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Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e scienziati - Guido Barbujani - copertina
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Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e scienziati
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Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e scienziati - Guido Barbujani - copertina
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Descrizione


Il 17 settembre del 1998, nella basilica di Santa Giustina a Padova, un piccolo gruppo di studiosi assiste all'apertura di una cassa di piombo, sigillata da oltre 500 anni. Dentro ci sono i resti di uno scheletro senza testa, di un uomo vissuto nel I secolo. La sua identità, attribuita dalla tradizione va verificata dalla scienza: sono davvero i resti di san Luca evangelista? O la reliquia autentica è custodita altrove? La risoluzione dell'enigma è affidata dal vescovo a storici, filologi, archeologi, e infine fra pochi scienziati in un mare di umanisti, a Barbujani, chiamato ad analizzare il DNA dello scheletro e sancirne la compatibilità con le tramandate origini del santo. Una straordinaria e divertente avventura, non solo intellettuale: un lungo viaggio che lo porterà fino in Siroa, ad Aleppo, città millenaria, tra colonnelli corrotti, campioni di sangue clandestini e inconvenienti climatici. Ma anche nei recessi, a volte prosaici, a volte entusiasmanti, del lavoro dello scienziato, tra viaggi, congressi e sorprendenti incontri con grandi ricercatori. Una vicenda sul confine tra Oriente e Occidente, ma anche su quello tra cultura umanistica e scientifica, ove la penna del Barbujani scienziato si confonde con quella, estremamente abile, del narratore.
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Dettagli

2014
25 febbraio 2014
171 p., Brossura
9788806216818

Valutazioni e recensioni

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Limestone
Recensioni: 5/5

Un saggio che è anche un racconto. Un libro scientifico che è anche una storia autobiografica. Barbujani racconta del suo lavoro di scienziato nell'indagine, commissionata da un vescovo illuminato, per stabilire se l'antico scheletro conservato nella chiesa di Santa Giustina a Padova sia quello di San Luca evangelista. Molti sono gli aspetti da analizzare, Barbujani ed un collega genetista si occuperanno dello studio del DNA e della compatibilità genetica con varie popolazioni del bacino del mediterraneo. Altri scienziati esamineranno il piombo della cassa e i suoi isotopi, le misteriose ossa di serpenti e topi ritrovate insieme allo scheletro, le pergamene e le monete, addirittura il polline presente nella cassa. Il tutto per arrivare ad una risposta valida scientificamente, e che, come in tutti i lavori scientifici che si rispettino, ha sempre un margine di dubbio. Chiaro e preciso, come si conviene ad un'opera di divulgazione scientifica, ma anche appassionante, ironico, divertente. Molto coinvolgenti le parti sulle ricerche genetiche in Siria, che si leggono volentieri anche perchè fanno capire come potesse essere quel paese una ventina d'anni fa. Un ottimo libro, sai dal punto di vista scientifico che come racconto personale. Da ex ricercatrice, l'ho apprezzato moltissimo.

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Sergio
Recensioni: 3/5

Un voto in meno sicuramente per il giudizio assolutamente personale sulla Sacra Sindone dopo che la teoria medievale è già stata più volte smentita. Inoltre anche il suo giudizio finale si scontra su quello dell'amico collega che manifesta la sua sicurezza sul corpo di San Luca. La scrittura è veramente scorrevole e spiega molto bene alcuni tecnicismi che per me erano sconosciuti.

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max
Recensioni: 4/5

Un ottimo libro, un ottimo racconto di una ricerca scientifica complessa. L'autore ne presenta la storia, i limiti e le incertezze, come è giusto in ambito scientifico. A volte indulge in personalismi, ma ci può stare

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Recensioni

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Voce della critica

  È una storia mediterranea, che si snoda come un fil di fumo tra Aleppo, Costantinopoli, la Grecia e Padova. Lo stile è cinematografico, per scene, ambientazioni, brevi dialoghi, dettagli apparentemente insignificanti, personaggi mediorientali così improbabili da essere senz'altro normali. L'autore giura fin da subito che è tutto vero e noi gli crediamo. Di mezzo c'è un'identità da risolvere. Un'identità non proprio come tutte le altre (anche perché non esistono identità come tutte le altre). Si tratta di un evangelista, Luca, delle sue spoglie mortali che si suppone riposino in parte (mancano la testa e altri frammenti) in un'arca nel transetto sinistro di Santa Giustina a Padova, e delle sue origini forse siriane, forse anatoliche, forse greche. Sopra tutto, regna un passato che non vuol passare, e che ora si nasconde non soltanto tra fossili, sarcofagi e reliquie, ma anche in quel libro intracellulare scritto in caratteri molecolari che chiamiamo Dna e che talvolta consideriamo sinonimo di destino o di condanna, secondo i casi. Da questa inedita congiunzione di genetica e archeologia sacra si sprigiona una sorprendente "storia di reliquie e scienziati" scritta in modo brillante da Barbujani, tra i più quotati ricercatori in genetica umana a livello internazionale e al contempo romanziere, figura di giunzione perfetta per narrare questa vicenda unica sulle tracce di san Luca. Ma l'interesse sale ancora perché fu lo stesso autore a ricevere dalla diocesi di Padova, nel marzo del 1999, l'incarico di "rompere i denti" a san Luca per cercare dentro lo smalto le tracce genetiche della sua origine, o meglio delle sue possibili parentele con gente attuale che vive nel Mediterraneo orientale (con l'idea che costoro abbiano un patrimonio genetico grosso modo simile a chi viveva negli stessi posti duemila anni fa, nonostante gli spostamenti). Ne derivano un racconto autobiografico e una peregrinazione alquanto scomoda in cerca di campioni di Dna mitocondriale ad Aleppo, tra colonnelli siriani corrotti, burocrazie levantine, allusioni e ambiguità, intricate e ossessive frammentazioni religiose, escursioni turistiche, dissenterie notturne torrenziali, vecchi gloriosi hotel abitati da spie, un inquietante laboratorio medico in città, strisce di carta assorbente impregnate di sangue nascoste nel bagaglio all'aeroporto. Poi si torna di scena a Padova, dove il sarcofago viene aperto e dentro si trovano lo scheletro acefalo di un vecchio, monete, pergamene e… serpenti (biacchi probabilmente rifugiatisi lì per il letargo e morti annegati durante un'inondazione). E poi ancora si passa in laboratorio, a maneggiare Dna antico, difenderlo da contaminazioni, leggerne la sequenza, carpirne il significato per una vicenda di santi di due millenni fa, e infine pubblicarne l'interpretazione più plausibile non prima di averla fatta controllare al grande genetista Robert Sokal. A quest'ultimo, scomparso nell'aprile 2012, Barbujani dedica una commossa divagazione sui suoi due anni di ricerca a Stony Brook: gli insegnamenti indelebili, le difficoltà per così dire "interculturali" con i colleghi, un magistrale cameo sulla rivalità fra Sokal e un altro gigante della genetica come Luca Cavalli Sforza. Il finale è aperto, come si addice alla scienza. Il Dna mitocondriale del corpo conservato a Santa Giustina di Padova assomiglia in effetti maggiormente (in termini probabilistici) a uno dei tre ceppi geografici considerati, fra siriani, greci e turchi (per sapere quale dei tre si deve leggere fino in fondo il libro!). Tuttavia, la controversia su chi davvero detenga le spoglie di san Luca (se Padova o Venezia per il corpo, Praga o Roma per la testa, e chissà chi altri), su dove l'evangelista sarebbe morto (Tebe, Efeso o Patrasso) e su come il suo corpo sia stato traslato in Italia (probabilmente da Costantinopoli, nei primissimi secoli d.C., ma sui modi ci si divide) è destinata a non essere risolta dalle molecole. Non è ben chiaro neppure quando san Luca sia vissuto e se quelle ossa siano davvero le sue. Le agiografie molecolari non sono possibili. Ma forse non era quella la meta di tanto ricercare attorno all'evangelista. Tombe scoperchiate, reliquie disperse in ogni angolo di cristianità, ossa e Dna antico rimuovono i diaframmi fisici fra i vivi e i morti. Ci fanno percepire la nostra scarsa importanza come singoli nel gran calderone degli umani che furono e che saranno. Squarciano mondi in cui "qualcuno aveva parlato e pensato, progettato e fallito, si era entusiasmato, aveva sofferto ed era stato anche, a tratti, contento". Il passato però, a prenderlo sempre alla lettera, finisce per scavare fossati. Produce martiri a ciclo continuo e lascia sempre i conti aperti. "L'esercizio della memoria non è privo di controindicazioni". Qualche volta il ricordo opprime e imprigiona. Meglio lasciarlo andare.   Telmo Pievani          

 

 

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Conosci l'autore

Guido Barbujani

1955, Adria

Ha lavorato nelle Università di Padova, Bologna, State of New York a Stony Brook e Londra, attualmente insegna Genetica all’Università di Ferrara. Tra i suoi libri, Questione di razza (2003), Dilettanti. Quattro viaggi nei dintorni di Charles Darwin (2004) e, con Pietro Cheli, Sono razzista ma sto cercando di smettere (2008), Europei senza se e senza ma (2008).Nel 2007 con il saggio L'invenzione delle razze vince il quinto Premio letterario Merck Serono, premio dedicato a saggi e romanzi pubblicati in italiano, che sviluppino un confronto ed un intreccio tra scienza e letteratura.

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