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Anno edizione: 2014
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Alessandro Fo, che recentemente ci ha dato una traduzione mirabile dell'Eneide, non è solo un grande latinista, è anche un poeta profondo e raffinato e, come ho già avuto modo di dire ("Poesia", luglio-agosto 2014, n. 295, Crocetti Editore), è molto seguito dai suoi lettori per la qualità, la singolarità e la trasparente chiarezza delle sue liriche. Mancanze (Einaudi 2014), il suo ultimo libro di versi, comprende più di settanta liriche ed è suddiviso in tre sezioni: Libro d'oro; Il tono blu (Variazioni Chopin); Figure d'angeli. Le corrispondenze tra una sezione e l'altra sono molteplici, sono sospensioni del cuore, riflessioni, sogni d'aria. Su tutto aleggia il mistero che sovrasta la vita: lo intravediamo nei versetti di preghiere che abbiamo recitato da bambini e che Fo ci propone attraverso immagini familiari, ma che non avevamo mai visto inserite in un contesto del genere, un "libro d'oro" avviato da un sogno sognato dal poeta tanto tempo fa, al settimo piano di una casa di Ostia, dove "adesso? l'aria sarà grida di bambini/ all'uscita da scuola". Grida, attese, musiche dal "tono blu", come quelle di Chopin, che riempie la scena nella parte centrale di questo splendido volume. Il grande compositore, giunto alla fine dei suoi giorni, ancora s'illudeva di poter sopravvivere ai propri mali ("Un piano. Il fuoco. E poi le viole. / Forse / posso ancora guarire"). Il poeta ci conduce per mano "in place Vendôme / col cielo nero? al numero 12 / dove lui muore" e dove all'improvviso il cielo, non per caso, viene attraversato dall'arcobaleno. Seguono, nella terza sezione, "figure d'angeli", ispirate al poeta dal Dante della Vita nova. Fra i tanti angeli incontrati nel libro, ci colpisce in particolare l'"angelo bambina", intento a contemplare, assorto come solo i bambini sanno esserlo, un dipinto della santa con la quale ha in comune il nome: Caterina ("Più tardi venne a incantarsi davanti / a quadro e gigli una bianca bambina. E / già la madre chiamava: "Caterina!?").
Quali siano le mancanze cui allude il titolo di questo libro di Alessandro Fo, possiamo solo ipotizzare da vaghe tracce disseminate qua e là nel testo: forse i "Reliqua desiderantur", scritta posta in calce ai tre capitoli di cui si compone il volume (e allora ci viene in soccorso il latino, materia d'insegnamento dell'autore all'Università di Siena). "Il resto manca", ciò che si è perduto rimane tra i desideri inespressi o irrealizzati. Come, forse, l'identificazione totalizzante con la poesia quando essa sveli "nella più favorevole posa, momenti alti, significativi (per assenza o per incuria di osservatore) negletti, dell'esistenza di cose e persone". Così, prosasticamente, il poeta chiarisce nelle esaurienti note finali. E ancora, più poeticamente, in versi in cui indica la mancanza come "insufficienza", "nostalgia di amorosa visione", "sera/ priva d'angeli o di affetti". La poesia, nelle intenzioni dichiarate e spesso ribadite dell'autore, serve proprio a recuperare dolcezza, sensibilità, attenzione verso ogni aspetto della vita, facendoci crescere in consapevolezza e generosità, aprendoci a una visione meno materiale e scontata dell'esistenza. Alessandro Fo uomo di fede, più per una particolare e ormai in disuso disposizione dell'animo che per un'adesione (che pure esiste, si avverte concretamente salda tra le righe) al cattolicesimo. Muovendo da un doloroso evento biografico, come l'incidente stradale occorso alla moglie Francesca, o la morte del padre per tumore, il poeta inizia un suo percorso di conversione e rivelazione, una vera ascensione spirituale, che lo spinge a recuperare gli aspetti più tradizionali della nostra religione (le parabole evangeliche, la recita delle preghiere, la frequentazione della Messa...), e ad adottare un nuovo sguardo, più sorgivo, con cui affrontare l'esterno, nel tentativo di "accostarsi al divino non dalla devozione o dalla riflessione teologica, ma da quaggiù, sorprendendone infinitesimali particelle in questa realtà".
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