". Risentita coscienza civile che sembra cercare una sponda rigorosa nelle scelte formali, reiterate ossessivamente, quasi manieristicamente, per tutto il volume: quartine in metrica varia, dagli endecasillabi ai senari, con rime musicalmente ridondanti, e l'uso retorico dei tre puntini di sospensione finali (molto utilizzato da un altro poeta marchigiano, De Signoribus : entrambi memori forse della lezione di Holan). In uno stile che ricorda -più dei maestri citati in quarta di copertina, Leopardi e Saba- molti versi di Giudici ("Ventre lucente/ d'amata spuma,/ cresta ridente,/ mia marea bruna..." non ci riporta forse a "Pancia -sulla quale/ poso la guancia//...Letto di piume/ al mio fiume"?) Così numerose immagini di mare e adolescenza paiono inserite nel solco tracciato da Caproni, da Penna: poeti della tenerezza.

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Gianni D'Elia

(Pesaro 1953) poeta italiano. In versi di limpida musicalità che trascolorano in un’apparente semplicità dialogica, dà voce alla precarietà esistenziale della sua generazione, mettendo in risalto l’estraniazione dell’uomo dall’esperienza - privata, etica, civile e sociale - e l’urgenza malinconica e tormentosa di un rapporto più vero con la realtà. Non per chi va (1980), Segreta (1989), Notte privata (1993), Congedo della vecchia Olivetti (1996), Bassa stagione (2003), Nella colonia marina (2009). È anche traduttore di poeti simbolisti e surrealisti francesi.

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