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I re del mondo - Don Winslow - copertina
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re del mondo

Descrizione


Ben e Chon, gli eroi de "Le belve", hanno avviato da non molto il loro business: coltivare e diffondere ad ampio raggio la miglior marijuana di tutta la California. Ma qualcuno non è disposto a lasciar loro mano libera, senza mantenere il controllo e incassare una percentuale sui loro traffici. Finché si tratta di combattere con gli sbirri corrotti che si sono fatti avanti per riscuotere la tangente, Ben e Chon possono anche cavarsela con pochi danni. Ma il gioco dietro il ricatto è molto più ampio, e coinvolge nomi insospettabili: un'intera cricca di surfisti e hippy che si sono stancati di predicare pace e amore e hanno deciso di accumulare denaro nel modo più efficace e rapido che esista al mondo: il traffico di stupefacenti. Una cricca in affari da più di trent'anni, di cui fanno parte anche i genitori di Ben e Chon, e che ha per capo Doc Halliday, re del surf, convertito alla cocaina e legato a doppio filo con i narcos messicani...
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Dettagli

2012
23 ottobre 2012
350 p., Brossura
9788806214159

Valutazioni e recensioni

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Simone
Recensioni: 4/5

Prequel di quel bel libro che è stato "le belve" e come spesso accade quando si è letto un libro precedente che ci ha colpito, ci si ritrova a leggere questo con aspettative alte e si rimane un po' delusi. CONSIGLIO: Non prendetemi alla lettera, ma per quanto riguarda la recensione di Winslow sono di parte perché adoro questo scrittore qualsiasi cosa scriva.

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Marcello
Recensioni: 3/5

Tra flash-back, omicidi veri e morti false, padri veri e padri falsi, mi è sembrato un gran casino da leggere e troppo faticoso da seguire anche perché la grande amicizia fa chon e ben esce da una fumosità confusa ed anche un po' monotona sempre su gli stessi cliche'.

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Luca
Recensioni: 5/5

Ancora una volta Winslow merita il massimo dei voti, fermo restando che Il potere del cane rimane di gran lunga il suo migliore libro, fuori graduatoria per distacco. La storia è coinvolgente, chiarisce e delinea bene ciò che si leggerà ne Le belve senza risultare mera operazione di mercato. Il libro ha una storia sua, indipendente dalle vicende che verranno in seguito. Il ritmo è serrato, come al solito, il finale affatto scontato. Un grande autore.

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Voce della critica

Ma quante volte dobbiamo ripeterlo? A Don Winslow piace scrivere romanzi politici. Okay? Okay! Sì, certo, dentro il vecchio Don non fa mancare il classico repertorio di base: si surfa tra le mitragliate degli AK-47 in mano a qualche balordo messicano, e le sniffate di cocaina sul cruscotto in pelle di una Lamborghini Countach. Impazzano le scopate come-se-non-ci-fosse-un-domani davanti all’immensità del luccicante oceano californiano e le risse in perfetto stile niuessei dove calci, testate, cazzotti, sputi, morsi e chipiùnehapiùnemetta piovono come chicchi di grandine in una tempesta di luglio. Sì, insomma, diciamocelo chiaramente: l’intramontabile, puro, genuino rock ‘n roll in chiave letteraria, dove la prosa ha la velocità del siluro e la parola fa doviziosamente il suo dovere. Ma non c’è solo questo.

Qui si gioca tutta la raffinatezza di Don Winslow che a pagina 302 dà voce alla coscienza d’America con alcuni righi di notevole caratura: «Abbiamo visto pace e amore trasformarsi in guerra e violenza infinite il nostro idealismo in realismo il nostro realismo in cinismo il nostro cinismo in apatia la nostra apatia in egoismo il nostro egoismo in avidità e l’avidità era buona e abbiamo fatto figli». Così, e vaffanculo la punteggiatura. La trasformazione di una generazione che credeva di poter cambiare il mondo in un’altra che, per dirla alla Vasco, non ha «più Santi né Eroi»: eccola la cifra de I re del mondo (350 pagine, 18,50 euro), edito da Einaudi, tradotto da Alfredo Colitto, un romanzo edipico dove tocca ai figli giudicare i propri padri e chiedere loro conto di certi cambiamenti e di alcune incoerenze. Dietro questa storia, che non risparmia colpi di scena e in cui il delinquere è forse più figlio del trauma che dell’avidità, si nasconde una feroce critica – già presente anche in altre opere di Winslow – alla società americana e a quel consumismo colpevole di aver annichilito i cuori e spento le coscienze.

Ben Chon e O., questi personaggi, che troveranno una fisionomia più definita e violenta nel successivo romanzo Le Belve, sono per molti aspetti il male minore. È ciò che accade intorno a loro a rendere davvero putrida la realtà: quella assenza di coordinate valoriali e morali che oramai ha infettato l’intera società, rendendo quasi impossibile distinguere il Bene dal Male, il Giusto dall’Ingiusto. Se, come si legge, "… il sistema della giustizia si preoccupa più del sistema che della giustizia", allora qualche domanda sul tipo di mondo che viviamo dobbiamo cominciare a farcela. Probabile che l’Autore chieda a noi, lettori distratti, questo sforzo, perché anche se sei il Re del Mondo, prima o poi arriverà sempre qualche schizzo di fango a macchiare il tuo bel vestito bianco.

 

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La recensione di IBS

L’attacco de “I re del mondo” non è esattamente “Chiamatemi Ishmael”, ma d’altra parte “I re del mondo” non c’entra granché con Moby Dick. In quell'improperio che apre le danze nel prequel firmato da Winslow, c’è il casello d’entrata per l'autostrada che collega questo romanzo a “Le belve”, il cui successo evidentemente dev’essere stato tale da ispirare – oltre all’adattamento cinematografico di Oliver Stone, sugli schermi in questi giorni – un furore autoreferenziale nell’autore stesso.
Va bene, si dirà: il frullatore pop e postmoderno che Winslow fa girare a pieno regime è talmente veloce e onnivoro da poter digerire anche la propria lingua.
Vero, e lo dicemmo già ai tempi del primo, riuscitissimo capitolo: ma una letteratura sempre pronta a cannibalizzare sé stessa rischia ad ogni passo di scivolare sulla buccia di banana di un compiacimento eccessivo, oppure a fare la fine dei polli nutriti con farine animali.
Eppure il motore va a mille già poche pagine dopo la partenza e, smaltita l’irritazione iniziale (nella quale può incappare eventualmente chi abbia già letto “Le belve”), ci si abbandona al piacere di fare una corsa a rotta di collo su questo ottovolante adrenalinico e violento al punto giusto.
La velocità della storia narrata trova una eco appropriata nello stile che, senza soluzione di continuità, adotta registri diversissimi, metabolizza formati estranei a quelli propriamente letterari (con interlinea degni di una sceneggiatura, incisi negli incisi, digressioni e note a margine che sembrano il bugiardino di un farmaco) e finalmente assolve al proprio mandato, dando vita a una novella amorale, figlia del suo tempo e divertissement pronto per essere consumato dalle generazioni di lettori più giovani e usi al ritmo frenetico di internet.
La storia: Ben, Chon e O (i due giovani narcos californiani ecologisti e complementari, assieme alla loro musa irriverente) dànno l’avvio al loro business idroponico, mettendo a punto una filiera corta per inondare la California della miglior marijuana si sia mai vista. Quant’è corta, di preciso, questa filiera?
Esattamente quanto la distanza che separa i generatori nascosti in cantina dalle serre al piano superiore, in grado di dare quattro raccolti all’anno grazie a lampade allo iodio e ad un sistema di ventilazione dotato di filtri per il ricircolo dell’aria in fibra di cocco.
A questa precisa, meticolosa ricostruzione di una tecnica al servizio di un commercio come un altro (... that's business, strictly business), Winslow affianca la sua usuale - ma non per questo meno notevole - capacità di costruire dialoghi veloci come scambi di palla sotto rete, e caratterizza i personaggi con gusto quasi cartoonistico per l'iperbole.
Ma anche i piatti più buoni, alla lunga, vengono a noia, e la ricetta non avrebbe più lo stesso sapore della scorsa volta se al canonico plot (una sorta di educazione sentimentale a passo di gambero, condita con molte rivoltellate, un po’ di SSS - sesso senza sentimento, per usare un acronimo che forse piacerebbe allo stesso Winslow) non si aggiungesse un ingrediente segreto.
Qui, ad accendere la miccia e illuminare la vicenda di Ben, Chon e Ophelia sotto una luce di sapore mitologico, è il tema della rivolta dei figli contro i padri.
Il pendolo della narrazione infatti oscilla fra il 1967 e il 2005 perché il microscopio possa cogliere meglio corsi e ricorsi della storia sceglie di indagare su di uno stesso microcosmo, peculiare nelle sue miserie e nei suoi sfavillii: Orange County, California.
Dalla controcultura hippie, finita fagocitata dall'avvento della cocaina e dei relativi cartelli di trafficanti, ad una nuova biorghesia arrembante e narcotica, che cammina con le infradito ai piedi, professa un peace & love 2.0 spogliato di ogni ideologia ma è sempre pronta a usare metodi decisamente old school per mantenere la propria quota di mercato inalterata, e possibilmente vederla anche crescere a scapito di quella altrui.
Non diremo altro, per non guastare il sapore della pietanza iperproteica cucinata da Winslow, ma un'ultima cosa ci preme far notare: il libro contiene trecentosei capitoli in trecentocinquanta pagine. A volte la lunghezza è a malapena quella di un tweet, in altri casi si sfiorano le due pagine, ma ciò che conta è che ogni nuovo capitolo sia improntato ad una trovata stilistica che contraddica e spiazzi ciò che l'ha appena preceduta.
Basterebbe questa forbice strettissima - una media di 1 capitolo ogni 1,14 pagine - per dare un’idea precisa della mercuriale irrequietezza che Don Winslow ha profuso in The kings of cool, e che ricompensa il lettore con un caleidoscopio abbastanza ipnotico e variopinto da fargli dimenticare quanto sotto quel vestito appariscente ed eclettico ci sia, in fondo, uno spettacolo già visto.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Don Winslow

1953, New York

Don Winslow, ex investigatore privato, uomo di mille mestieri (tra cui il regista, l'attore e la guida nei safari), è autore di molti romanzi che lo hanno consacrato come uno dei nuovi maestri del crime e del noir contemporanei. Einaudi Stile libero ha pubblicato, tra gli altri, L'inverno di Frankie Machine (2008), diventato un vero e proprio caso letterario, Il potere del cane (2009), La pattuglia dell'alba e La lingua del fuoco (2010), Le belve (2011, stesso anno in cui esce Satori, per Bompiani), da cui Oliver Stone ha tratto l'omonimo film. Nel 2012, sempre per Einaudi Stile libero, è uscito I re del mondo, prequel di Le belve. L'anno successivo esce Morte e vita di Bobby Z, da cui è stato tratto il film Bobby Z - Il signore della droga, diretto da John Herzfeld con...

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